La riforma
Dopo circa due anni di lavori e discussioni parlamentari, l’Unione Interporti Riuniti annuncia l’approvazione alla Camera dei Deputati del nuovo quadro normativo entro cui dovrebbe collocarsi l’operatività degli Interporti italiani.
Nel comma 2 si leggono le finalità della nuova normativa:
Sono quindi tre le principali motivazioni ispiratrici della legge: la razionalizzazione, l’organizzazione e l’adeguamento alle politiche e alle nuove dinamiche europee in materia di trasporti e logistica.
Due sono sostanzialmente le novità più significative: la costituzione del Comitato nazionale per l’intermodalità e la logistica con funzioni programmatiche e di promozione, la chiara individuazione e definizione dei requisiti minimi per cui un’infrastruttura potrà avvalersi del titolo di Interporto.
Una riforma importante perché arriva “dopo più di vent’anni dalla prima legge in materia di Interporti (legge n 240/90)” – ha sottolineato l’UIR.
Gli esperti si dicono molto soddisfatti perché “finalmente gli interporti possono vedersi riconosciuti un contesto normativo rinnovato nei contenuti e soprattutto adeguato ai recenti cambiamenti che hanno interessato la logistica che adesso più che mai richiede un’operatività contestualizzata e in armonia con il territorio di riferimento i cui confini si allargano all’Europa”.
Il presidente dell’UIR, Alessandro Ricci, ricorda la centralità degli interporti nel panorama dei trasporti italiani e definisce l’approvazione da parte della Camera “un grande risultato che ci premia sia per il lavoro che abbiamo sinora svolto a supporto dell’iter governativo e di tutti gli onorevoli che hanno creduto nell’importanza di adeguare un quadro normativo ormai anacronistico, sia per l’impegno profuso negli anni più recenti dai singoli interporti che con grande coerenza si sono riposizionati sul mercato cambiando le strategie di comando per dare una giustificazione plausibile ai principi e ai contenuti del nuovo quadro normativo”.
All’importante riforma degli interporti italiani si lega la precedente proposta collaborativa raggiunta precedentemente fra UIR e Uic.
Alessandro Ricci, Presidente dell’Unione Interporti Riuniti, ha individuato con Jean-Pierre Loubinoux, Direttore Generale della UIC – International Union of Railways, una serie di percorsi sui quali sviluppare azioni comuni e congiunte.
La UIC ha al suo interno un gruppo di lavoro speciale, GTC – Combined Transport Group, costituito da esperti e rappresentanti del mondo ferroviario che si occupa di trasporto combinato; è soprattutto con loro che inizierà la collaborazione tra la UIR e la UIC per la quale gli interporti italiani rappresentano un campo di studio ottimale.
Dopo le prime importanti considerazioni di Alessandro Ricci sulla nuova riforma, altre personalità intervengono commentando le novità positive, le perplessità e le speranze per il futuro degli interporti.
”Riteniamo che il testo approvato oggi sia un fatto positivo che doveva essere realizzato, pur se in una logica di insieme”. A parlare è il Vice Presidente di Confcommercio-Imprese per l’Italia, Paolo Uggè, in seguito all’approvazione da parte della Camera dei Deputati della legge quadro sugli interporti e le Piattaforme logistiche.
Tuttavia ”il nuovo indirizzo votato dalla Camera – afferma Uggè – si discosta da quanto fortemente voluto dai Governi Berlusconi Bis e Ter circa la necessità di mettere al centro dello sviluppo il tema della logistica e dei trasporti e di avviare la costituzione della Consulta del trasporto e della logistica per l’elaborazione di un piano condiviso”.
”La Consulta – prosegue Uggè – aveva elaborato un Patto sottoscritto dalle principali parti sociali e un Piano, approvato dal Cipe nell’aprile 2006.
Da allora i governi che si sono succeduti non hanno approvato alcun documento di programmazione in tema di politica dei trasporti e della logistica.
Sarebbe, un errore di prospettiva politica non collegare strettamente il Piano della logistica con il nuovo disegno di legge.
Se realmente si andasse a costituire un nuovo comitato nazionale per gli interporti l’inutilità della Consulta diverrebbe del tutto evidente”.
