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Lavorare come autotrasportatore: padroncino o dipendente?
Una pratica guida per conoscere gli step da seguire per lavorare come autotrasportatore


Servizi e accessori per il trasporto

Lavorare come autotrasportatore: padroncino o dipendente?

10 Dicembre 2020

Lavorare come autotrasportatore è una scelta impegnativa che richiede preparazione, dedizione e capacità di adattamento. In Italia il trasporto su gomma rappresenta ancora una quota rilevante della movimentazione delle merci: oltre l’80% dei volumi nazionali passa dalla strada. L’aumento dell’e-commerce, insieme alle trasformazioni della supply chain post-pandemia, ha fatto crescere la domanda di trasporti, ma anche le difficoltà legate a concorrenza internazionale, burocrazia e costi in aumento.

Dipendente o padroncino: le due strade possibili

Quando si parla di autotrasportatori possiamo distinguere due categorie principali:

  • Dipendente: lavora alle dipendenze di un’azienda di trasporto o di logistica, con contratto subordinato e tutele sindacali.
  • Padroncino: autotrasportatore che opera in proprio, aprendo partita IVA e iscrivendosi all’Albo degli Autotrasportatori conto terzi.

Scegliere la strada del padroncino offre maggiore autonomia, ma comporta anche oneri fiscali e gestionali significativi. La concorrenza degli operatori provenienti dall’Est Europa, soggetti a regolamentazioni meno restrittive, continua a rappresentare una sfida per i piccoli imprenditori italiani.

Il contesto del trasporto su gomma

Negli ultimi anni, l’autotrasporto in Italia ha dovuto affrontare cambiamenti radicali: carenza di autisti qualificati (oltre 20.000 mancano all’appello secondo il MIT 2024), aumento dei costi di carburante e assicurazioni, nuove normative europee sul cabotaggio e sul distacco dei conducenti.
Parallelamente, sostenibilità e digitalizzazione hanno introdotto obblighi aggiuntivi: utilizzo del tachigrafo digitale, gestione delle eCMR e rispetto dei target di riduzione delle emissioni di CO₂ fissati dall’UE. Per chi entra oggi nella professione, ciò significa più opportunità, ma anche più competenze richieste.

Come si diventa autotrasportatori

Per esercitare la professione è obbligatorio conseguire la Carta di Qualificazione del Conducente (CQC), prevista dalle normative europee per chi possiede patente C o D.
Il percorso prevede:

  • 150 ore di formazione tra teoria e pratica, distribuite in circa quattro settimane;
  • frequenza obbligatoria, con massimo sei ore di assenza consentite;
  • un esame finale presso la Motorizzazione Civile.

La CQC ha validità di 5 anni e può essere rinnovata tramite un corso di aggiornamento di 35 ore.

Padroncino o dipendente: cosa conviene nel 2025?

Nel 2025, la scelta tra lavoro dipendente e attività da padroncino dipende da priorità personali ed economiche:

  • Un autotrasportatore dipendente guadagna in media tra 1.600 e 2.000 euro netti al mese, con ferie, malattia e contribuzione regolare;
  • Un padroncino può arrivare a 3.000-3.500 euro mensili, ma deve sostenere costi di leasing, carburante, manutenzione, pedaggi e assicurazioni. I margini reali possono ridursi sensibilmente in periodi di flessione della domanda o di aumento dei prezzi dei carburanti.

La convenienza, quindi, non è assoluta: dipende dalla capacità di gestire l’impresa, di trovare clienti diretti e di investire in efficienza.

Documenti e abilitazioni richieste

Oltre alla CQC, chi intende lavorare come padroncino deve rispettare diversi requisiti:

  • Idoneità professionale, finanziaria e onorabilità;
  • Iscrizione all’Albo Nazionale degli Autotrasportatori;
  • Disponibilità di almeno un veicolo conforme agli standard Euro VI;
  • Capacità finanziaria minima: 9.000 euro per il primo mezzo e 5.000 per ciascuno dei successivi.

Queste condizioni, introdotte e rafforzate dal Pacchetto Mobilità UE, hanno reso l’accesso alla professione più selettivo ma anche più tutelato contro forme di concorrenza sleale.

Il futuro dell’autotrasportatore

La professione sta attraversando una trasformazione profonda. L’autotrasportatore del futuro non sarà solo un conducente, ma un operatore specializzato in tecnologie digitali e veicoli a basse emissioni. Le aziende cercano figure in grado di gestire sistemi telematici, ottimizzare i consumi e rispettare standard ambientali sempre più stringenti.
Con l’arrivo di camion elettrici e a idrogeno, cambieranno anche formazione, manutenzione e investimenti necessari. Chi saprà aggiornarsi e diversificare i propri servizi resterà al centro della catena logistica, con opportunità di crescita nonostante le sfide.

Lavorare come autotrasportatore significa muoversi in un settore in evoluzione, tra sfide normative, transizione ecologica e nuove tecnologie. Che si scelga la strada del dipendente o quella del padroncino, restare aggiornati e formati è l’unico modo per affrontare con successo un mestiere che resta fondamentale per l’economia italiana ed europea.

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