(Comunicato stamapa)
Nell’ultimo anno i leader europei e britannici si sono impegnati per trovare un accordo sulle regole che governeranno i rapporti tra i due blocchi, una volta che il Regno Unito sarà definitivamente separato dall’Unione Europea.
Ormai concluso il periodo di transizione durato quasi 11 mesi, non sono poche le aziende europee di e–commerce con clienti inglesi e le aziende britanniche con clienti UE che si domandano come questo influirà sulle loro attività, soprattutto sulla vendita ai clienti e sulle spedizioni.
“Sfortunatamente, il 61% delle aziende inglesi non si è preparato a lasciare formalmente l’Unione Europea. E con ben 2,31 milioni di cittadini europei che lavorano nel Regno Unito, non mancheranno le sfide riguardanti le assunzioni – ha commentato Francesco Borghi, CEO di ShippyPro – Come se non bastasse, c’è la preoccupazione che la Brexit danneggi gli investimenti nazionali ed esteri delle economie europee. E già il fatto che colossi come Amazon abbiano sospeso temporaneamente le consegne di piccoli pacchi tra UK e UE nell’Amazon Partnered Carrier Programme, fa capire quanto, terminato il periodo di transizione, rimanga ancora molta incertezza sugli scenari futuri”.
Quello che è certo è che le aziende e–commerce nel Regno Unito con clienti europei verranno colpite in modo diverso rispetto a quelle europee con clienti inglesi ma in ogni caso si prevedono sostanziali cambiamenti per tutti:
“Potrebbero manifestarsi ritardi nelle spedizioni da e verso il Regno Unito e l’UE, le tasse e dazi aggiuntivi potrebbero spingere più clienti ad acquistare da marchi e–commerce locali piuttosto che internazionali e potrebbe anche manifestarsi un calo del tasso di cambio della sterlina”, ha aggiunto Francesco Borghi.
I merchant che operano da e verso il Regno Unito si troveranno quindi ad assolvere a nuovi obblighi amministrativi e a doverli implementare nei loro processi.
ShippyPro, la piattaforma per la gestione delle spedizioni, tracking e resi degli ordini, ha individuato i principali punti dolenti e ha provato a fornire un prontuario di indicazioni utili per affrontarli.
Vediamo quali:
Dichiarazione doganale CN22, CN23
Le aziende e i privati che inviano merci dal Regno Unito nell’UE dovranno compilare un modulo di dichiarazione doganale, CN22 o CN23.
CN22 – Colli con un peso fino a 2 kg e un valore fino a €425
CN23 – Colli con un peso da 2 a 20 kg con un valore pari o superiore a €425
DAP e DDP
La scelta di utilizzare il servizio DAP (Delivered at Place) o il DDP (Delivered Duty Paid) dipende dal tipo di attività. Con DAP, l’importatore è responsabile del pagamento dei dazi. Con DDP è invece l’esportatore a pagarli prima di consegnare il prodotto.
La maggior parte delle aziende di e–commerce B2C dovrebbe utilizzare il servizio DDP in modo da soddisfare le aspettative dei clienti. Il DAP potrebbe rivelarsi la strategia giusta per le società di e–commerce B2B o per quelle che consegnano grandi quantità di merci a un rivenditore.
I venditori UE che prevedono di spedire ordini inferiori a £135 nel Regno Unito devono registrare l’IVA presso l’HMRC. Se spedisci nel Regno Unito dovrai riscuotere l’IVA sugli ordini inferiori a £135 (questa responsabilità spetta invece alla piattaforma se utilizzi un marketplace come Amazon o Ebay).
“Il nostro consiglio ai merchant in questo ultimo caso è quello di giocare di anticipo e rivedere la propria strategia di spedizione e–commerce – ha aggiunto Francesco Borghi – Tuttavia suggeriamo di non eliminare la possibilità di reso nei mercati chiave: possiamo confermare che un’ottima esperienza di reso può aumentare le conversioni e la fidelizzazione dei clienti. Il nostro software di spedizioni è ovviamente conforme alla Brexit e contiamo di supportare sempre di più i nostri clienti merchant che spediscono da e verso il Regno Unito a trovare le risposte giuste alle loro domande”.