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Un polo logistico da 35 milioni di euro, realizzato in tre anni.
Interporto di Catania, snodo logistico intermodale per la Sicilia e l’intero Paese.


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Un polo logistico da 35 milioni di euro, realizzato in tre anni.

14 Settembre 2015

Premessa
Il completamento dell’interporto si avrà con la realizzazione del polo intermodale, cioè del collegamento con la rete ferroviari, un’altra opera da 35 milioni, già provvisoriamente aggiudicata.

La struttura
Il polo logistico occupa un’area di 166.000 mq.
All’interno dell’area sono stati realizzati i magazzini per l’autotrasporto (circa 12.000 mq), i magazzini per l’area doganale (circa 3.500 mq), la palazzina servizi alla persona, la palazzina per la Guardia di Finanza e per la Polizia, l’Officina Mezzi Pesanti, le centrali tecnologiche, il Gate d’Ingresso Merci con le strutture di controllo e di pesa, l’area stoccaggio container con 128 posti, l’area di sosta dei mezzi pesanti con 506 posti.
Quest’area si aggiunge all’area di sosta, già esistente e funzionante.

Oggi – prima ancora che il Polo entri in attività, ci sono già richieste per 1.000 stalli giornalieri di mezzi pesanti, e per l’utilizzo dei capannoni e dei magazzini.
“Si tratta di una struttura importante per lo sviluppo della Sicilia”, ha detto l’assessore regionale alle Infrastrutture e Trasporti, Giovanni Pizzo, intervenuto alla presentazione del Polo logistico.
“L’Isola ha prodotti importanti soprattutto sul piano dell’agroalimentare – ha aggiunto – che hanno bisogno esattamente di questi servizi per entrare sui mercati nazionali e internazionali.

Questo polo di intermodalità consentirà un modello di trasporto totalmente differente.
Cambiare la struttura di trasporto – ha sottolineato Pizzo – e la capacità dei nostri imprenditori di adattarsi a queste logiche di distribuzione è una sfida per arrivare sui mercati”.
L’interporto, a pieno regime, darà lavoro a un centinaio di persone tra dipendenti diretti e indotto.

I precedenti
Il polo logistico viene appaltato dalla Sis – Società degli Interporti Siciliani, associata a Confindustria Palermo – alla fine del 2010 alla Ing. Pio Guaraldo Spa.
L’importo a base d’asta è di 34.103.429,25, ribasso del 33%, importo netto 23.219.600,60.
Subito dopo l’inizio dei lavori, la prima interruzione: per il ritrovamento di due ordigni della seconda guerra mondiale, poi la crisi della Pio Guaraldo, che nel 2012 culminò in un concordato.
Nel novembre 2012 la Tecnis Spa subentra nell’appalto.
In corso d’opera due varianti con importo in diminuzione per un risparmio di circa 80.000 euro.

Il polo logistico servirà a gestire e decongestionare tutto il traffico delle merci che viaggiano su gomma, cioè su strada.
Il completamento dell’interporto si avrà con la realizzazione del polo intermodale, cioè del collegamento con la rete ferroviaria, un’altra opera da 35 milioni, già provvisoriamente aggiudicata.
La piattaforma logistica siciliana sarà infine conclusa quando anche a Termini Imerese l’interporto sarà realizzato.

I nodi economici e lo scenario
La Regione è il principale socio della partecipata di cui fanno parte anche in percentuale minore i Comuni di Catania e Termini Imerese, le ex province di Palermo e Catania, le Camere di commercio di Catania, Palermo e Siracusa, i consorzi Asi di Catania, Palermo e del Calatino, l’autorità portuale di Palermo e l’azienda di trasporti Ast.

Nella relazione sullo stato di salute della società, si legge che “per il mantenimento dell’equilibrio economico-finanziario necessario al completamento delle opere, servono almeno dieci milioni di euro nel triennio 2014-2017”.
Una somma che sarebbe dovuta essere inserita nella finanziaria regionale attualmente in discussione all’Ars.
“Una follia – afferma Giorgio Ciaccio, deputato del Movimento Cinque Stelle – in una situazione economico-sociale allarmante».

