Premessa
Il Nord Ovest rilancia la sfida su logistica, trasporti, infrastrutture.
Lo fa ripartendo da Genova , guardando a Torino e Milano e con uno sguardo che avvolge anche l’Alessandrino sul cui territorio scorre l’asse Genova – Rotterdam.
La Regione Piemonte ha deciso di istituire un fondo pari a 200.000 euro all’anno per tre anni da utilizzare per l’applicazione di incentivi destinati a favorire il trasferimento delle merci dalla strada alla ferrovia e per attuare l’iniziativa, promossa nell’ambito della Cabina di Regia per la Logistica del Nord-Ovest, della creazione di un “Ferrobonus” regionale.
La vicina Genova ha ospitato, invece, il nuovo incontro fra le regioni Liguria, Piemonte e Lombardia, alla presenza dei rispettivi presidenti Giovanni Toti, Sergio Chiamparino e Roberto Maroni.
Quelle che un anno fa a Novara hanno firmato il “Protocollo di intesa per l’attuazione delle iniziative strategiche del sistema logistico del nord ovest”.
In questo appuntamento dovrebbero essere focalizzate le azioni necessarie per aumentare la centralità dei porti di Genova e Savona, capaci di assicurare la movimentazione delle grandi navi portacontainer, e la connessione con le reti ferroviare, e stradali, che corrono lungo gli assi nord – sud ed est – ovest che sono funzionali a una macroarea europea in cui si concentra un pil (prodotto interno lordo) che oscilla dal 18 al 27 per cento di quello dell’Unione europea.
Porti e ferrovie: i punti fermi del documento sottoscritto da Piemonte, Liguria e Lombardia
ll rilancio del sistema logistico del Nord-Ovest, spiegava il documento dei governatori, poggia sui tre grandi corridoi europei per il trasporto intermodale che solcano le tre regioni e, attualmente, sono in fase di realizzazione: il corridoio Reno-Alpi, il corridoio Scandinavo-Mediterraneo e il corridoio Mediterraneo.
L’apertura delle gallerie ferroviarie di base del Gottardo e del Ceneri crea le condizioni per indirizzare verso i porti del sud Europa, italiani in particolare, il traffico oggi appannaggio degli scali del Nord Europa (Anversa, Amburgo, Rotterdam).
Le compagnie di navigazione, pur in una congiuntura di mercato incerta, confermano ordinativi di navi di grande dimensione, sia per le rotte transoceaniche sia per i passaggi del Canale di Suez, il quale può essere attraversato da navi da oltre 18mila teu.
La possibilità del Nord-Ovest di intercettare tali flussi di traffico dipenderà quindi anche dalla capacità fisica dei porti liguri di ricevere vettori marittimi di grandi dimensioni.
Le tre realtà portuali liguri di Genova, Savona e La Spezia hanno attivato cantieri per aumentare la capacità di oltre il 50% nei prossimi 5 anni nel settore dei container, permettendo di passare da un attuale capacità di 4,3 milioni di teu a una di 6,6 milioni di teu al 2020, valorizzabile solo estendendo i bacini di mercato di riferimento anche oltre le Alpi.
L’asse mare ferro
L’asse mare-ferro, che oggi dovrebbe trovare nuovo impulso anche con l’accordo regionale sul “Ferrobonus”, che rappresenta il punto di forza di un’azione che richiama inevitabilmente alla costruzione di nuove infrastrutture o al completamento di quelle attese ormai da anni.
Se infatti il Terzo Valico si può considerare operativo dal 2022, è necessario attrezzare i porti con spazi adeguati.
Per questo, il presidente dell’autorità di sistema di Genova-Savona Paolo Signorini, ha spiegato di ambire a un traffico di container stimato in 4, 4,5 milioni di teu.
Obiettivo raggiungibile a due condizioni: avere gli spazi sufficienti per ospitare i container e creare le condizioni per farli entrare e uscire dal porto senza soffocare la città.
Facile a dirsi, più complesso a realizzarsi.
Il porto di Genova-Savona metterà in campo in tempi coincidenti con quelli dell’avvio del terzo valico anche la Calata Bettolo, in aggiunta ai terminal già operativi e che hanno piani di ulteriore sviluppo.
Da Vado Ligure arriverà invece la risposta “cinese” al mercato dello shipping con l’avvio della piattaforma in alleanza con la Maersk.
A quel punto si potrà ambire a nuovi volumi di traffico, quasi doppi rispetto a quelli attuali.
Ovviamente non si può pensare di caricare ulteriormente la “gomma”.
Il carico dovrà essere interamente sostenuto dal ferro e dal mare.
Ecco perché, diventa ancor più urgente procedere con l’opera-simbolo del porto del futuro, la nuova diga foranea.
I primi dieci milioni di euro sono stati già stanziati per la progettazione.
Bisogna quindi muoversi in questa direzione.
E il patto della logistica che Delrio ha firmato con le tre regioni e i due porti sembra proprio andare in questa direzione.