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Sottodimensionata e scarsamente presidiata: la logistica a refrigerazione positiva (0/4 gradi) e negativa (-18/-25) in Italia non è valorizzata come dovrebbe.
La gestione della catena del freddo è uno degli elementi più importanti della supply chain agroalimentare.
Una sua alterazione può infatti compromettere irrimediabilmente la qualità dei prodotti freschi e surgelati.
Eppure su questo fronte ci posizioniamo in fondo alle classifiche europee.
«I dati della ECSLA, European Cold Storage and Logistics Association, parlano chiaro: sono 2,5 milioni i metri cubi di freddo negativo offerti da operatori terzi sul mercato italiano, a cui vanno aggiunti 500 mila metri cubi di celle a temperatura positiva. Il raffronto con i principali Paesi europei è disarmante: l’Olanda dispone di 10 milioni di metri cubi, la Germania di 6 milioni, la Francia e la Gran Bretagna di 5 milioni ciascuno – fa notare Luca Lanini, docente di logistica agroalimentare presso l’Università Cattolica di Piacenza e di Cremona e presso l’Università di Parma dove coordina il master Claa e direttore della sede di Piacenza dell’Istituto sui trasporti e la logistica –.
Nel nostro Paese si riscontra, quindi, per cominciare unproblema di mancanza di infrastrutture adeguate, ma in certi casi ci si trova di fronte anche all’incapacità di sfruttare al meglio le piattaforme esistenti. Per esempio l’interportoCis sud Europa a Nola dispone di 200 mila mq di ambienti refrigerati non ancora utilizzati».
D’accordo nel rilevare la distanza tra noi e il resto d’Europa anche Piergiorgio Agostini, direttore commerciale di Lamberet Italia, società da 25 milioni di euro di fatturato, filiale di un gruppo francese da 200 milioni di euro di giro d’affari, che immette sul mercato italiano circa 800 veicoli ogni anno per il trasporto di merce deperibile a temperatura controllata.
«Mentre in Italia il comparto dei veicoli isotermici multi-temperatura cresce a una cifra, in Francia incrementa del 15-20% l’anno – aggiunge Agostini –.
In Inghilterra, Germania e Francia i camion multicomparto, che permettono di trasportare merci a temperature diverse in modo da ottimizzare i carichi, sono da tempo una realtà consolidata, al contrario di quanto avviene in Italia dove tra l’altro ai veicoli coibentati vengono imposte restrizioni che risultano obsolete, superate dall’introduzione di nuove tecnologie».
Il ritardo comunque ha una spiegazione: la forte frammentazione degli operatori logistici. «Il sistema soffre di un nanismo strutturale: sono pochissimi gli attori di dimensioni tali da poter gestire il traffico di merce a temperatura controllata sull’intero territorio nazionale facendo base su hub di proprietà o a controllo diretto – afferma Lanini –. E la situazione peggiora ulteriormente se parliamo di temperatura negativa. La catena del freddo risulta gestita, nella maggior parte dei casi, da operatori a carattere regionale che devono fare ricorso ad altri partner logistici per supportare la propria rete distributiva e, di conseguenza, vanno incontro a diverse rotture di carico.
Inoltre difficilmente riescono a integrare funzioni logistiche diverse: dal trasporto alla gestione del magazzino e dell’ordine fino ai nuovi servizi a valore aggiunto come l’immissione delle etichette o dell’imballaggio.
Mentre infatti si potrebbe coniugare lo stoccaggio con lavorazioni complesse della merce, il momento di fermo dei prodotti all’interno dei magazzini refrigerati non viene sfruttato adeguatamente ».
Aumentare le dimensioni dei protagonisti del settore non è però un’impresa semplice: bisognerebbe prima cambiare il sistema che regola la rete di trasporto import-export. «Il nostro paese è ancora poco capace di gestire i flussi internazionali di merci con la logistica nazionale – precisa Lanini –. In base ai dati dell’Ufficio Italiano Cambi, le aziende del made in Italy esportano due volte su tre in modalità franco-partenza (è il cliente estero che sceglie la società di trasporto, generalmente del suo stesso Paese) e importano ancora più o meno nelle stesse proporzioni in franco-destino (è il fornitore estero che sceglie il trasportatore)».
Il settore della temperatura controllata e negativa non è però un mondo statico, tutt’altro. L’evoluzione tecnologica per esempio è continua.
