La crescita dei costi relativi al trasporto via mare tramite container sta provocando un mutamento degli scambi commerciali.
Trasporti che fino a qualche mese fa erano abitualmente compiuti tramite container ora vengono effettuati con altre tipologie di navi.
Questo fenomeno ha colpito maggiormente le merci a basso valore aggiunto.
L’aumento dei costi del trasporto in container sta spingendo le aziende verso il reshoring ovvero il ripensamento della delocalizzazione produttiva per riavvicinare o almeno diversificare i centri di produzione delle aziende.
Questa scelta è ancora più chiara se si guardano le evidenze rilevate dalla ricerca condotta da Unicredit che dimostra come l’elevato costo delle spedizioni fra Asia ed Europa potrebbe generare un rischio d’inflazione.
A tal proposito secondo Unctad (Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo) il prezzo delle importazioni europee potrebbe salire di un 2,3%.
Per capire bene l’origine di tutto questo bisogna tener presente che, come riporta il Freightos Baltic Index, la rata di nolo per un container standard da 40 piedi per un trasporto via nave dall’Estremo Oriente all’Europa è salito dai 2100 dollari di novembre 2020 ai 7800 dollari di febbraio 2021.
Questo significa che un container standard da 40 piedi spedito dalla Cina in Europa con all’interno un carico dal valore di circa cinquatamila dollari ha un’incidenza del costo del trasporto sul valore delle merci che è passato dal 4,6 al 15,3%, una percentuale davvero alta.
Per adesso non si sono ancora creati effetti inflazionistici ma se questo trend dovesse continuare ci sarebbero degli effetti molto importanti sul tutto il mercato che potrebbero portare a un ripensamento di tutta la filiera produttiva e della supply chain logistica.