Il settore agroalimentare, per tipologia e varietà di merci, è il più complesso, anche dal punto di vista legislativo: sull’onda degli scandali alimentari di inizio anni ’90 (un esempio per tutti la BSE), che hanno messo in evidenza alcuni punti critici della filiera alimentare, è stata chiaramente avvertita dai consumatori l’esigenza di sicurezza microbiologica delle merci distribuite e la trasparenza delle informazioni fornite (basti pensare alle molte modifiche apportate alle norme sull’etichettatura e sulla presentazione dei prodotti alimentari).
Semplificando questo scenario, il complesso iter di armonizzazione legislativa messo in atto dalla UE ha da un lato l’obiettivo di stabilire protocolli e procedure comuni per garantire la sicurezza dei prodotti alimentari (e di far fronte in modo rapido ed efficace ad eventuali situazioni di emergenza), dall’altro quello di preservare la tipicità e le peculiarità delle preparazioni alimentari dal rischio di standardizzazione del gusto e di contraffazione.
La necessità di esportare, insieme alle merci, anche la cultura alimentare è particolarmente avvertita dai produttori italiani: prodotti dalla tradizione secolare, spesso legati indissolubilmente a particolari e ristretti contesti geografici e ambientali, sono esposti al rischio di contraffazione da parte di chi riproduce una bandiera italiana sulla confezione e immette a basso costo sul mercato alimenti che in parte richiamano, anche nel nome, quelli originali, contando sull’impreparazione culturale dei consumatori.
L’obbligo di tracciabilità alimentare, istituito dal Regolamento CEE n. 178 del 28/01/2002 (Art. 18), è uno dei provvedimenti europei che, facendo riferimento al Libro Bianco sulla sicurezza alimentare (Bruxelles, 12/01/2000 – Com (1999) 719 def.), ne attua alcune disposizioni volte a mettere a disposizione dei cittadini europei gli standard più elevati possibili di sicurezza alimentare.
Aton Spa, in collaborazione con Intermec Technologies, ha organizzato per il 19 giugno a Parma, presso l’Academia Barilla, un convegno gratuito dal titolo Tracciabilitalia: competitività, soluzioni e tecnologie per la tutela del Made in Italy, al fine di fare il punto della situazione sulla tracciabilità alimentare in Italia e illustrarne alcune applicazioni che vanno oltre il permettere agli operatori di «individuare chi abbia fornito loro un alimento, un mangime, un animale destinato alla produzione alimentare o qualsiasi sostanza destinata o atta a entrare a far parte di un alimento o di un mangime» (Reg. 178/2002, Art. 18, comma 2).
Soprattutto per la PMI, da sempre vanto del contesto imprenditoriale italiano, la tracciabilità potrebbe costituire non tanto un obbligo burocratico da rispettare, ma una concreta opportunità per garantire sia l’origine dei prodotti sia la qualità delle materie prime, al fine di trasmettere al consumatore in assoluta trasparenza le peculiarità degli alimenti e accrescere conseguentemente la propria competitività in un mercato fortemente concorrenziale.
Questo anche grazie alla rapida evoluzione tecnologica che, diffondendo su larga scala e abbattendo i costi, ha reso soluzioni in principio elitarie di sempre più comune utilizzo, permettendo alle aziende di andare un poco oltre l’infrastruttura informatica minima per rispondere alle disposizioni comunitarie: il convegno sarà in particolare focalizzato sull’RFID.
In occasione del convegno del 19 giugno, verrà presentato il Primo Rapporto sulla Tracciabilità Alimentare in Italia, uno studio realizzato da Aton Spa e dal Cedites (Centro Studi per la Divulgazione della Tecnologia e della Scienza) che analizza stato di adozione, opportunità, committment e resistenze verso i sistemi di tracciabilità nel nostro paese.
In questa sede anticipiamo che lo studio, realizzato mediante interviste ad esponenti significativi del mondo istituzionale, comunitario, imprenditoriale e dei consumatori, rileva come la normativa comunitaria sia largamente applicata in Italia in quanto obbligo a cui ottemperare, ma abbia ancora consistenti margini di miglioramento per quanto riguarda la cosiddetta ‘tracciabilità evoluta‘.
Nonostante sia percepita da tutti gli operatori come un elemento di valore, a parte alcune eccezioni quali la GDO, la tracciabilità è ancora poco utilizzata come risorsa per eccellenza per consentire alle piccole e medie aziende di garantire l’italianità dei propri prodotti e incentivare la domanda da parte dei consumatori, mentre i fornitori di tecnologia mettono già a disposizione soluzioni come l’RFID e a seguire Gps, Gprs, Umts, Wi-Fi e in prospettiva futura il Wi-Max.
Infine il Presidente del Cedites Paolo C. Conti, che in occasione del convegno presenterà ai partecipanti i risultati del Rapporto, rileva che «Le attuali leggi sulla traccabilità alimentare sono state concepite più di un decennio fa e risentono quindi di un’intrinseca timidezza.
Il contesto di oggi, riferito alla relazione dei cittadini con la privacy e alle nuove opportunità che la tecnologia ci mette a disposizione, suggerisce l’opportunità di una profonda rivisitazione di tali norme: un atto dovuto per consentire a tutti di beneficiare anche nel comparto alimentare delle opportunità della tracciabilità evoluta».