“E’ un grande risultato anche per Novara e per il Cim (Centro Intermodale Merci) del suo territorio, perché ottiene un riconoscimento del suo ruolo strategico sulle direttrici europee”. Ad intervenire questa volta è Onorevole Gaetano Nastri.
“Lo scorso mese – continua Nastri – il Cipe ha dato il via libera alla realizzazione dell’importante opera indicata come “corridoio 24” Genova-Rotterdam, la cui fattibilità risulterà fondamentale per lo sviluppo futuro del Cim poiché lo pone all’intersezione di linee stradali e ferroviarie di rilevanza, interessando i Corridoi europei 5 (Lisbona – Kiev) e 24 (Genova – Rotterdam) e necessiterà così di realizzazioni infrastrutturali di trasporto necessarie a sostegno dell’importante area economica.
Per Nastri “le disposizioni previste dalla nuova legge sono in coerenza con gli orientamenti dell’Unione europea per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti per il raggiungimento di due obiettivi: il buon funzionamento del mercato interno e il rafforzamento della coesione economica e sociale, attraverso il conseguimento di una mobilità sostenibile delle persone e delle merci e un’infrastruttura di qualità elevata”.
La riforma si inserisce in un percorso di innovazione e rinnovo di tutto il settore dei trasporti italiano.
La Commissione Europea, con il provvedimento del 19 ottobre scorso, ha portato a 4 i corridoi che attraverseranno l’Italia.
Quattro corridoi e quattro incroci che definiscono un’area, che principalmente rende protagonista la pianura padana, come futuro nucleo della logistica.
L’analisi che viene tratteggiata dal presidente della Consulta Trasporti, Bartolomeo Giachino, prevede entro il 2025 tre quarti dei traffici concentrati nella zona padana con un rimanente quarto nell’area di Lione.
La previsione di Giachino si basa anche su un’altra indicazione europea: la significativa riduzione delle emissioni CO2.
Per raggiungere questo obiettivo nel settore trasporti le merci destinate al nord Italia e all’Europa centrale dovrebbero salire dalla pianura Padana, invece di scendere da Rotterdam e da Anversa.
Sviluppo organico e ricerca dell’efficienza sono dunque, in opinione di Giachino, le due parole chiave per ottimizzare i traffici e potenziare l’intermodale italiano.
La situazione degli interporti italiani
Gli interporti italiani portano risultati comunque positivi e chiudono un soddisfacente 2011.
Ne portiamo due esempi: L’Interporto di Bologna ha archiviato il 2011 come un anno intenso e dinamico in virtù di tutte le iniziative avviate, volte ad ampliare la gamma di servizi al momento disponibili.
“Investire nei servizi ad alto valore aggiunto è stata la strategia della Società di Gestione che nel corso del 2011 si è adoperata nello sviluppo di iniziative di fidelizzazione dei vecchi clienti e di attrazione di nuovi, aggiungendo valore alla scelta della localizzazione territoriale” spiega una nota del bilancio finale.
L’interporto ha poi registrato ottimi risultati di traffico: +36% sul numero di treni che nel 2011 sono stati pari a 5.539, + 27% di carri, +9% sul numero dei camion in entrata e uscita. Da un punto di vista immobiliare il 2011 ha visto formalizzarsi l’operazione che porterà come cliente la Grandi Salumifici Italiani con un magazzino di 20.000mq che, a fianco dei 22.000mq di CAMST, fanno dell’interporto un’infrastruttura specializzata nella logistica del food.
Due significative novità in chiusura dell’anno 2011 sono giunte anche per l’Interporto di Padova. Il colosso TNT Global Express vi ha individuato l’allocazione della sua filiale padovana (il trasferimento sarà realizzato in tutto il corso del 2012). TNT occuperà 14.137 metri quadrati nel fabbricato denominato Cittadella della Logistica (successivamente aggiungendo altri 4.000 mq). Anche Jacopetti Farmaceutici trasferirà a breve la sua attività all’Interporto padovano, che attualmente risulta strutturata con due società, la Jacopetti Farmaceutici srl e la Jacopetti Commerciale srl, fa capo ad Anfatis Spa e occupa 23 persone.