30 Settembre 2014
Negli ultimi tempi mi capita sempre più spesso di essere impegnato come docente in attività di formazione manageriale in materia di logistica e supply chain management.
Il top management ha capito l’importanza di poter contare su collaboratori preparati?
La formazione è finanziabile e quindi conviene?
La formazione costa meno della consulenza?
Le aziende sono diventate brave ad acquistare formazione e ad “estorcere” ai docenti la consulenza?
Non ho un’idea precisa del motivo per cui questo accada, ma sono invece sicuro di quali debbano essere i contenuti che è necessario proporre ad aspiranti manager o a manager già esperti di logistica, e credo di conoscere le difficoltà ed i problemi che i docenti di logistica incontrano oggi più spesso nello svolgimento del proprio lavoro.
Provo pertanto a dirvi la mia sull’argomento proponendo cinque suggerimenti.
1. Per insegnare ci vuole passione.
Quando si insegna logistica è molto importante trasferire, oltre agli aspetti operativi della professione, anche quelli più scientifici. In pratica, bisogna fare in modo che venga appresa anche della buona teoria.
L’esperienza mi ha insegnato che alcuni dei progetti di logistica più soddisfacenti portati a termine nelle aziende sono quelli in cui si è saputo imporre un approccio più scientifico (e quindi più ricco di buone teorie) a problemi operativi tradizionalmente affrontati con quella che io definisco una “rassegnata praticoneria”.
2. La qualità del docente è fondamentale.
Al di la della preparazione tecnica, scontata, esistono semplici formatori ed esistono formatori appassionati.
Ritengo che il coinvolgimento emotivo sulla disciplina sia un aspetto fondamentale che qualifica un buon intervento di formazione.
Si ascoltano troppo spesso lezioni di logistica che fanno venire voglia di fare un altro mestiere. Credo che al termine di una docenza ben fatta i partecipanti debbano sentirsi smaniosi di verificare o provare immediatamente nella loro azienda ciò di cui hanno appena sentito parlare.
3. Non farsi distrarre (o meglio distogliere) dai manager già esperti … e magari “di successo”.
In aula ho a che fare spesso con persone di una certa esperienza che già lavorano nella logistica. Ci sono quelli comunque desiderosi e curiosi di imparare qualche cosa di nuovo e ci sono quelli scettici che ritengono di avere poco da imparare.
Questi ultimi, specialmente se sono “manager di successo”, rappresentano a volte un problema per l’umore dell’aula che, in genere, si dimostra abbastanza insofferente ad eccessive manifestazioni di protagonismo.
È utile quindi lasciare sfogare completamente e il più rapidamente possibile le ‘prime donne’.
4. Non farsi prendere dalla mania del caso particolare.
Una delle patologie più diffuse fra “gli operativi della logistica” è la convinzione di lavorare in un’azienda particolare che opera in un settore particolare con prodotti, fornitori e clienti particolari.
Non voglio oggi sostenere che le aziende sono tutte uguali: semmai è vero il contrario.
Voglio solo dire che le diversità, in gran parte dovute alle merci trattate, sono spesso percepite in modo esagerato.
Da un punto di vista organizzativo-gestionale, e quindi da un punto di vista dei problemi e delle soluzioni logistiche, molte aziende in realtà si assomigliano.
Il formatore deve pertanto cercare di curare la mania del caso particolare.
Ci può riuscire con l’aiuto di esempi illuminanti e con tutto il carisma necessario.
5. Fare attenzione ai contenuti del programma.
Gli argomenti giusti, interssanti e utili da trattare sono tanti. Se però dovessi elencare i primi tre, direi scorte, direi magazzino, direi outsourcing.
Le scorte perché sono un’importante voce di costo, una componente logistica relativamente poco trattata nelle aziende e quindi “più adeguata” ad essere ottimizzata, un elemento che, se ben analizzato, ci fa capire tante cose dell’organizzazione logistica complessiva di un’azienda.
L’organizzazione operativa del magazzino perché…il magazzino ce l’hanno tutti.
Anche se nelle aziende molto è già stato fatto su questo tema, spesso non è stato fatto al meglio.
Credo ci sia ancora da lavorare soprattutto sull’approccio metodologico alle operazioni di revisione e/o ristrutturazione e sull’importanza di avere idee chiare sulle specifiche funzionali di un magazzino prima di deciderne le caratteristiche tecniche.
Infine l’argomento terziarizzazione della logistica.
Un argomento “già visto” ma che è utile riconsiderare alla luce dei grandi cambiamenti in atto negli ultimi tempi.
Tariffe, operatori, nuovi modelli di partnership, evoluzione dei mercati e delle competenze, tecnologia…un’evoluzione così rapida che credo debba cambiare sostanzialmente il modo di valutare questa opzione organizzativa.