Frigoriferi e scaldabagni guasti, televisori con tubo catodico, telefonini, pc e stampanti ma anche giocattoli e lampadine: a fine vita, tutti questi oggetti rappresentano una quota sempre più alta dei nostri rifiuti che richiede particolari attenzioni, anche per recuperare materiali preziosi, evitare l’inquinamento di suolo ed acqua e tutelare la salute umana minacciata anche dalle attività di riciclaggio illecito.
Il 2013, da questo punto di vista, è stato un anno importante per il mondo dei RAEE, con novità che arrivano grazie al recepimento della nuova Direttiva Europea.
Il processo di recepimento, messo in atto dal Ministero dell’Ambiente rappresenta, infatti, una straordinaria occasione per rilanciare la raccolta dei RAEE in Italia perché può apportare efficaci migliorie facendo affidamento sui punti di forza del sistema di gestione nazionale.
Punti di forza che hanno come presupposto un efficace equilibrio tra competizione dei Sistemi Collettivi, regole e modelli organizzativi certi, assicurati dal Centro di Coordinamento RAEE (di seguito “CdC RAEE”).
Tutti elementi fondamentali per affrontare le nuove sfide dell’Unione Europea, prima fra tutte il raddoppio della raccolta entro il 2016.
Sebbene il sistema di gestione sia caratterizzato da una struttura di raccolta e gestione molto efficiente, il 2013 registra una contrazione dei quantitativi raccolti e conferma, seppur in maniera ridotta, una tendenza negativa evidenziata già l’anno precedente.
Oltre alla contingente crisi economica, le ragioni di questo calo dei risultati nel nostro Paese sono in buona parte da imputare anche ai flussi informali ai quali sono spesso affidati i RAEE.
Flussi che possono anche generare percorsi illeciti nel riciclo dei materiali contenuti nelle Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche.
Nonostante qualche segnale positivo arrivato dalle vendite di elettrodomestici, a seguito dell’introduzione degli incentivi per le apparecchiature ad alta efficienza energetica, nei 12 mesi del 2013 si rileva una diminuzione di raccolta pari a circa il 5% rispetto all’anno precedente.
Questo calo è concentrato su un Raggruppamento, R3, mentre vi è una sostanziale tenuta degli altri Raggruppamenti.
Ciò deve comunque fare ben sperare per il futuro dove si auspica un’inversione di tendenza ed un ritorno alla crescita della raccolta pro capite.
I dati raccolti dimostrano quindi che l’Italia ha gli strumenti e la capacità per far fronte a queste sfide, e hanno stimolato il CdC RAEE alla creazione di una maggiore integrazione tra tutti i soggetti coinvolti nella filiera.
Il decreto italiano sulla normativa europea
Il governo il 14 marzo ha approvato il decreto che recepisce la normativa europea sui RAEE che il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti ha definito “Un altro passo verso semplificazione degli adempimenti ambientali è stato fatto dal Consiglio dei Ministri”.
Infatti prima i rivenditori avevano l’obbligo dell’uno-contro-uno, dovevano cioè ritirare e smaltire il vecchio, tablet, elettrodomestico o gadget elettronico che l’utente sostituiva.
Con il decreto approvato arriva “l’uno-contro-zero”, la possibilità di conferire ai distributori con superficie di vendita di almeno 400 m2 il vecchio elettrodomestico senza l’obbligo di comprarne uno nuovo.
“Questo – ha detto Galletti – renderà molto più semplice la raccolta e ed il recupero dei materiali delle apparecchiature e più agevole per i cittadini un comportamento ambientalmente corretto e virtuoso”.
Il provvedimento unifica quasi tutte le disposizioni sui RAEE ed estende progressivamente gli effetti a tutte le apparecchiature elettriche ed elettroniche, compresi i pannelli fotovoltaici, prima non previsti.
Vengono anche innalzati gli obiettivi di raccolta, recupero e riciclaggio; si passa da un obiettivo annuale di raccolta di 4 kg pro capite al 45% nel 2016 e al 65% nel 2019 calcolato sul peso totale dei RAEE raccolti, in rapporto alla media delle apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato nei 3 anni precedenti.
Una novità normativa che è stata evidenziata oggi anche dal presidente di Cdc RAEE, Danilo Bonato: “Siamo molto soddisfatti dell’approvazione del decreto di recepimento della nuova direttiva europea sui RAEE.
Riteniamo che il legislatore italiano abbia rispettato i principi e lo spirito della normativa comunitaria introducendo gli adattamenti necessari a renderla coerente con la legislazione italiana.
Per chi come noi lavora nella gestione dei RAEE queste novità rappresentano una vera e propria sfida visto che gli obiettivi di raccolta da raggiungere entro il 2016 corrispondono circa a un raddoppio dei quantitativi gestiti oggi.
Possiamo però confidare su un sistema nazionale consolidato che, come confermato dal decreto di recepimento, può contare sul ruolo cardine e di traino del Centro di Coordinamento RAEE”.
