Poche aziende, nella storia del commercio e del capitalismo, hanno guadagnato terreno in tanti diversi campi d’azione e in così poco tempo come Amazon.
Dopo l’e-commerce, lo streaming video, l’industria dell’entertainment e addirittura la GDO, il colosso di Jeff Bezos già nel 2012 è entrato nel campo dei servizi finanziari con il suo Amazon Lending, un servizio di finanziamento dedicato alle aziende da mille a 750mila dollari.
Nel bilancio 2015, il primo in cui si parla di Amazon Lending, l’azienda annunciava di aver erogato 1,5 miliardi di dollari in prestiti, saliti a 3,5 nel 2017.
L’azienda di Seattle non pare però volersi fermare qui.
Indiscrezioni parlando di una partnership (non ancora del tutto delineata) con JP Morgan per portare alla nascita di un servizio di conto corrente rivolto principalmente ai più giovani.
Molte sono tuttavia le domande che farebbe sorgere una soluzione di questo tipo, in primis l’utilizzo dei big data.
Dribblando i vincoli di controllo propri delle banche, Amazon potrebbe controllare e analizzare i flussi di spesa dei propri correntisti, svelando le abitudini degli utenti e proponendo a ognuno di loro, a seconda dei casi, ulteriori strumenti di finanziamento o prestito (sempre made in Amazon).
La normativa vigente dovrebbe dunque essere aggiornata garantendo privacy e vigilanza necessarie per tutelare i clienti, nonché la stabilità del sistema bancario.
Anche nella giurisprudenza, dunque, Amazon potrebbe risultare un innovatore, seppur indirettamente.