«Nel prossimo futuro il monitoraggio della catena del freddo attraverso il satellite sarà impiegato in modo generalizzato. Alcune aziende hanno già realizzato una vera e propria e-supply chain: Maersk, la maggiore compagnia commerciale di trasporto marittimo refrigerato a livello mondiale, controlla via satellite tutte le variabili interne ai container compresa la temperatura » conclude Lanini.
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Dalla Francia un partner per Cavalieri Trasporti CON 110 MILIONI DI EURO DI FATTURATO consolidato, 270 dipendenti diretti e oltre mille lavoratori indiretti, Cavalieri Trasporti occupa la prima posizione nella classifica italiana degli operatori del trasporto a temperatura controllata. Ma se la competizione nella logistica del freddo è una questione di dimensioni, anche questo giro d’affari può dover essere ampliato.
Così, a settembre, il gruppo guidato dal direttore generale Tiziano Mauro ha stretto un accordo con STEF-TFE, la multinazionale francese del trasporto fresco e surgelato presente in tutta Europa con oltre 1 miliardo e 400 milioni di euro di fatturato.
«Abbiamo sottoscritto il trasferimento del 33% del capitale di Cavalieri Trasporti al Gruppo TEFTFE lasciandoci l’opzione di cedere ulteriori quote o riacquistare l’intero pacchetto dopo due anni – spiega Tiziano Mauro –. Per la nostra società, che trasporta oltre 500 mila tonnellate di prodotto fresco l’anno per un totale di 3 milioni di consegne (oltre 10 mila al giorno) a 50 mila punti vendita in tutti i canali (iper, super, Horeca e normal trade), si tratta di un’evoluzione importante, che ci permetterà di estendere l’attività al settore della temperatura negativa e di aumentare il presidio della temperatura controllata.
Obiettivi che dovrebbero portare a un raddoppio del fatturato nel giro di 5 anni.
Mentre da parte sua STEFTFE potrà fare il suo ingresso in Italia, l’unico paese europeo dove non era presente».
Il primo effetto dell’accordo è stata l’inaugurazione a novembre della piattaforma per prodotti surgelati di Volturano (Milano): 10 mila metri cubi a – 25 gradi che sorgono vicino al nuovo centro di Tavazzano (Lodi) che risulta essere il più grande centro di logistica integrata a temperatura controllata d’Italia (190 mila mc di magazzino a 4 gradi).
«Esteso su una superficie di 20 mila mq coperti, il polo di Tavazzano è in grado di gestire fino a 300 mila tonnellate di merce/anno movimentando quotidianamente 6 mila pallet che vengono trasportati da centinaia di camion che ogni giorno accedono alle 113 bocche di carico/scarico del magazzino: un esempio di perfetto Ecr, perché riunisce volumi provenienti da diversi produttori che vengono gestiti in modo assolutamente sinergico tra loro» annuncia Tiziano Mauro.
Importanti novità arrivano anche dal parco clienti: Kraft Food Italia ha affidato alla Cavalieri il trasporto e la logistica dei propri prodotti a temperatura controllata per tutto il territorio nazionale.
«Kraft ci ha affidato l’esclusiva del trasporto e della logistica dei prodotti freschi su tutto il territorio nazionale. Un attestato di fiducia che dimostra il livello di servizio raggiunto in questi anni per le oltre 2 mila aziende presenti nel portfolio clienti, da Galbani a Nestlé passando per Unilever, Beretta, Ferrero, Gruppo grandi salumifici italiani, Bahlsen,Caffarel, Auricchio – sottolinea Mauro –. Grazie a 24 piattaforme dotate di magazzini a temperatura controllata, 3 hub di raccolta e oltre mille veicoli frigoriferi siamo infatti in grado di consegnare nel centro e nord Italia nell’arco di 16-24 ore ed entro 48-72 ore nel sud e isole.
Inoltre siamo gli unici operatori a poter garantire un’ampiezza distributiva che spazia dal canale Gdo all’Horeca».
All’avanguardia infine i sistemi di controllo di funzionamento dei diversi impianti di raffreddamento. «Monitoriamo in telegestione via web non solo le temperature, ma anche tutti i parametri di funzionamento delle macchine presenti negli ambienti di stoccaggio, garantendo così interventi tempestivi in caso di anomalie, anche prima che il termometro segnali qualche problema, mentre tutti i mezzi che svolgono i servizi di trasporto primario sono, da tempo, già dotati di sistemi di telesorveglianza e rilevatori satellitari» conclude Tiziano Mauro. [[[FINEPAGINA2]]]