Proporre l’Italia come porta d’ingresso per l’Europa delle merci e delle rotte crocieristiche provenienti dall’Asia e ribadire il suo ruolo di cerniera di raccordo nei collegamenti e nella logistica tra Oriente ed Occidente è stato il principale obiettivo dei colloqui che il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, ha avuto con i suoi omologhi presso il ministero del trasporto (Mot) e la commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme della Repubblica popolare cinese (Ndrc), tenutisi a Pechino a margine della visita di Stato del presidente Mattarella.
Si chiama “One Belt One Road” ed è la strategia tutta italiana che il Ministro Delrio ha portato in Cina, evidenziando le significative riforme introdotte dal piano nazionale della portualità e della logistica in termini di semplificazione dei controlli e delle procedure doganali, di velocizzazione del trasferimento delle merci dalle navi alla ferrovia, di razionalizzazione nella gestione delle infrastrutture portuali e nelle decisioni sugli investimenti a queste dedicati.
Inoltre, i porti italiani possono fare affidamento sul collegamento ad una rete ferroviaria sviluppata e moderna che dall’Italia si proietta verso le diverse aree dell’Europa.
Un focus specifico è stato dedicato al tema degli investimenti infrastrutturali ed alla possibilità di sviluppare progetti congiunti in questo settore con enti ed imprese cinesi, che hanno un forte interesse ad aumentare la loro proiezione al di fuori della Cina e che nel nostro Paese possono trovare interessanti opportunità sia dal punto di vista commerciale e finanziario sia da quello della condivisione del know-how e delle capacità gestionali.
Il ministro Delrio ha illustrato i passi avanti compiuti dal nostro Paese per un assetto competitivo nei trasporti e nella logistica, in particolare la nuova Strategia per le infrastrutture e il Piano Nazionale Strategico per la portualità che ha rivisto il sistema logistico e l’organizzazione portuale italiana, con un ruolo preciso del ministro nel coordinamento degli investimenti strategici.
Si tenderà infatti a un maggior coordinamento degli interventi, proprio adesso che un consorzio italo-cinese, guidato dal China communication construction company group (Cccc) ha appena vinto la gara per la progettazione della Fase 1 del progetto del Porto di Venezia Offshore.
Il consorzio di Cccc, 3TI e Ambiente fa parte di un network internazionale, che ha coinvolto società di ingegneria provenienti da Italia, Francia, Spagna, Olanda, Belgio, Regno Unito e Stati Uniti.
Il progetto, di proprietÀ dell’Autorità Portuale di Venezia i cui vertici, peraltro, sono in fase di rinnovo, prevede la progettazione e costruzione di un terminal per container nella fase 1 del Porto di Venezia Offshore.
I punti di ingresso e uscita delle merci da e per la Cina saranno diversificati rispetto a oggi: non più solo il Pireo e Rotterdam via mare, i Paesi dell’Europa centrale saranno raggiungibili sempre di più via terra.
Inoltre, l’aumento della connettività in Asia Centrale aumenterà la concorrenza tra Europa e Cina su questi mercati, che saranno i nuovi grandi mercati emergenti del futuro.
La Cina, infatti, sta intensificando le sue relazioni bilaterali con un numero crescente di Paesi dell’Asia centrale e dell’Europa centro-orientale, e con l’iniziativa 16+1 sta cercando di bypassare i confini dell’Unione.
Al Business Forum di Pechino nel comunicato congiunto finale si richiama inoltre l’accordo sottoscritto dalla Fondazione Italia-Cina per la costituzione del Silk Road Business Council, creato per fornire informazioni su opportunità commerciali e di investimento per i Paesi lungo la Via della Seta.
Un’altra novità, nello stesso contesto, viene dal sottosegretario allo Sviluppo economico Ivan Scalfarotto che ha parlato di un possibile fondo creato con il supporto di Cassa depositi e prestiti per intervenire, addirittura, in Paesi terzi, tema rimbalzato nel convegno a porte chiuse organizzato da Pirelli a Milano la scorsa settimana proprio sulle possibili sinergie tra Italia e Cina su questo versante.
L’analisi del consumo e dell’evoluzione delle scelte di acquisto sono indispensabili per la promozione del “Made in Italy“, che ha chiuso il 2016 con un +5% delle esportazioni ed un notevole potenziale di espansione: vino, arredo, beni strumentali e meccanica, sanità e settore medicale, energie rinnovabili ed ambiente.
La Cina ha 54 parchi industriali attivi e 50.000 aziende insediate e ha investito 103 miliardi di dollari nel campo delle energie rinnovabili.
Il 2022 è l’anno in cui la Cina diventerà il più grande mercato mondiale per i beni di consumo.
Sono 600 milioni i cinesi che usano internet per i pagamenti.
Rappresenta un terzo degli acquisti mondiali di beni di lusso, altro ambito in cui si possono inserire prodotti del “Made in Italy”.
Ammonta a 38,6 miliardi di Euro l’interscambio bilaterale complessivo.
L’Italia è stato il 1° Paese dell’Eurozona per volume di investimenti cinesi nel 2015.
Ben 130 milioni di cinesi hanno viaggiato all’estero per turismo nel 2016, L’Italia è stato il 7° Paese più visitato, il 2° in Europa.
C’è un potenziale di un milione di persone interessate a visitare l’estero.
L’urbanizzazione è un fenomeno di grandissimo impatto, generando necessità di servizi di trasporto ed infrastrutture sostenibili: le città cinesi in 36 anni sono passate da 193 a 653 e oltre 20 milioni di persone ogni anno si spostano dalle campagne alle città, con un tasso di inurbamento che in 19 anni è passato dal 30 al 50%.
Nanchino, Tianjin, Xi’an e Chengdu sono state indicate come le città che in prospettiva offrono maggiori opportunità.
Le 49 frequenze previste dalle intese aeree sono tutte assegnate. Attualmente voli diretti collegano Roma e Milano con Pechino e Shanghai sulla tratta Guangzhou-Wuhan-Roma e sulla rotta Haikou-Chongqing-Roma e ci sono dal 2016 collegamenti diretti charter Roma-Tianjin, Roma-Shenyang e Roma-Zhengzhou.
L’importanza della logistica per la competitività di un prodotto è dimostrata dal caso di maggior successo commerciale degli ultimi decenni, quello della merce cinese.
L’esempio è stato illustrato anche da Fabrizio Vettosi, managing director della società Venice shipping and logistics, nel corso del forum Shipping, forwarding and logistics meet industry, svoltosi a Milano il 2 febbraio scorso.
Vettosi ha spiegato come intervenendo sui costi della logistica, le acciaierie cinesi possano comprare la materia prima risparmiando 20 dollari a tonnellata.
La Cina ha portato avanti una politica di costruzione di navi per saturare il mercato di capacità di stiva abbattendo fino quasi a zero il costo del trasporto.
“I cantieri cinesi – ha detto Vettosi – hanno voluto l’overcapacity tenendo i prezzi delle navi bassi.
Al prezzo basso delle navi – ha proseguito – corrisponde un costo del trasporto basso, che ora viene sfruttato dai carriers cinesi quale fattore competitivo anomalo nella realizzazione di prodotti intermedi, come l’acciaio”.
Il governo di Pechino sta favorendo questa tendenza.
Dal 2013 ha avviato una politica di incentivi alle compagnie che demoliscono navi che produrrebbero ancora profitti e che al loro posto ordinano ai cantieri cinesi di costruirne nuove, più moderne e efficienti e meno inquinanti.