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La consegna dell'ultimo miglio: la ciclologistica

Il futuro delle consegne è "a pedali"




Logistica Sostenibile

La consegna dell’ultimo miglio: la ciclologistica

30 Novembre 2016

Premessa
Varie ricerche rivelano che la logistica delle spedizione è un aspetto sempre più cruciale dell’e-commerce e delle vendite online, con consumatori che si aspettano consegne gratuite ed efficaci, con vari punti di contatto ma soprattutto veloci.
E cosa c’è di più veloce, nel traffico cittadino, di una bicicletta che sfreccia ovunque, zone pedonali comprese?
Senza parlare della sostenibilità ambientale e dell’allure “green”, una preoccupazione per una fascia di clienti sempre più ampia.
I dati forniti della società di consulenza TRT Trasporti e Territorio non lasciano dubbi sull’impatto della logistica urbana sulla congestione e sulla qualità dell’aria delle città.
Circa il 51% degli spostamenti motorizzati è possibile con biciclette da trasporto; entro i 5 km (7 km se a pedalata assistita) e per carichi entro i 200 kg le cargo bike risultano più competitive sul trasporto tradizionale.

Un po’ di storia
Il ritorno dei pedali nel trasporto merci è merito soprattutto dei bike messengers, giovani appassionati di cicli che si dilettano nella consegna di posta e piccoli pacchi nelle megalopoli americane.

Un entusiasmo contagioso che è sbarcato in Europa per arrivare in Italia nel 2008 per merito del primo moderno servizio di consegna con bici, l’Urban Bike Messengers (UBM) di Milano.
Da allora i corrieri a pedali si sono moltiplicati, tanto da rendere problematica la computa.

Soltanto nel capoluogo meneghino le aziende attive sarebbero più di dieci, mentre lungo la Penisola la stima di TRT arriva a contare oltre 60 imprese operative in più di 40 città, con prevalenza nel Centro e nel Nord Italia.
Un numero, dicono i responsabili della società di consulenza, destinato a crescere ancora nel 2017 con molte aperture anche nelle regioni del Sud.

Il successo dei primi “pony” a pedali deriva soprattutto dalla velocità e puntualità delle consegne.
Buste e pacchi si caricano nelle borse a tracolla e per raggiungere la destinazione si “cavalcano” biciclette leggere e agili, capaci di districarsi nel traffico, saltare le code e tagliare per parchi e zone a traffico limitato, opzioni vietate ai furgoni che sono invece costretti a seguire il flusso lento della mobilità urbana.

A favore dei cicli sono pure i tempi inesistenti per la ricerca del parcheggio e l’assenza totale di emissioni inquinanti e acustiche che li rende socialmente desiderabili.

Il favore di consensi ottenuto dagli UBM ha trovato così presto altri estimatori e ha favorito la progettazione e l’impiego di biciclette a due o tre ruote realizzate appositamente per il trasporto merci, le cosiddette “cargo bike“.
Una svolta decisiva è poi arrivata con i modelli a pedalata assistita, in grado di incrementare fino al 300% la forza impressa sui pedali dai muscoli, con il risultato di rendere gli spostamenti più rapidi e con un raggio d’azione più lungo.

Il supporto del motore elettrico risulta peraltro determinante anche per consentire l’uso dei cicli in città collinari, come Roma, Bergamo o Siena, e non certo in ultimo per aumentare i carichi.


European Cycle Logistics Federation
Nel 2014 la nascente European Cycle Logistics Federation ha attirato a Nimega, in Olanda, oltre 250 piccoli operatori e produttori di cargo bike da tutta Europa, dei quali più di 220 provenienti da oltre 20 diversi Paesi si sono associati alla neonata federazione continentale.

Un movimento che non ha lasciato indifferenti le multinazionali degli express courier, come DHL, UPS, GLS e TNT.
L’idea è di sfruttare le qualità delle bici per integrare i propri servizi di logistica, in particolare per le consegne del cosiddetto ultimo miglio.

Alcune società hanno inserito le e-cargo nelle proprie flotte, altre hanno preferito “brandizzare” con il proprio logo veicoli di altri operatori o affidare le consegne ad operatori locali.

