Premessa
“L’inquinamento atmosferico – ha dichiarato Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’AEA, l’Agenzia Europea dell’Ambiente – sta danneggiando la salute umana e gli ecosistemi.
Larghe fasce della popolazione non vivono in un ambiente sano, in base alle norme attuali.
Per imboccare un cammino sostenibile, l’Europa dovrà essere ambiziosa e andare oltre la legislazione attuale”.
Quali sono gli interventi a livello istituzionale e i progetti più innovativi per contrastare l’inquinamento nel settore dei trasporti?
Il mondo dei trasporti e le politiche in Europa
Il settore del trasporto merci – si muovano queste su rotaia, su gomma, via mare o via aria – è uno dei principali attori nel campo dell’inquinamento ambientale.
I tentativi europei per contrastare questa tendenza sono però molti: in Italia la Legge di Stabilità 2016 tenta di arginare il fenomeno investendo sulla movimentazione delle merci via treno; nel resto dell’Europa, ad esempio, in Germania il Governo ha costituito una task force per sostenere la diffusione dell’LNG (gas naturale liquefatto) per il trasporto merci sulle strade tedesche, mentre in Francia al Parigi Air Show è stato recentemente presentato l’aereo elettrico E-Fan.
Segnali che confermano una tendenza sempre più rivolta all’ecosostenibilità dei trasporti.
Cargo bike
Uno dei fenomeni che sta favorendo maggiormente la svolta sostenibile dei trasporti negli ultimi anni è l’avvento globale delle cargo bike.
Già largamente diffuse in alcuni Paesi dell’Unione Europea quali Olanda e Danimarca, l’utilizzo delle due ruote per l’ultimo miglio del trasporto merci sta rivoluzionando la logistica di molti Paesi.
Secondo uno studio condotto da Cyclelogistic – un progetto europeo per il trasporto di beni e servizi via bici – “il 51% dei trasporti merce non supera i 7 chilometri di distanza e non va oltre i 200 chili di merce, quindi potrebbe già oggi essere effettuato in bicicletta”.
Robuste e affidabili, le cargo bike richiedono poca manutenzione e comportano notevoli vantaggi per le aziende che le adottano: il calo dei consumi energetici, l’abbassamento delle emissioni di CO2, la riduzione dell’inquinamento acustico, le facilitazioni nel parcheggio stop-and-go, nonchè la diminuzione della congestione cittadina (tema non da trascurare, soprattutto in Italia) e l’aumento della qualità della vita urbana.
Da valutare attentamente, oltre ai vantaggi appena citati, è anche il miglioramento della brand image aziendale: la scelta “green” non comporta solo risparmi economici, infatti, ma si traduce anche in un cambiamento d’immagine che piace al nuovo millennio, con un vantaggio sui competitors “motorizzati”.
La prima iniziativa italiana in questo campo è del 2008, con il progetto della milanese Urban Bike
Messengers.
Precorrendo il trend degli eco-corrieri dello Stivale, l’azienda ha preceduto altre iniziative simili come quelle di BiciCouriers a Milano, ItalianBikeMessenger a Modena, EcoBikeCourier a Genova, e BycicleExpress, impresa del cagliaritano con una discreta diffusione in tutta Italia.
Le maggiori difficoltà per sdoganare il trasporto eco-sostenibile su due ruote, nel nostro Paese, consistomo nella mancanza di infrastrutture adeguate, come sottolinea Giulietta Pagliaccio, Presidente di Fiab, la Federazione Italiana Amici della Bicicletta: “Il settore delle cargo bike è in crescita, per cui serve un cambiamento netto della mobilità urbana, troppo complicata per le bici e ancor di più per mezzi che trasportano merci.
Auspichiamo – continua Giuletta Pagliaccio – che vengano istituite le “zone 30”, dove il limite dei 30 km/h sia uno standard di sicurezza certificato”.
Le catene logistiche e il mondo elettrico
Nel mondo del trasporto su gomma l’avvento dei motori elettrici (che, come già citato riguardo al Parigi Air Show, sta tentando ora di conquistare anche il trasporto aereo) pare molto probabile.
I motivi principali dell’analisi, condotta a livello mondiale da numerose multinazionali, non è tuttavia da ricercare solamente nel miglioramento della brand image, ma soprattutto nel beneficio economico.
Non è un caso, infatti, se molti big del settore, Amazon per citarne uno su tutti, si stanno muovendo in questo campo: i bassi costi di manutenzione delle flotte, abbinati al risparmio sui consumi, che si stimano solitamente dal 15% al 25% rispetto ai motori a scoppio, creano un calo dei costi esponenziale chilometro dopo chilometro.
La problematica maggiore nel muovere veicoli ad alimentazione elettrica, ossia la fornitura di energia sulle reti stradali, sta venendo progressivamente superata dall’installazione di infrastrutture sempre più presenti, per rendere percorribili anche le lunghe rotte commerciali che il businness del trasporto merci richiede.
La ricerca di nuove fonti energetiche: i combustibili alternativi
La seconda frontiera del mondo dei motori, anch’essa in forte crescita nel nuovo millennio, è la conversione a combustibili alternativi: gas naturale, GPL, idrogeno e bio-combustibili sono alternative valide ed efficaci a benzine e diesel, ma in alcuni casi più difficili da sostenere.
L’utilizzo su larga scala di tali fonti energetiche, infatti, richiederebbe lo studio e la progettazione di nuovi propulsori che gestiscano ottimalmente la loro potenzialità, e che li renda effettivamente competitivi sul mercato.
Altri fattori critici, che riguardano soprattutto l’idrogeno, sono i costi di conservazione e di realizzazione di strutture per il rifornimento, barriera che sta venendo lentamente affrontata a livello globale, con un picco di utilizzo per la fonte energetica previsto nel 2030, secondo, ad esempio, le previsioni del Porto di Rotterdam.
Sorpassati concettualmente gli impianti a GPL e metano, fortemente ecologici rispetto a benzina e gasolio, ma più complicati da installare e gestire (tanto che spesso si opta per impianti ibridi), i bio-combustibili sembrano essere la migliore alternativa, sulla carta, al petrolio.
Pienamente compatibili con la tecnologia motoristica dei nostri giorni, estremamente economici, producibili da più fonti e rinnovabili, di sicuro saranno al centro del dibattito energetico anche nei prossimi anni.
La ricerca di nuove fonti energetiche: il DL retrofit
Con la visione di un futuro avido di combustibili fossibili, il mondo ha cercato nuove soluzioni che, da improbabili o improponibili, si stanno rivelando invece fattibili, come nel caso dell’alimentazione elettrica.
Lo confermano le scelte imprenditoriali di grandi, medie e piccole aziende, e lo testimoniano persino le scelte del Governo: il decreto 219/2015, “Regolamento recante sistema di riqualificazione elettrica destinato ad equipaggiare autovetture M ed N1”, pubblicato in Gazzetta Ufficiale l’11 gennaio scorso e ribattezzato “DL retrofit”, disciplina le procedure per commutare i veicoli a benzina o gasolio in mezzi a esclusiva trazione elettrica.
Dato il lato operativo, che nel pratico richiede uno sforzo equiparabile all’installazione di un impianto a GPL o metano, con il decreto legge è stata fornita la base regolamentare necessaria a un notevole cambiamento “green”: un motore elettrico con convertitore di potenza, una fornitura di batterie e un’interfaccia con la rete pubblica di ricarica saranno quindi gli unici elementi necessari per ottenere un veicolo meno inquinante e far aggiornare la carta di circolazione alla Motorizzazione.