Outsourcing
16 Ottobre 2013
E’ un bilancio pesantemente negativo quello presentato ieri dal centro Srm (Studi e ricerche per il Mezzogiorno) sulla logistica in Italia: l’inefficienza nel settore pesa, infatti, dai 36 ai 40 miliardi di euro l’anno sul fatturato industriale, con uno scarto in negativo di 4,6 punti percentuali rispetto alla media europea.
E sono soprattutto i colli di bottiglia legati all’uscita delle merci dai porti a fare la differenza.
Solo il 6,3% dei volumi che passano per Suez giunge in Italia, a causa dei ritardi e delle incertezze sui tempi di transito delle merci.
Molte aziende nazionali tendono a privilegiare la maggiore prevedibilità della tempistica e scelgono i porti esteri del Northen range per la movimentazione dei loro carichi.
E il volume di merci con origine/destinazione in Italia che transita per i porti del Nord Europa ammonta a circa 440 mila teu.
La World Bank, si legge nel volume, ha rilevato che, in media, gli imprenditori italiani devono presentare 4 documenti, attendere 19 giorni e pagare 1.006 dollari per esportare un container standard.
Per importare devono, in media, presentare 4 documenti, attendere 17 giorni e spendere 1.131 dollari.
A livello europeo servono, invece, in media 5 documenti, 11 giorni e 1.072 dollari per importare e 4 documenti, 11 giorni e 1.004 dollari per esportare.
Con l’aggravante che, precisa il report Srm, “un recente studio ha dimostrato che, a ogni giorno di ritardo, corrisponde una flessione del commercio di almeno l’1%“.
Il report mette in evidenza, peraltro, quanto la logistica sia una componente importante del sistema economico italiano: si stima che porti un valore di circa 200 miliardi, pari al 12,7% del Pil. Dando lavoro a un milione di persone, indotto compreso.
Ciò nonostante, l’Italia risulta al 24° posto nel ranking mondiale 2012 per performance logistica, sulla base del Logistics performance index (Lpi) elaborato dalla World Bank.
Il nostro Paese, infatti, si aggiudica un punteggio medio pari a 3,67, ben lontano da quello delle sei nazioni Ue che figurano tra le primi 10 in classifica (al top della quale è Singapore, con 4,13).
La Finlandia segna un punteggio di 4,05; la Germania di 4,03; l’Olanda di 4,02, al pari della Danimarca; il Belgio di 3,98 e il Regno Unito di 3,9.