14 Maggio 2012
Il Sig. Rossi (nome di fantasia), imprenditore di successo di una media azienda del settore meccanico, mi invita un giorno nel suo ufficio perché vuole riorganizzare il “suo” magazzino.
Ha sentito parlare di me e della mia società di consulenza da persone che stima e, benché nutra una certa diffidenza dei consulenti, vuole capire se posso aiutarlo.
Mi racconta di essersi accorto di avere costi alti (tante persone in magazzino) e prestazioni insoddisfacenti (alla produzione manca sempre qualche cosa o le arriva sempre tutto tardi).
Facciamo un giro in azienda.
Nei giorni successivi contatto il “suo” responsabile di magazzino e mi faccio inviare qualche dato relativo ai flussi.
Predispongo una proposta di intervento che gli presento personalmente una decina di giorni dopo il nostro primo incontro.
Nel mio documento anticipo che sarebbe necessario lavorare soprattutto sugli aspetti gestionali ed organizzativi (procedure, software, ecc.); gli aspetti strutturali non sono messi malissimo (il magazzino è come tanti altri).
Fino a quel momento, per il mio impegno, non avevo preteso alcun compenso, ma da quel momento in poi, il lavoro che ci sarebbe stato da svolgere avrebbe avuto un costo che, ovviamente, nel mio documento era precisamente espresso.
Il Sig. Rossi si lamenta immediatamente di quel costo che riteneva eccessivo.
Dopo un paio di giorni mi telefona e mi dice che con i soldi della mia consulenza e dei probabili investimenti che sarebbero seguiti, avrebbe potuto riparare una parte del tetto del capannone adibito a magazzino che aveva bisogno da tempo di manutenzione. Rifiuta quindi la mia offerta.
Dopo circa 6 mesi vengo a sapere da conoscenti che l’azienda del Sig. Rossi sta acquistando due grandi magazzini verticali. Poi, nessuna notizia per molto tempo.
Circa due anni dopo il Sig. Rossi si rifà vivo. Mi fa telefonare da un suo collaboratore (Responsabile del magazzino che, a suo tempo, non lavorava in azienda). Fisso un appuntamento e torno a trovarli.
Mi accoglie il Responsabile del magazzino, e con lui inizio la riunione.
Il Sig. Rossi, passando in corridoio, mi saluta velocemente dicendomi che ha delegato tutto al suo collaboratore. Passerà più tardi per dirmi velocemente “la sua”.
Il Responsabile del magazzino mi racconta che il Sig. Rossi si lamenta sempre dei costi (personale) e del servizio. Mi racconta anche che le cose sono cambiate negli ultimi due anni.
L’azienda ha fatto alcuni investimenti in automazione (solo alcuni li ha vissuti lui direttamente ed, in parte, condivisi con Rossi).
Lui non sa bene cosa fare; è contento che io sia stato chiamato; mi dice che quando lui propone qualche miglioria organizzativa, Rossi non è quasi mai d’accordo.
Improvvisamente entra nella stanza il Sig. Rossi. Secondo lui con gli investimenti che ha fatto potrebbe ridurre l’organico di magazzino. Mi propone velocemente un paio di soluzioni che lui ha pensato.
Chiede un parere ma capisco subito che sta cercando accondiscendenza immediata per tranquillizzarsi ed agire immediatamente. Ovviamente gliela nego.
Dico che “rifaccio” un giro in magazzino e mi “rifaccio” dare qualche dato. Poi potrò dire qualche cosa di più.
Ritorno la settimana seguente con una nuova proposta.
Nel documento (gratuito) che gli sottopongo dichiaro che il lavoro in magazzino non è organizzato bene e che, se vuole, bisogna lavorare sugli aspetti organizzativo gestionali.
Gli investimenti che sono stati fatti non erano indispensabili ma, visto che sono stati fatti, cercheremo di renderli un po’ più produttivi. Ovviamente tutto ciò ha un costo; un costo che, come due anni prima, esprimo con precisione nel mio documento.
Per il Sig. Rossi anche questa volta il costo della possibile consulenza è troppo elevato.
Gli spiego che si tratta di un costo che rappresenta una percentuale infinitesimale dei soldi che ha già speso negli ultimi due anni per essere insoddisfatto ma… niente da fare: non lo persuado.
Il Sig. Rossi anche questa volta rifiuta la mia offerta. Mi sorride ma è irritato.
Quando ci salutiamo prima di lasciarci non resiste però alla tentazione e dice: “la consulenza costa troppo rispetto a quello che serve; quando avrò un po’ più di tempo scenderò io in magazzino e sistemerò la questione”.
Sorrido anch’io e me ne vado cercando di indovinare cos’altro acquisterà nei prossimi mesi.
Cari lettori, se siete imprenditori e se siete recidivi come il Sig. Rossi… “siete fritti“.
E’ fritta sicuramente la Vostra logistica e probabilmente (visti i tempi che corriamo) “è fritta” anche la Vostra azienda.
Essere capo significa molte cose.
Io ho capito che significa anche comprendere il valore delle cose, anche operative, che bisogna far fare o non far fare agli altri.
Se non avete questa dote, spero per voi che il business della vostra azienda possa fare a meno di una buona logistica.