15 Gennaio 2020
di Stefano Bianchi
Che cambiare sia difficile non lo scopro certo io adesso. D’altro canto è sufficiente guardare un film o leggere un libro per rendersi conto del fatto che i protagonisti spesso sono immutabili, granitici, fotogramma dopo fotogramma e pagina dopo pagina. Se non cambiano loro perché dovremmo farlo noi?
I governi fanno leggi che, se proprio non ostacolano, perlomeno non favoriscono, le banche non prestano i soldi che servono per fare interventi “seri”, “strutturali” sui sistemi logistici delle nostre aziende, gli stessi manager spesso finiscono ad occuparsi di logistica per caso, per supplire a un’emergenza, oppure perché i posti nel commerciale o nel controllo di gestione erano tutti occupati.
Ma noi dobbiamo cambiare.
La logistica è sporca e brutta in parte anche per colpa nostra, nel senso che tutti noi non stiamo dando il nostro pieno contributo per migliorarla.
Ci rendiamo conto che qualcosa non va, abbiamo un “maldipancia logistico” e dopo affannose ricerche lo individuiamo anche, ne comprendiamo le cause, lo misuriamo e troviamo anche quale sarebbe la terapia corretta per debellarlo.
E poi? Spesso ci spaventiamo e ci fermiamo.
Perché?
Perché non siamo in grado di condividere in modo adeguato il problema con la direzione aziendale, oppure perché gli investimenti non sono previsti a budget, o anche per la diffusa diffidenza verso l’automazione o l’informatizzazione applicate alla logistica invece che in altre aree più nobili.
Ma in verità sullo sfondo aleggia sempre lei: la paura di cambiare!
A nessuno piace sentirsi calare sulla testa un dogma logistico che ti dica cosa devi fare e come lo devi fare: spesso la resistenza al cambiamento si manifesta quando avvertiamo che quello non è il “nostro progetto”, ma il progetto, oscuro e strampalato di qualcun altro.
Pur in questo scenario a tinte fosche, noi dobbiamo sforzarci di migliorare, perché la logistica è sporca, è brutta, ma è anche l’arma strategica che ci consente di vincere. Gli altri se ne dicono convintissimi a parole, noi logistici dobbiamo crederci davvero!