Per raggiungere gli standard di raccolta e riciclo dei RAEE fissati dall’Unione europea e ridurre il fenomeno dei traffici illegali, per Legambiente e CdC RAEE, “E’ necessario promuovere l’informazione ai cittadini sulla pericolosità sanitaria e ambientale e la potenzialità economica dei RAEE; migliorare i sistemi di raccolta con una rete omogenea di strutture comunali e anche private diffuse sul territorio; promuovere la pratica del ritiro “uno contro uno” nei punti vendita; incrementare i controlli e introdurre modifiche legislative mirate al contrasto del mercato illegale”.
Contestualmente alla presentazione del Rapporto annuale 2013 sul sistema di ritiro e trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche in Italia (RAEE), è stato presentato anche il dossier “I pirati dei RAEE” dal quale emerge che “Nel 2012 i RAEE prodotti in Italia ammontano a 800 mila tonnellate mentre sono circa 10 milioni di tonnellate quelli generati in Europa e 50 milioni di tonnellate quelli prodotti nel mondo.
Di questi, solo 3,5 tonnellate, a livello europeo, vengono gestite dalle organizzazioni dei produttori mentre in Italia la percentuale di RAEE che sfugge al sistema legale arriva al 70%“.
Cdc RAEE e Legambiente sottolineano che “Attorno al mercato legale, infatti, prospera un fiorente mercato illecito fatto di discariche abusive, traffici illeciti anche internazionali, inquinamento, truffe e criminalità ambientale che sfruttando il lavoro nero e la manodopera a basso costo, sottrae profitti all’economia legale, inquina i terreni, minaccia la salute pubblica e alimenta il business delle ecomafie.
Tra il 2009 e il 2013 le forze dell’ordine in Italia hanno sequestrato ben 299 discariche abusive di RAEE concentrate soprattutto in Puglia (13,4% del totale), in Campania (12,7%), Calabria e Toscana (11%).
Tra le 220 inchieste che hanno riguardato il delitto di attività organizzata di traffico di rifiuti, condotte tra il 2002 e il 2013, 6 hanno riguardato specificatamente il traffico di RAEE (il 2,7% del totale)”.
Presentando il rapporto, il vice presidente del Cigno Verde, Stefano Ciafani, ha ricordato che “Se i rifiuti nel complesso rappresentano un problema e contemporaneamente una opportunità per lo sviluppo di filiere importanti della green economy, per i RAEE questo discorso assume un valore ancora più alto e pertinente.
La gestione corretta dello smaltimento dei materiali elettrici ed elettronici, infatti, può alimentare sostanziosamente il settore del riciclaggio delle materie che li compongono, la riduzione degli impatti della produzione come dell’uso delle risorse naturali ed energetiche.
Si tratta di una filiera nascente, perché la normativa sui RAEE è molto recente e i problemi non mancano, ma con grandi prospettive.
Certo occorrerà lavorare ancora sull’informazione ai cittadini e sulle reti di raccolta e spingere per ottenere in tempi brevi una normativa adeguata a tagliare fuori dal mercato gli imprenditori non rispettosi della legge pianificando un sistema efficace di controlli e sanzioni per impedire i traffici illeciti”.
Il rapporto dice che “Il mercato illegale riguarda tutti i RAEE non intercettati dai sistemi collettivi ed è facilmente soggetto a infiltrazioni da parte di operatori irregolari.
Se la Convenzione di Basilea stabilisce il divieto di export nei Paesi non Ocse, in realtà le attività di gestione più pericolose per la salute delle persone e dell’ambiente si svolgono in aree del mondo dove i controlli sono meno attenti che in Europa, come l’Africa Subsahariana e l’estremo oriente.
Luoghi lontani raggiunti però da container partiti anche da Ancona, Bari, Civitavecchia, Venezia, Napoli e Taranto (primi per numeri di inchieste)”.
Laura Biffi, che ha curato il dossier per l’Osservatorio nazionale ambiente e legalità di Legambiente, conclude: “Il racket dei RAEE si combatte favorendo il mercato legale. Ciò significa che, accanto a un migliore sistema di controlli e sanzioni esteso a tutta la filiera, dal venditore di elettrodomestici al trasportatore al riciclatore, è necessario mettere a punto una campagna di informazione efficace rivolta ai cittadini, ma anche agli addetti alle vendite, nonché alle stesse forze dell’ordine e agli enti preposti alla vigilanza.
Solo così il ciclo virtuoso dei RAEE sarà in grado di togliere profitti al mercato nero e di produrre nuova economia e nuova occupazione nel rispetto delle leggi e dell’ambiente”.
Giunto alla sua sesta edizione, il Rapporto RAEE 2013 prende in esame i dati su base triennale, relativi agli anni 2011-2012-2013. Tutti i dati provengono dal sistema di reporting del CdC RAEE che è stato potenziato negli anni e oggi permette di illustrare in tempo reale a tutti gli stakeholder i risultati di raccolta dei RAEE consegnati dai cittadini e dalla Distribuzione presso i Centri di Raccolta iscritti al CdC RAEE.
Lo strumento di reporting è in grado di rendicontare anche le quantità di RAEE avviati al trattamento e comunicare con trasparenza i traguardi raggiunti dal sistema multi-consortile.
Questo consente al CdC RAEE di assolvere al compito statutario di “ottimizzazione delle attività di competenza dei Sistemi Collettivi, a garanzia di Comuni, omogenee ed uniformi condizioni operative”, come previsto dal D.Lgs. 151/2005.