Con l’ingresso dei corrieri internazionali si parla ormai apertamente di “ciclologistica“, ossia di un sistema organizzato per la distribuzione delle merci che utilizza, in abbinamento o meno con i mezzi tradizionali, le biciclette per il trasporto dai mini-hub cittadini ai clienti del centro.
Un sistema che, secondo gli esperti di TRT, si evolverà nel futuro completandosi con l’uso di altri mezzi a zero emissioni, quali scooter, quadricicli e furgoni elettrici, al fine di raggiungere l’obiettivo europeo di avere consegne urbane a zero emissioni entro il 2030.

La ciclologistica
A confermare il potenziale della ciclologistica sono diverse ricerche, puntualmente segnalate dall’European Cycle Logistics Federation.

Secondo le analisi di TRT Trasporti e Territorio, ben il 51% dei viaggi per il trasporto di merci effettuati in auto e furgone nelle città europee potrebbe essere svolto con le biciclette.

La percentuale si riduce al 25% considerando soltanto le consegne professionali, ossia quelle dei corrieri, anche se alcuni studi rilevano potenzialità molto maggiori: un’indagine effettuata a Berlino, ad esempio, rileva che le cargo bike potrebbero soddisfare l’85% della domanda di distribuzione cittadina delle merci.

Analisi di interesse sono pure quelle rilevate ad Amsterdam, dove i corrieri a pedali risultano il 25% più produttivi dei colleghi al volante, e a Londra, dove l’introduzione sperimentale delle cargo nella logistica urbana ha consentito di ridurre del 55% le emissioni del servizio e di tagliare il 20% delle percorrenze.
La ciclologistica, inoltre, è un modello facilmente replicabile in ogni città e richiede investimenti modesti, fattore che facilita l’avvio di nuove imprese.
Non solo.

A rendere desiderabile la diffusione del trasporto a pedali è anche la possibilità di creare nuovi posti di lavoro, aspetto di assoluto rilievo nella società attuale con alti tassi di disoccupazione giovanile.

Rispetto alla tradizionale attività di corrieri, la ciclologistica impiega, infatti, un maggiore numero di persone attive nella consegna.
Insieme alla diffusione dei ciclo servizi e tuttavia auspicabile anche una sua evoluzione deontologia.
L’impegno per il futuro, sottolineano i responsabili di TRT, deve essere di garantire un’adeguata etica nel settore, ossia definire regole che assicurino ai ciclisti condizioni di lavoro dignitose in termini economici e di tutela sanitaria.

Nexive, la posta in bicicletta
Nexive è il primo operatore postale privato in Italia.

Le biciclette circolanti nelle città in cui Nexive è presente con proprie agenzie sono oltre 415.
Nel complesso il 34% della flotta, che comprende anche scooter e van.
Nella sola provincia di Milano i postini viaggiano su 116 bici: le altre città in cui si registra un utilizzo prevalente dei pedali sono Bologna, Monza e Cremona.

Percorrendo oltre 1 milione di chilometri all’anno in bici per raggiungere l’80% delle famiglie servite, Nexive è quindi anche il primo operatore postale per impiego di biciclette e questo primato è ancor più rilevante considerando che dispone di un numero di agenzie certamente inferiore rispetto agli storici uffici postali italiani.

L’esperimento di Londra
Nella City, invece, è la spesa ad arrivare sulle due ruote.

Il supermercato Sainsbury, infatti, ha lanciato un servizio di consegne in bicicletta con recapito in un’ora.

Sainsbury ha sviluppato un’app chiamata Chop Chop, come riporta The Guardian, attraverso cui i clienti possono ordinare fino a 20 elementi.
Una spesa da consegnare da un negozio locale nel giro di un’ora.
Si tratta di un servizio che il supermercato ha testato fin dal mese di giugno a Wandsworth, utilizzando le biciclette.

Ora è in fase di estensione nelle zone centrali di Londra, tra cui Chelsea, Westminster, Fulham.

E se la spesa arriva in bicicletta, Sainsbury ha reclutato una squadra di 40 ciclisti e raccoglitori di generi alimentari.
Tutti i dipendenti diretti, sostengono il suo servizio di consegna di un’ora.
Gli ordini saranno raccolti dal personale di Sainsbury in entrambi i negozi di Wandsworth o Pimlico e i clienti pagano tramite l’applicazione, che possono anche utilizzare per monitorare la loro consegna.
Se un prodotto non è in magazzino, il negozio chiamerà il cliente per chiedere se vuole un articolo sostitutivo.
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