L’emergenza Coronavirus ha reso quanto mai importanti i Dispositivi di Protezione Individuale (DPI). In particolare sotto i riflettori dell’opinione pubblica sono state poste le mascherine, beni divenuto quasi introvabile a causa della pandemia da COVID-19.
Molta la confusione generata tra le diverse tipologie presenti sul mercato.
Con l’aiuto di un Product Manager della Propac, azienda leader nel settore dell’imballaggio in Italia, cerchiamo di analizzare le caratteristiche tecniche delle diverse tipologie di mascherine.
Precisiamo subito una fondamentale distinzione tra le mascherine chirurgiche e quelle che vengono invece definite respiratori.
Le mascherine più semplici ovvero le mascherine chirurgiche non sono dei Dispositivi di Protezione Individuale ma sono certificate secondo la direttiva Dispositivi Medici.
Questo perché le mascherine impediscono semplicemente che le goccioline di secrezioni respiratorie più grosse vengano in contatto con la bocca o il naso. Inoltre non aderiscono perfettamente al volto permettendo quindi una perdita d’aria verso l’esterno.
Ci sono poi quelle che rientrano nella definizione di respiratori, in quanto riconosciute come Dispositivi di Protezione Individuale poiché rispondono a criteri essenziali per garantire la salute e la sicurezza delle persone.
Ne esistono di diverse forme: a conchiglia rigida oppure anatomica per aderire perfettamente al volto grazie ad una texture morbida. Tutte le tipologie esistono inoltre con o senza valvola: la presenza di quest’ultima è consigliata se si ha la necessità di utilizzare la “mascherina” tutto il giorno favorendo l’espirazione per abbassare l’umidità all’interno del facciale rendendo la respirazione più confortevole e sicura.
Occorre infine precisare che i respiratori, anche chiamati facciali filtranti, subiscono un’ulteriore suddivisione a seconda della classe di protezione, tra FFP1, FFP2 e FFP3.
I facciali filtranti FFP1 sono utilizzati per proteggersi dalle basse concentrazioni di polveri fini e aerosol a base oleosa o acquosa, ad esempio lavori di tinteggiatura, trapanatura e taglio.
I facciali filtranti FFP2 invece, vengono utilizzati quando le concentrazioni precedenti iniziano ad essere di modeste entità ad esempio operazioni con cemento, gesso oppure polveri di legno.
Infine esiste un terzo fattore protettivo FFP3 quando le concentrazioni di polveri sopra citate diventano elevate e quando si utilizzano polveri pericolose come nel settore farmaceutico o nelle lavorazioni con agenti biologici.
Occore infine chiarire che tutti i facciali filtranti sono monouso ovvero studiati per essere utilizzati solo una volta. Ci si riferisce però ad una giornata lavorativa intera in cui viene contemplato un uso di almeno 6-8 ore.
Per questo motivo se utilizzati per un tempo ridotto è possibile impiegarli nuovamente purché riposti nell’apposita confezione sterile seguendo attente procedure di sicurezza.
Inoltre bisogna diffidare dalle mascherine che non hanno stampato il fattore protettivo o che non riportano la stampa CE che ne attesta la conformità a norma di legge.
Per saperne di più visita il sito www.propac.it