Premessa
Ancora oggi, in alcune occasioni, non conosciamo esattamente che cosa succeda di misterioso ai nostri prodotti una volta varcato il cancello dello stabilimento, non siamo esattamente consapevoli del fatto che i nostri prodotti attraversino più livelli di una rete distributiva, passino di mano in mano a più attori, salgano e scendano da più mezzi di trasporto, stazionino in più magazzini.
Il contesto ambientale, inoltre, ci presenta un mercato nel quale i concorrenti non sono più le stesse aziende con le quali ci misuravamo fino a ieri, ma aziende di settori diversi dal nostro, oppure aziende dello stesso settore ma che si trovano ad occupare un anello della catena logistica più a monte o più a valle del nostro.
Il mercato, infine, ci impone continuamente nuove regole relativamente ai tempi e alla qualità delle consegne.
Esempi di nuove regole, nuovi “paletti” ci appaiono ogni giorno, e i motivi possono essere i più disparati, dall’avvento dell’e-commerce, alla modifica delle abitudini dei consumatori, allo spostamento dei concorrenti.
Gli impatti di tutto questo sulla logistica sono decisamente importanti, e le aziende sono sempre più attente a questo genere di problematiche, avendo scoperto da non molto tempo che sulla logistica devono concentrare gli sforzi futuri per la ricerca del profitto, essendo passato ormai il tempo sia del marketing spinto che della efficienza produttiva.
La buona logistica parte dal porsi le domande giuste
La prima domanda che ci poniamo quando intraprendiamo il lungo cammino verso l’ illuminazione logistica è:
La seconda domanda, inevitabile a prescindere dalla risposta alla prima è:
Anche solo fermarsi a queste prime due domande non è affatto banale, infatti per capire come si è posizionati, logisticamente parlando, occorre guardare con attenzione sia i costi che le prestazioni del sistema, e per capire come migliorare occorre spesso intraprendere diverse azioni contemporaneamente, perché da sempre ci andiamo ripetendo che i problemi logistici sono complessi e quello del logistico è il mestiere più ingrato e difficile del mondo.
Dopo aver asciugato le lacrime torniamo alla prima domanda, ovvero “come siamo messi?“.
Per risponderci abbiamo bisogno, come sempre, di numeri.
In particolare dobbiamo disporre di un sistema per il monitoraggio delle prestazioni logistiche, basato su un insieme di indicatori che ci dia risposte sulle aree che ci interessano.
Gli indicatori, dovendo dare un occhio sia alle prestazioni che ai costi, saranno di due tipi, e misureranno quindi sia l’efficacia che l’efficienza della nostra logistica nelle diverse aree approvvigionamenti, scorte, servizio al cliente, magazzino, trasporto.
Per poter procedere ad una attività di benchmarking occorre ancora superare lo scoglio rappresentato dalla modalità di rilievo dei dati ed elaborazione dei parametri oggetto del confronto; è risaputo infatti come ogni azienda si sbizzarrisca ad inventarne sempre di nuovi calcolati nei modi più strani e con i nomi più fantasiosi.
Outsourcing logistico: solo una questione di costi?
Nella realtà, anche se non si dovrebbe dire, una delle motivazioni più gettonate che inducono le aziende ad avviare processi di terziarizzazione logistica (outsourcing) è proprio la mancata conoscenza (o la imprecisa conoscenza) dei propri costi logistici.
In questo caso la scelta della terziarizzazione non risulta essere una scelta consapevole e strategica, ma si riduce ad essere una sorta di resa di fronte alle presunte difficoltà di gestione della logistica.
Ma infine chi ha detto che dobbiamo per forza terziarizzare?
Purtroppo sono proprio gli esempi riportati in precedenza ad indurci ad imboccare questa strada: il mercato diventa frenetico, i tempi di consegna impossibili, l’andamento della domanda bizzarro e imprevedibile, e poi ora hanno inventato anche quel maledetto e-commerce, che ci moltiplica il numero delle consegne, le righe d’ordine, i clienti, i resi e ce ne sarebbero ancora!
Ci hanno appena insegnato che la logistica non è un costo ma una opportunità strategica, ed ecco che ci scombinano tutto.
Siamo partiti dagli anni 80 nei quali per logistica si intendeva ottimizzazione dei costi di trasporto, ottimizzazione delle scorte, razionalizzazione dei flussi e degli spazi.
Quindi, negli anni successivi abbiamo iniziato tutti a parlare di integrazione dei flussi relativi a materiali e informazioni.
Oggi ci troviamo a ragionare su scelta del mix di canale a monte e a valle, su listino logistico, su segmentazione logistica della clientela, per tacere di qualche decina di sigle e acronimi che nascono e muoiono in continuazione.
