9 Settembre 2013
di Paolo Azzali
Due anni fa, più o meno in questo periodo a cavallo delle ferie estive, mi ritrovavo a ragionare di come avrei voluto vedere trasformarsi la logistica in Italia. Scrissi al riguardo su Il Giornale delle Logistica un editoriale analogo a quello che state leggendo dal titolo “Speranze logistiche prima delle vacanze”, nel quale in ordine sparso elencavo qualche certezza, qualche desiderio e soprattutto tante speranze.
Mi sono riletto quell’editoriale e mi sono soffermato a riflettere su sulla distanza tra il sogno e la realtà. Quanto segue, che rappresenta unicamente la mia personale visione delle cose, può essere utile a comprendere se e quanto sia cambiata la logistica in due anni.
Nell’estate del 2011 speravo in un modo migliore di intendere la logistica da parte delle aziende che si sarebbero dovute sforzare di considerare questa disciplina come un’opportunità e non come un problema.
Sono piuttosto soddisfatto dei progressi rilevati: anche oggi si inizia a lavorare sulla logistica prevalentemente per risolvere problemi molto operativi, ma è cresciuta molto, nei manager, la consapevolezza di poter migliorare molto la competitività generale dell’azienda ottimizzando il sistema logistico complessivo.
Speravo in un’attenuazione della pressione sui costi logistici da ridurre… e basta.
Ovviamente sono rimasto, come tutti, molto deluso da questo punto di vista. La congiuntura economica sfavorevole che già si era presentata all’epoca, si è aggravata più del previsto. Oggi sono veramente pochissime le aziende che iniziano un progetto logistico senza essere certe di ottenere un vantaggio economico immediato.
Questo è veramente un grosso problema: per sopravvivere, infatti, le aziende dovranno prima o poi ricominciare a pensare a come aumentare i ricavi oltre che a come ridurre i costi; ma questa “manovra” va fatta quando ancora si dispone di un po’ di ossigeno. Diversamente la fine è sicura.
Speravo di incontrare meno persone presuntuose del loro sapere logistico e più obiettive nel considerare la “loro” logistica non aprioristicamente come unica e particolare.
Sono contento di chi ho incontrato in questi due anni. Quasi tutte sono state persone molto ragionevoli e molto più disposte a mettere in discussione il loro operato e le loro scelte.
E’ questo per me un elemento fondamentale per ritornare ad essere fiduciosi nel futuro.
Speravo nella diffusione delle soluzioni tecnologiche, dell’automazione, dell’informatica.
Sono molto contento di ciò che è accaduto. Tante aziende, pur nelle difficoltà, hanno preso questa strada.
Probabilmente non tutti i progetti hanno avuto lo stesso successo e hanno dato le stesse soddisfazioni, ma in generale le cose sono andate bene. Bisogna ora continuare a lavorare sulla preparazione culturale dei tecnici che gestiscono questi progetti. Credo infatti che gli informatici debbano essere sempre meno tecnici e sempre più consulenti.
Speravo che le aziende si mettessero a lavorare sulla logistica al momento giusto, e quindi dall’inizio, e nel modo giusto, e quindi con una diagnosi della situazione attuale che generasse un piano d’azione con indicazioni precise per migliorare le varie aree della logistica.
Questo purtroppo non accade ancora oggi troppo spesso. Le aziende amano molto ancora improvvisare, non pianificare e cercare di aggiustare le cose logistiche alla bell’e meglio all’ultimo momento, implementando soluzioni che solo a parole sono temporanee.
Speravo nella valorizzazione della competenza e dell’esperienza e, anche a questo proposito, vedo più luci che ombre. Oggi mi capita meno di frequente di assistere a situazioni in cui la responsabilità di progetti di miglioramento venga affidata a persone che non hanno il know how giusto e che costano solo poco.
Speravo che formazione e consulenza professionale (due cose diverse) venissero sempre più capite ed apprezzate.
Da questo punto di vista abbiamo fatto pochi passi avanti.
Stiamo parlando di due cose sempre piuttosto richieste, ma ancora in tanti non hanno capito che con la formazione si preparano le persone a fare meglio un mestiere, con la consulenza si ottengono pareri per risolvere problemi specifici.
Speravo di vedere un numero crescente di amministratori delegati con un’elevata cultura logistica e invece mi sono dovuto accontentare di ritrovare sempre gli stessi.
Speravo che le scorte venissero pianificate e dimensionate con un approccio più scientifico e con il supporto di software adeguati già disponibili da molto tempo.
Le mie speranze sono state in gran parte disilluse. Ancora oggi ci sono grandi e medie aziende che pianificano “a mano” le scorte.
Speravo che in ogni magazzino venisse installato un WMS.
Sono abbastanza contento di come sono andate le cose: oggi ci sono molti WMS in più di due anni fa che funzionano regolarmente.
Speravo che i servizi di outsourcing logistico venissero sempre più apprezzati dalla committenza.
Non sono contento ma sono fiducioso. L’atteggiamento delle aziende sta, da questo punto di vista, cambiando rapidamente.
Concludendo non posso dire che le cose vadano bene in Italia, e non posso dire che non si riesca a fare di meglio, ma secondo me, logisticamente, in questi due anni siamo migliorati.