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Identificazione Automatica e Mobile Computing.
Intervista a Giorgio Solferini, Presidente Gruppo Alfacod.


Hardware e Software per il Magazzino

Identificazione Automatica e Mobile Computing.

14 Gennaio 2013

Premessa


Il Gruppo Alfacod studia e realizza Sistemi e Soluzioni evolute per l’Identificazione Automatica.
È presente sul mercato dal 1986, e fornisce al mercato dell’ICT – Information and Communication Technology – i prodotti AIDC (Automatic Identification and Data Capture) in Italia e non solo.

Il Gruppo è oggi leader nella realizzazione di soluzioni per l’AIDC e vuole mantenere questo ruolo, attraverso un continuo aggiornamento dei prodotti e delle tecnologie migliori, mettendo a disposizione dei clienti una competenza di quasi 30 anni.

Alfacod vanta diversi successi, in soluzioni di logistica, gestione ordini, copertura wi-fi di 4° generazione, ottimizzazione processi di magazzino e movimentazione merci, gestione riordini, tracciabilità merci, voice-picking, rfid e altri ambiti.

Il 2012 è stato fitto di eventi, organizzati dall’Accademia Italiana dell’AIDC, focalizzati sulle tecnologie, le soluzioni e i dispositivi di identificazione automatica e raccolta dati.

In attesa del prossimo evento, che si terrà il 24 gennaio 2013 e riguarderà la contraffazione, il Presidente del Gruppo, Giorgio Solferini, ci illustra il mondo dell’Identificazione Automatica.

Intervista

RFID: il settore della logistica aveva guardato all’RFID come a una tecnologia in grado di rivoluzionare i processi di identificazione e movimentazione delle merci, ma così non è stato.
Quali sono i settori che la utilizzano maggiormente, e quali le criticità che ne disincentivano l’utilizzo?

Nella maggior parte dei casi, non si può vivere solo di RFID.
Infatti, solo in particolari situazioni viene utilizzato questo sistema, mentre per la maggior parte delle aziende, la tecnologia RFID non soddisfa per esigenze economiche.
Il mercato non è così ricettivo come lo si immaginava.
L’aspettativa era altissima, e tale aspettativa era dovuta al modo troppo superficiale col quale questa tecnologia era stata presentata.
Chi vendeva ha dato ai possibili fruitori delle speranze troppo elevate, senza tener adeguatamente conto delle problematiche economiche e pratiche.
Si è così diffusa l’idea che si potesse risolvere tutto senza limiti, quando invece l’RFID ha delle criticità applicative.
Tali criticità riguardano in primis un limite economico, giacché l’RFID è una tecnologia più costosa del barcode; poi di sviluppo tecnologico, nel quale il barcode è avanti anni luce.
Pertanto, solo pochi ambienti produttivi hanno interesse nello scegliere la tecnologia RFID: prima fra tutte il mondo del fashion, nel quale l’RFID consente ad esempio di fare inventari in pochissimo tempo, con una riduzione in termini di tempistica nettamente significativa, rispetto alla lettura del barcode o di altre tecnologie.
In questo caso l’RFID ha risposto bene all’esigenza di concentrare in tempi stretti operazioni come quella dell’inventario, sfruttando il vantaggio di poter leggere tante referenze in un colpo solo.

Identificazione Automatica e Reverse Logistics: quale ruolo gioca l’Identificazione Automatica nella gestione della Reverse Logistics, alla luce di specifiche normative, ad esempio il recupero dei RAEE,e specifiche esigenze, ad esempio il sistema di tracciabilità dei rifiuti o la raccolta differenziata nelle città?

Alcune esperienze le abbiamo fatte ad esempio nella raccolta differenziata.
Questi tipi di applicazioni non hanno nulla di marcatamente caratteristico, perché sono simili a tutti i processi di identificazione di merci.
I sistemi di Identificazione Automatica sono solitamente utilizzati nella produzione e nella movimentazione delle merci “nobili”.
Ripeto, si tratta dei medesimi processi.
Oggi non è inusuale trovare chi raccoglie i rifiuti dotato di un terminale portatile.
La novità sta solo nel vedere l’utilizzo di tecnologia in questo campo applicativo.
Le tecnologie del barcode e dell’RFID vengono applicate nei sacchetti dei rifiuti.
L’RFID comporta costi maggiori.

L’esigenza di ‘fare cultura’ su uno specifico tema implica avere constatato che, come spesso accade, la soluzione non sta nella tecnologia, ma in come questa viene implementata.
Quali sono le resistenze maggiori che avete riscontrato nei confronti di un approccio ai processi che prevede l’utilizzo di tecnologie per l’identificazione automatica?

