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I dati del settore della supply chain e il cambiamento climatico
Il report dell’IPCC mette sotto esame il settore della supply chain ma d’altra parte i dati che vengono raccolti possono offrire una rapida vittoria contro il cambiamento climatico


10 Maggio 2022

I dati del settore della supply chain e il cambiamento climatico

Il più recente report dell’IPCC, relativo alla misura in cui l’attività umana sta cambiando il clima, è una lettura che fa riflettere.
Richiedendo di agire immediatamente, ci ricorda che “ogni tonnellata di CO₂ emessa contribuisce al riscaldamento globale; e in questo panorama, il settore della supply chain si trova sotto esame: è responsabile di un quinto delle emissioni di diossido di carbonio, e mentre altri settori hanno già iniziato a diminuire le loro emissioni, sebbene gradualmente, quello logistico sta procedendo a rilento.

Eppure, le supply chain si trovano in una posizione privilegiata per aiutare a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità e questa situazione risulta frustrante.
Tuttavia, mentre molti player del settore stanno aspettando che i veicoli elettrici agiscano come una bacchetta magica, altri si stanno muovendo proprio adesso.
Quando il tempo è una variabile essenziale, ci sono azioni immediate e convenienti che si possono intraprendere.
In quest’ottica, i primi punti da prendere in considerazione sono l’importanza di una maggior visibilità e analisi della supply chain, la rimozione delle inefficienze e la riduzione delle emissioni attraverso un utilizzo intelligente dei dati.

I dati giusti per prendere le decisioni migliori

Da Ikea a Unilever, Apple o Coca-Cola, molti dei brand più famosi al mondo hanno reso pubblicamente nota la loro timeline verso il loro obiettivo a impatto zero, ma per quanto sia ammirevole, non ci spiega nulla di come questi obiettivi saranno misurati, nemmeno all’interno della supply chain.
Come suggerisce questo studio, infatti, mentre il 36% delle supply chain ha appena iniziato a misurare il suo livello di sostenibilità o il suo impatto sul clima, oltre un quarto non lo sta misurando.

Esiste un’evidente mancanza di visibilità nelle supply chain, che sono per loro natura complesse e sfaccettate.
Misurare l’impatto ambientale complessivo di una supply chain è effettivamente un lavoro complicato, ma deve essere realizzato per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità.

Se non sappiamo qual è il nostro livello di partenza, come potremo sapere se ci stiamo muovendo nella giusta direzione?

Per avere visibilità sulla supply chain occorre però un approccio articolato.
Come stima il World Economic Forum, la digitalizzazione ha il potenziale di ridurre le emissioni della logistica dal 10 al 12% entro il 2025, ma il 50% delle organizzazioni deve ancora avviare una digitalizzazione della supply chain che permetta maggiore visibilità.
È solo con l’accesso a dati di qualità che le supply chain possono migliorare le dinamiche che conducono allo spreco.
Per esempio, stanno emergendo nuove piattaforme software che possono aiutare le aziende nell’individuazione di fonti di approvvigionamento sostenibili, nella visibilità sulle emissioni, nella gestione e monitoraggio dei fornitori e a fare in modo che i prodotti vengano reintrodotti nella catena del valore in una logica di economia circolare.

Le aziende subiscono una pressione sempre maggiore da parte di governi e consumatori affinché sia possibile avere una visibilità più completa e aggiornata in tempo reale in ogni fase della catena del valore e utilizzino materiali e processi produttivi più sostenibili.
Per esempio, un utilizzo più smart di queste tecnologie per la visibilità può aiutare le aziende ad analizzare le loro spedizioni ed identificare così aree di miglioramento, scegliendo percorsi e modalità che generino il minor spreco possibile.
Ma queste tecnologie sono ambiziose.
La maggior parte dei sistemi di gestione dei trasporti attualmente in uso contempla solo due fattori nella scelta di un vettore: il costo e la performance.
Sarebbe invece necessario aggiungere una terza dimensione che metta in luce le emissioni di CO2, in modo che sia possibile prendere una decisione in linea con gli obiettivi relativi alle emissioni.
Una sfida ancora lontana per molte aziende, che però rappresenta un modello a cui tutti dovrebbero aspirare e al tempo stesso una soluzione che non è mai stata così vicina.

E sebbene questo livello di insight sia ancora una meta lontana per alcuni, c’è ancora molto che può essere fatto grazie alla visibilità dei dati.
Per esempio, le soste prolungate dei camion a motore acceso provocano ogni anno 11 milioni di tonnellate di CO2 e 180,000 tonnellate di NOx .
Magna International, azienda globale del settore automotive che ha prodotto oltre 3,5 milioni di veicoli, tra cui modelli per aziende come BMW e Jaguar, ha analizzato i suoi dati di visibilità per identificare possibili miglioramenti del processo.
L’azienda ha così scoperto che le spedizioni arrivavano in ritardo per il 2% del tempo e in anticipo per il 50% e, in entrambi i casi, venivano mancati gli appuntamenti ai dock.
Avere accesso a queste informazioni ha permesso loro di migliorare i processi per garantire che un ulteriore 40% delle loro spedizioni arrivasse nella finestra di 30 minuti dell’appuntamento, riducendo significativamente il tempo di permanenza.

Insieme possiamo far funzionare i dati

Affinché il settore delle spedizioni si avvii verso la decarbonizzazione, serve uno sforzo condiviso.
Il Digital LTL Council negli USA, di cui project44 è un membro fondatore, è un grande esempio di come i leader del settore possano unirsi per affrontare i problemi che il comparto deve fronteggiare.
Il Consiglio si focalizza sulla creazione di standard di settore, che saranno importantissimi nella lotta al cambiamento climatico.

Tali sforzi congiunti dimostrano la determinazione del settore a fare la sua parte in questa sfida.
Tuttavia, per sfruttare il potere dei dati a favore di supply chain sostenibili, questa collaborazione deve spingersi oltre.
Per ottenere i vantaggi di una sostenibilità data dai dati occorre maggiore apertura e standardizzazione dei dati green.
Con la volontà di tutte le parti coinvolte, questo sarà il primo passo verso un mercato più sostenibile, facendo guadagnare tempo al settore dei trasporti mentre tecnologie come quelle dei veicoli elettrici e a idrogeno sono ancora in via di sviluppo.
E, quando queste tecnologie verdi saranno pronte per l’adozione di massa, saremo pronti come mercato a misurare il loro impatto.
Solo una volta che avremo stabilito una base di riferimento per l’oggi potremo essere sicuri che avranno un ruolo trasformativo in futuro.

Come funziona una supply-chain data-driven?

Un futuro basato sulla visibilità dei dati nella supply chain è verde e luminoso.
Oggi i dati relativi alle emissioni non sono ancora utilizzati su scala, ma il vento sta cambiando.
Più organizzazioni stanno collaborando per promuovere il cambiamento, condividere insight e rendere disponibili i dati, il che è fondamentale per capire l’impatto e le strategie che si possono utilizzare.
Il nostro sarà un futuro in cui le aziende potranno ancora crescere e andare incontro alle aspettative dei clienti, con l’aiuto di processi efficienti che sono pronti a dare il benvenuto a navi a idrogeno, camion elettrici e droni, che ci porteranno al livello successivo.
Per ora, tuttavia, dobbiamo usare ciò che abbiamo a disposizione: i dati, le analisi e l’aiuto reciproco, per ribaltare la situazione a nostro favore.

A cura di Luca Apriletti, Regional Vice President Italy, Greece and MEA di project44





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