Nel 2021 l’Italia ha raggiunto il 22% della domanda globale, un dato molto importante soprattutto se si analizza il fatto che i vini italiani si posizionano nella fascia alta del mercato.
Per valutare l’impatto delle tensioni in atto sull’export del vino, Banco BPM e Prometeia hanno realizzato uno studio dal titolo “Stress test: il vino italiano alla prova congiunturale”.
Lo studio ha evidenziato che nel 2022, con lo scoppio della guerra russo-ucraina, c’è stato un aumento a doppia cifra per le commodity più rilevanti, dall’energia ai materiali d’imballaggio, passando per i fertilizzanti.
Nonostante i due shock, però, il fatturato delle imprese si manterrà in crescita sia nell’anno in corso (+ 2,5% i volumi) sia nel 2023 (+1,6%).
Vittorio Cino, direttore generale di Federvini, ha dichiarato: “La congiuntura economica è indubbiamente complessa.
Il conflitto russo ucraino ha ulteriormente aggravato un quadro già segnato dai rincari nella logistica e dagli aumenti dei prezzi delle materie prime (vetro +25%, cartone più che raddoppiato, tappi + 40%) che ogni giorno sempre di più mettono a dura prova gli operatori”.