Credo che oggi resistenze non ci siano più.
ALFACOD è nata quando il barcode era ancora una novità, per molti rappresentava un’incognita.
Oggi invece le tecnologie sono talmente pervasive, che ormai lo stesso consumatore le usa: l’iphone che legge i codici bidimensionali, ecc..
Ormai non ci sono più remore. Siamo tutti predisposti.
Logicamente c’è chi capisce o chi fa fatica a capire il beneficio di questo investimento; chi ci arriva e ha maggiore disponibilità economica o chi ci arriva e ha meno disponibilità economica.
Resta il fatto che chi non adotta queste tecnologie si potrebbe sentire comunque inadeguato.
Altro concetto è fare cultura: perché la cultura sulle tecnologie dell’Identificazione Automatica non è scritta sui libri e non se ne parla nelle scuole.
Le aziende possono avere informazioni quando entrano in relazione con chi propone queste tecnologie, spesso tutto è condizionato dalle competenze e dalla preparazione di chi propone queste tecnologie.
Nel 2008 abbiamo deciso di fare la nostra piccola parte.
Abbiamo fondato l’Accademia Italiana dell’AIDC, che si propone di fare cultura sulle tecnologie, sulle applicazioni, sui prodotti che riguardano il mondo dell’identificazione automatica.
A oggi abbiamo già organizzato 80 eventi, con una partecipazione di oltre 1000 persone, senza contare chi può consultare i filmati e il materiale messi a disposizione degli utenti.
Abbiamo adibito nella nostra azienda una sala per l’Accademia per fare meeting.
Abbiamo un fitto programma anche per il 2013: il prossimo appuntamento sarà il 24 gennaio, con un evento che riguarda l’argomento della contraffazione.

L’Accademia AIDC, grazie al contatto diretto fra chi fornisce soluzioni e tecnologia e chi le utilizza, è un osservatorio privilegiato per monitorare i cambiamenti di approccio, che in settori molto orientati all’innovazione tecnologica spesso sono rapidi.
L’introduzione sul mercato di dispositivi per operare in mobilità (tablet, smartphone), destinati all’utente finale più che agli operatori del settore, ha influenzato anche le esigenze in ambito business?

La mobilità è l’argomento del giorno.
Significa poter operare con queste tecnologie in modo sicuro, veloce, fruibile, ovunque, con il conseguente vantaggio per l’azienda.
ALFACOD sta lavorando moltissimo in questo ambito: ad esempio in applicazioni relative all’assistenza tecnica sul campo, alla lettura di contatori, alle applicazioni outdoor di fabbrica ed indoor grazie anche a nuove tecnologie.
In questo periodo siamo molto impegnati nello sviluppo di soluzioni di mobilità con tecnologie rivoluzionarie che permettono di identificare gli spostamenti della merce non solo con il barcode, l’RFID o altro, ma con tecnologie RTLS per identificare il movimento fatto da un carrello con l’uso di tecnologie Gps, di visione o simili, abbinate al Wi-Fi.
I carrelli, con a bordo telecamere, quando passano sopra appositi marker, disegnati sul pavimento, permettono la registrazione del movimento consentendo la ricostruzione precisa della posizione dello stesso.
In questo modo un carrello appositamente attrezzato viene tracciato permettendo all’ERP di interagire costantemente con lui: indirizzarlo, ricevere i suoi feed-back, calcolare i tragitti, ecc.
Un sinottico consente di visualizzare il tutto su PC.
Può essere utilizzata anche in magazzini all’aperto (ceramiche, interporti).
Il nostro sistema è paragonabile a un mouse che si muove sul tappetino dove il movimento appare con precisione sul video.

Vorrei cogliere la suggestione orwelliana del titolo di un vostro evento, ‘Il grande carrello’, declinandola dal punto di vista dell’utente finale.
Secondo lei, esiste il rischio concreto che i nostri gusti e la nostra vita siano sempre meno nostri e sempre più alla mercé di chi desidera venderci qualcosa?
E dal punto di vista culturale, ritiene che le persone abbiano un’adeguata percezione del valore, anche economico, delle proprie inclinazioni e dei propri gusti personali?

Ormai credo che dobbiamo adeguarci a questa inevitabile tendenza.
Se un retailer potesse conoscere alla perfezione i gusti del consumatore e sapere dove si trova esattamente, avrebbe ottenuto tutto ciò che è immaginabile.
Nella grande distribuzione, effettivamente sarebbe possibile conoscere la posizione del cliente e monitorare i suoi spostamenti verso i diversi scaffali, attraverso il telefonino, nel momento in cui il cliente si collega al server attraverso la rete Wi-Fi.
In questo modo potrebbe tenere monitorate nel tempo le scelte del consumatore e influenzarlo.
Sinceramente non vedo in tutto questo un pericolo.
Tempo fa ci fu la drammatizzazione comune riguardo i Tag RFID apposti su certe etichette di capi d’abbigliamento: si pensò al pericolo fantascientifico di essere monitorati nei nostri spostamenti attraverso satelliti e certi progetti saltarono per “eccesso di fantascientismo”.
Oggi la cosa mi sembra molto normale.
Che preoccupazione abbiamo?
Di essere influenzati nei gusti da sistemi di questo genere quando ad esempio lo siamo costantemente attraverso la televisione?





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