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S&P Global: i costi della supply chain bruciano 1,2 trilioni di dollari di profitti
Secondo S&P Global, tariffe, inflazione e tensioni geopolitiche erodono i margini delle imprese nel 2025


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S&P Global: i costi della supply chain bruciano 1,2 trilioni di dollari di profitti

26 Ottobre 2025

Il 2025 si sta rivelando un anno complesso per l’economia mondiale. Secondo il più recente studio di S&P Global, le aziende hanno subito una compressione dei margini globali di 64 punti base, che si traduce in 907 miliardi di dollari di profitti persi. Il dato, basato sulle previsioni di oltre 15.000 analisti e 9.000 società quotate, evidenzia come l’aumento dei costi operativi e le pressioni inflazionistiche stiano ridefinendo le dinamiche della supply chain globale.

L’analisi di S&P Global, firmata dagli esperti Drew Bowers e Daniel J. Sandberg, mostra come la perdita complessiva superi 1,2 trilioni di dollari, includendo anche le aziende private e i fondi di investimento. Il principale fattore di erosione è rappresentato dai costi crescenti della catena di fornitura, amplificati da dazi, investimenti tecnologici e mutamenti geopolitici che hanno messo sotto stress i flussi commerciali globali.

Supply chain sotto pressione

L’aumento dei costi logistici ha generato un effetto domino lungo tutta la filiera. Le imprese con catene di fornitura fragili o poco diversificate hanno sofferto maggiormente, mentre quelle che negli ultimi anni hanno investito in resilienza e digitalizzazione stanno mantenendo migliori performance operative.

La fine dell’esenzione de minimis negli Stati Uniti — una misura che permetteva l’ingresso di merci a basso valore senza dazi — ha avuto un impatto significativo. L’eliminazione di questa soglia da parte dell’amministrazione Trump ha innescato un rialzo dei prezzi lungo tutta la catena logistica, incidendo su trasporti, margini e bilanci aziendali.

Anche le tensioni commerciali e la ridefinizione dei flussi tariffari hanno spinto molte aziende a passare da una logica di “sopravvivenza” a una strategia di mitigazione strutturale, basata su reinvestimenti mirati e riallineamento dei fornitori.

Tariffe, tecnologia e nuove strategie di adattamento

Le politiche tariffarie del 2025 stanno rimodellando i margini aziendali. Secondo S&P Global, le imprese che hanno adottato un approccio proattivo verso le tariffe, interpretandole come opportunità di adattamento piuttosto che minacce, hanno ottenuto migliori aspettative di redditività e una maggiore fiducia degli investitori.

Parallelamente, la corsa all’intelligenza artificiale e alla trasformazione digitale sta influenzando i conti. Le aziende più ottimiste stanno investendo in modo massiccio in tecnologie emergenti, con un impatto negativo sui margini nel breve termine ma potenzialmente vantaggioso nel medio periodo. L’integrazione di dati, automazione e analisi predittiva sarà, secondo S&P, il vero discrimine tra chi saprà recuperare competitività e chi resterà indietro.

Prospettive di recupero e segnali di resilienza

Nonostante l’entità delle perdite, S&P Global prevede che la contrazione dei margini sia temporanea. Con l’adattamento progressivo delle strategie tariffarie e il riallineamento regionale delle catene di fornitura, molte imprese dovrebbero tornare a livelli di profitto più stabili entro i prossimi due anni.

Esempi positivi arrivano dal Canada, dove i settori automotive e aerospaziale, rafforzati dagli accordi USMCA, stanno mostrando una resilienza superiore alla media. La chiave del futuro sarà la capacità delle aziende di adattare la propria rete logistica, gestire i costi in modo predittivo e integrare innovazione tecnologica e sostenibilità.

Come sottolinea S&P Global, “la resilienza della supply chain è oggi la nuova frontiera della competitività”. Chi saprà interpretarla come leva strategica, e non come semplice risposta alle crisi, determinerà la forma e la solidità dell’economia globale nel prossimo decennio.

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