L’opposizione dei Grillini a Palermo si basa su un dato: “L’unico piazzale attualmente in funzione dell’interporto, realizzato nel 2009 e definito area di sosta, è costato sei milioni e 800mila euro, ma rende alla Regione appena 35mila euro all’anno. Con questi numeri – denuncia Ciaccio – la spesa verrà ammortizzata in 167 anni. Un privato non lo avrebbe mai fatto”.

Costi e rendimenti
Nel 2010 l’area di sosta è stata data in gestione al consorzio di autotrasportatori Aias Service, lo stesso protagonista negli ultimi anni delle proteste di strada insieme al Movimento dei forconi.
Il contratto prevede la concessione per 15 anni ad un canone annuo che è partito da 33mila euro ed è arrivato oggi a circa 48mila, a seguito degli adeguamenti agli indici Istat.

Una cifra troppo bassa secondo il Movimento Cinque Stelle, eppure Giuseppe Richichi, presidente dell’Aias, non è affatto contento: “Gli stalli sono pochi, appena 77 a fronte di richieste che superano le 400 unità, paghiamo 7-8mila euro al mese di elettricità e dobbiamo portare l’acqua potabile con le autocisterne, circa 60mila litri a settimana”.
Tutti motivi per cui, secondo i calcoli di Richichi, “Ogni anno ci rimettiamo 500mila euro per la gestione della struttura”.

Il problema dell’esiguo numero di stalli sarà in parte risolto con l’apertura del secondo step, il Polo logistico.
Il consorzio di autotrasportatori sarebbe stato pronto a gestire anche il nuovo spazio, ma il bando per l’assegnazione li ha tagliati fuori.
La Società interporti ha infatti bandito insieme la gestione del Polo logistico e la costruzione e gestione del nuovo Polo Intermodale.
L’unica offerta prevenuta, come detto, è stata quella della Tecnis.

Finanziamenti e situazione economica
Tornando ai finanziamenti chiesti dalla Sis alla Regione, i dieci milioni iniziali sono scesi a 7,5 milioni.
Una richiesta contenuta in uno dei 700 emendamenti della finanziaria Ter, su proposta di Toti Lombardo, figlio dell’ex governatore regionale condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa.

Si tratterebbe di un contributo annuale da 2,5 milioni di euro.
“Quello che serve nell’immediato per pagare i debiti fuori bilancio della società, nati in questi anni per pagare il presidente e il Cda, non certo per i lavori”, afferma Ciaccio.
Questa ricapitalizzazione porterebbe la Regione a controllare indirettamente il 92 per cento delle quote.
“A quel punto la Società interporti non ha più senso – denuncia Ciaccio – meglio far gestire la realizzazione delle infrastrutture direttamente agli assessorati, senza spendere ulteriori soldi per posti di sottogoverno”.

La stessa Sis, nell’ultima relazione descrittiva delle sue attività, si difende sottolineando come “la perdita economica è originata dai costi necessari per il funzionamento di un adeguato assetto organizzativo interno” e anticipando che “sino al completamento delle opere si produrrà fisiologicamente ed irrimediabilmente un gap negativo tra costi e ricavi, che sotto l’aspetto finanziario dovrà essere colmato con l’apporto di mezzi propri dai Soci”.

“Il risultato economico sarà positivo – continua – dal momento in cui entreranno in funzione le opere in corso di realizzazione, con il conseguimento dei ricavi derivanti dal canone di concessione in gestione delle opere”.
Quindi la Società conclude descrivendo uno scenario nero nel caso in cui i dieci milioni chiesti alla Regione (poi scesi a 7,5) non venissero stanziati.

A quel punto – si legge – non solo le opere non verrebbero più completate, ma si correrebbe anche il rischio della perdita dei finanziamenti già deliberati dal Cipe, pari a 184 milioni di euro, se non la restituzione di quelli già erogati, con conseguente danno per la Regione, pari a 26 milioni e 500mila euro”.





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