Ora che il quadro è sufficientemente confuso si può cominciare a fissare qualche punto.
Il punto di partenza non può che essere il guardare dentro a se stessi, che oltre che con una filosofia può tradursi in termini più aziendali nel monitoraggio dei processi e delle prestazioni logistiche, non necessariamente con l’obiettivo ambizioso del benchmarking, ma più semplicemente con l’obiettivo di monitorare le prestazioni aziendali nel tempo, per misurare variazioni dei parametri legate per esempio a progetti di miglioramento avviati, a modifiche nei processi, a variazioni nel mix, ecc.
La soddisfazione di questo punto, oltre che dirci chi siamo e dove stiamo andando dovrebbe impedire processi di terziarizzazione un po’ improvvisati come descritto in precedenza, oltre che consegnare all’azienda una dote di numeri che presto o tardi dovrà utilizzare.
Il passo successivo ci riconduce all’ambizione di migliorarci, che non necessariamente passa attraverso un processo di outsourcing, e in ogni caso non conduce ad un outsourcing che equivalga alla rimozione di un problema.
La scelta riguardo la terziarizzazione deve partire dal presupposto di un coinvolgimento importante della nostra azienda fin dalle analisi miranti a stabilire cosa, come e con chi terziarizzare, affrontando quindi i problemi già discussi relativi a costi e prestazioni, esaminando nel dettaglio le attività e le modalità di comunicazione e controllo, e quindi procedendo con i potenziali provider agli approfondimenti, alla formulazione del piano operativo, alla definizione delle responsabilità e infine alla stesura del contratto.
Una volta avviato il processo di outsourcing rimarrà a carico dell’azienda la misurazione delle prestazioni effettivamente fornite e la verifica della corretta applicazione delle condizioni contrattuali.
In sintesi anche un eventuale processo di miglioramento che conduca alla terziarizzazione parziale o totale della logistica distributiva deve contemplare le stesse fasi di un progetto di miglioramento che conduca a ridisegno di processi, riprogettazione di strutture o innovazioni tecnologiche, e in particolare deve prevedere una prima fase di analisi seguita poi da una fase di studio di fattibilità, da un progetto di dettaglio, da una implementazione e infine da una misurazione dei risultati ottenuti.
Dalla logistica al supply chain management
In ogni caso, terziarizzazione o meno, non si potrà più in futuro prescindere da uno sviluppo su basi più evolute del rapporto cliente-fornitore, uno dei punti unanimemente considerati più critici della logistica attuale e futura.
Occorre passare da un livello nel quale si misura comunque l’output del fornitore, sia in termini di qualità del servizio che in termini di costi, ad un livello nel quale si esaminano nel dettaglio le prestazioni logistiche quali affidabilità, flessibilità, completezza degli ordini, personalizzazione del servizio.
Infine il livello obiettivo è quello nel quale si sviluppa business insieme al fornitore, condividendo strategie, oneri ed onori per soddisfare sempre e comunque il cliente finale (efficacia) nel miglior modo possibile (efficienza).
Anche dal punto di vista delle strutture fisiche della logistica distributiva, ovvero le reti, formate dall’insieme dei punti di stoccaggio (nodi) e dai trasporti (tratte), si sta assistendo ad una profonda modifica, legata da un lato al crescente sviluppo dell’outsourcing, dall’altro alle esigenze di contenimento dei costi di distribuzione, riduzione drastica dei tempi di consegna, parcellizzazione delle consegne.
Si spiega così la nascita delle piattaforme distributive su base regionale e delle aziende di e-logistica conto terzi.
Le piattaforme logistiche sono state create sia dalle aziende che dagli operatori logistici per fare fronte al solito compromesso tra tempi di consegna e costi, infatti se da un lato allungano la catena distributiva con un ulteriore anello, dall’altro possono giovarsi delle economie di scala gestendo volumi maggiori in transito.
Caratteristiche delle piattaforme logistiche sono le dimensioni, spesso rilevanti, la possibilità di gestire la multimodalità e la plurifunzionalità, ovvero la possibilità di svolgere un numero di funzioni elevato.
Le piattaforme, infatti, sono in grado di svolgere le attività tipiche di transit point, quali scarico, ricomposizione e carico automezzi, ma anche attività di stoccaggio, preparazione ordini, spedizione, copacking, gestione resi, guardacaso tutte attività che volentieri le aziende decidono di affidare in outsourcing, ma sulle quali allo stesso tempo preferiscono mantenere un controllo anche di tipo operativo, impegnando personale aziendale.
Questo è il motivo per il quale non è infrequente la creazione di joint venture tra azienda e operatore logistico per la gestione delle piattaforme, o comunque la contemporanea presenza presso la piattaforma di personale di entrambi gli attori del processo.