Secondo una recente ricerca di Datamonitor, in Italia le attività logistiche diverse dal trasporto vengono affidate ad operatori terzi solo nel 15% dei casi. Valore che posiziona il nostro Paese in coda agli altri Paesi Europei, che spaziano fra quote che vanno dal 39% della Gran Bretagna al 21% della Spagna. Inoltre il tasso di crescita dell’indicatore è positivo ovunque, tranne che in Italia dove è rimasto invariato.
Questo ritardo è dovuto soprattutto alla dimensione medio-piccola e alla mentalità delle aziende italiane.
Le PMI privilegiano generalmente rapporti di fornitura di breve durata e poco strutturati.
Uno dei maggiori freni alla crescita dell’outsourcing è iltimore di delegare operazioni di rilevanza strategica per l’azienda e di diffondere informazioni riservate. Questo spiega anche la differenza nel livello di esternalizzazione fra trasporti (considerati meno rilevanti) e altre attività logistiche (più strategiche per l’azienda): per i trasporti l’incidenza dell’outsourcing raggiunge il 60% (abbiamo visto che per gli altri servizi è 15%). D’altro canto la scelta delle attività da esternalizzare è sempre molto difficoltosa e dipende dal modello di business dell’azienda.
Nel caso in cui si decida di aumentare il numero di attività in outsourcing, bisognerebbe comunque tener presente che affidare tutte le attività (comprese quelle già esternalizzate) ad un unico operatore può risultare più vantaggioso che ricorrere a diversi operatori.
Altri errori che si possono commettere riguardano il tipo di rapporto che le aziende instaurano con il fornitore di servizi. Il contratto può risultare inadeguato a causa di incomprensioni fra le parti, specie se le trattative vengono portate a termine da persone che non hanno una visione globale della propria azienda, della controparte e dell’intero processo di terziarizzazione.
A volte l’azienda committente, ritenendo di svolgere le proprie operazioni nel migliore dei modi, specifica dettagliatamente le modalità con cui esse devono essere effettuate, ma non l’obiettivo di tali operazioni. Si dimentica così che l’operatore logistico potrebbe possedere le competenze per raggiungere tale obiettivo in modo più efficiente.
Nella definizione degli obiettivi della funzione logistica, sarebbe opportuno aver ben presente il peso che si vuole assegnare al servizio al cliente per non correre il rischio di penalizzarlo.
Uno dei motivi alla base dell’esternalizzazione è la riduzione dei costi, valutata intorno al 20%. Ma puntando solo al risparmio si rischia di non dare un’importanza sufficiente al servizio al cliente e le aspettative dell’azienda committente potrebbero essere disattese. Il contratto dovrebbe quindi stabilirne il livello e dei parametri che permettano di valutarlo.
Una volta concluso il contratto, l’azienda committente dovrebbe mantenere un certo livello di controllo e di coinvolgimento nelle operazioni terziarizzate, perché possiede una maggiore conoscenza ed esperienza della propria azienda e della clientela. La collaborazione fra le parti aiuterà a risolvere i problemi di varia natura che possono insorgere sia in fase di avvio che successivamente. I processi logistici sono infatti soggetti a frequenti cambiamenti, per la rapida evoluzione che caratterizza le strategie delle imprese e l’ambiente in cui esse si trovano ad operare; la partecipazione dell’azienda nella risoluzione dei nuovi problemi di ordine logistico può evitare malintesi e contestazioni.
Ricordiamo che una valida traccia per la stesura di contratti può essere il “contratto di fornitura per i servizi di logistica integrata” di Assologistica.
L’immaturità della domanda di servizi logistici ha costituito un freno allo sviluppo dell’offerta, che resta caratterizzata anch’essa da un alto grado di frammentazione. Gli operatori logistici italiani che sono riusciti a raggiungere dimensioni ragguardevoli sono ben pochi e così siamo diventati l’obiettivo delle strategie di espansioni dei grandi colossi esteri.
Tuttavia il confronto fra le PMI italiane e fornitori di servizi molto grandi e stranieri può essere impari e risolversi in un disequilibrio fra le parti per la disparità di potere contrattuale nelle trattative per il contratto di outsourcing.
Per l’azienda può divenire alquanto complessa la scelta dell’operatore se si tratta di grandi gruppi. Essendo questi ultimi il risultato di acquisizioni e di fusioni successive, può essere difficile individuare la loro copertura geografica, l’esperienza sui mercati verticali di interesse e le caratteristiche dei servizi offerti.
Nonostante la situazione descritta, esistono oggi notevoli opportunità per i fornitori di servizi logistici: in un ambiente economico sempre più competitivo, una corretta gestione delle attività logistiche sarà fondamentale per la sopravvivenza delle aziende. Tuttavia i piccoli e medi operatori dovranno riuscire a concentrare l’offerta oppure a garantire una qualità del servizio e/o un grado di specializzazione particolarmente elevati.