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Verso l’addio agli imballaggi green? Il 75% delle aziende seguirà solo le norme
Gartner prevede il tramonto delle iniziative volontarie nel packaging sostenibile entro il 2028


Packaging

Verso l’addio agli imballaggi green? Il 75% delle aziende seguirà solo le norme

29 Luglio 2025

Entro il 2028, il 75% delle aziende abbandonerà gli obiettivi volontari di imballaggio sostenibile, allineandosi unicamente alle normative vigenti. Lo afferma Gartner, tra le più autorevoli società di ricerca al mondo, delineando uno scenario in cui le aziende non riescono più a sostenere impegni superiori alle richieste legislative. Nel 2023, l’adozione di imballaggi sostenibili ha raggiunto il 50%, rispetto al 36% del 2021, ma molte imprese si trovano oggi in difficoltà nel rispettare i propri target. La transizione verso un’economia circolare rischia quindi di rallentare, nonostante normative sempre più stringenti come quelle europee, che impongono la piena riciclabilità, riutilizzabilità o compostabilità di tutti gli imballaggi in plastica entro il 2030.

EPR: la nuova frontiera della responsabilità d’impresa

Alla base del cambiamento vi è l’Extended Producer Responsibility (EPR): un approccio normativo che impone ai produttori la piena responsabilità – sia operativa che finanziaria – degli imballaggi immessi sul mercato. Negli Stati Uniti, sono già 12 gli stati ad aver introdotto leggi EPR per il packaging, e altri 7 hanno approvato disegni di legge.

Le aziende dovranno:

  • dichiarare quantità e materiali degli imballaggi utilizzati;
  • dimostrare la conformità agli standard di riciclabilità;
  • sostenere i costi tramite quote versate a una PRO (Producer Responsibility Organization), che gestisce raccolta fondi e adempimenti normativi.

Questa transizione implica investimenti consistenti in strumenti di data management, compliance e redesign del packaging, con impatti significativi sul conto economico.

Costi in crescita e design vincolato: il nuovo scenario per i CSCO

Secondo John Blake, Senior Director Analyst nella Supply Chain practice di Gartner, il 90% degli obiettivi pubblici legati al packaging sostenibile resterà irraggiunto entro fine 2025. Le cause principali: infrastrutture insufficienti, comportamenti dei consumatori non allineati e dipendenza da plastiche monouso. Le aziende dovranno ripensare la progettazione degli imballaggi sulla base delle normative, con impatti su:

  • materiali e tracciabilità;
  • etichettatura e informazione ambientale;
  • riutilizzabilità e destinazione post-consumo.

I Chief Supply Chain Officer (CSCO) sono chiamati ad attivarsi subito per allineare le proprie strategie a questi cambiamenti, sensibilizzando tutti i reparti coinvolti: marketing, produzione, R&D, approvvigionamenti e logistica.

Gartner raccomanda tre azioni prioritarie:

  1. Formare internamente tutti i team sui rischi normativi dell’EPR;
  2. Creare tavoli di confronto con l’intera filiera (fornitori, trasportatori, partner logistici);
  3. Integrare le normative nei processi di design e sourcing, per evitare sanzioni e perdita di competitività.

Tra opportunità e rischi: cosa aspettarsi per il futuro

Il packaging è oggi un asset strategico, non più solo un contenitore. Le aziende che sapranno trasformare l’obbligo normativo in leva di innovazione avranno un vantaggio competitivo.

Viceversa, chi non si adatterà rischia:

  • sanzioni e costi crescenti;
  • esclusione da mercati regolati;
  • danni reputazionali.

Nel nuovo scenario, il packaging dovrà essere progettato in ottica di circolarità, tenendo conto delle filiere locali di raccolta e riciclo.

Aumentano quindi i margini di manovra per chi saprà investire in:

  • materiali alternativi e certificati;
  • tecnologie di etichettatura intelligente;
  • filiere di raccolta a responsabilità condivisa.

La sostenibilità non può più essere un’opzione o uno slogan. Come scrive Gartner, la compliance attiva è la chiave per tutelare i margini e differenziarsi in un ambiente sempre più regolato.

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