La voglia di crescere c’è, ma manca la volontà e l’impegno politico per farlo.
Questo il senso di quanto uscito dall’assemblea annuale di Anita, l’associazione delle aziende di trasporto su gomma aderente a Confindustria.
“Per crescere – ha ribadito il presidente Thomas Baumgartner nella sua relazione – abbiamo bisogno che il Paese riconosca il ruolo strategico della logistica, che ci metta nelle condizioni di poter competere ad armi pari in Italia e in Europa e che riconosca il valore delle nostre imprese”.
Le aziende di trasporto e logistica, secondo l’associazione, producono il 10% del Pil, impiegano 800mila addetti e negli ultimi anni la crescita media del settore è stata più elevata di quella media del Pil nazionale.
Sono 47 i miliardi di euro che muove il solo autotrasporto, che dà occupazione a 328mila persone.
C’è un però: se la manifattura italiana è settima al mondo, a livello logistico la graduatoria “piange”, con diciannovesimo posto che rischia dunque di vanificare i tanti sforzi e le tante eccellenze del nostro Paese.
Nell’autotrasporto merci è poi essenziale combattere la concorrenza dei Paesi dell’Est Europa, il “dumping sociale” e il lavoro transnazionale irregolare, ma è una strategia pubblica (italiana, ma anche europea) che ancora manca.
“La Cina ha varato nel 2013 la Via della Seta. Mi chiedo: quali grandi progetti stiamo elaborando a Bruxelles e a Roma? Ci limitiamo a inseguire le idee degli altri”, ammette amaramente il presidente dell’Autorità portuale di Trieste, Zeno D’Agostino.