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Cercare di migliorare tutto per riuscire a migliorare qualcosa - Logisticamente

Rinnovare la logistica aziendale: leggi pregi e difetti dei tre diversi metodi di approccio a tale funzione.




12 Marzo 2012

Cercare di migliorare tutto per riuscire a migliorare qualcosa

Siamo solitamente tutti d’accordo nell’affermare che non esiste alcun limite al miglioramento dell’organizzazione aziendale e quindi anche della logistica.

Siamo invece tutti meno d’accordo sulle modalità con le quali il suddetto miglioramento deve essere perseguito. Esistono infatti aziende più orientate ad un’azione focalizzata, immediata e quindi meno ragionata, ed aziende che invece puntano su un percorso più lungo ma più completo. Vediamo quindi di fare un po’ di chiarezza.

Esistono in azienda sostanzialmente tre approcci di lavoro nell’area logistica.
Il primo, quello che le aziende già nei primi anni ’90 avevano intrapreso e quello ancora oggi piuttosto diffuso, che si evidenzia quando un responsabile di funzione o di attività, di fronte ad un problema specifico (scorte alte, consegne poco puntuali, elevati costi di magazzino, ecc.), cerca una soluzione “specifica” e, dopo aver cercato un po’, senza saperlo, se è fortunato ed orientato da manager o consulenti intelligenti ed illuminati, trova una soluzione che nasce dall’analisi complessiva dell’intero flusso dei materiali e delle informazioni che attraversa l’azienda.

Il secondo, quello adottato dalle aziende che fanno o cercano di fare logistica sapendo il perché, che si ritrova nelle imprese guidate da persone consapevoli del fatto che un progetto di logistica coinvolgerà molte funzioni aziendali, renderà più semplice, produttivo ed efficiente il modo di lavorare delle persone, e perciò porterà un beneficio sicuro in termini e/o di servizio al cliente.

Il terzo, quello che purtroppo cercano di portare avanti oggi diverse aziende “sbandierando” pragmatismo, concretezza e necessità di contenere assolutamente ed immediatamente i costi (soprattutto di studio e progettazione delle soluzioni), che si manifesta quando un responsabile di funzione o di attività, di fronte ad un problema specifico (scorte alte, consegne poco puntuali, elevati costi di magazzino, ecc.), cerca, invitato caldamente dai suoi superiori, solamente una veloce soluzione “specifica” senza curarsi minimamente delle relazioni con altre attività o areee logistiche.

La prima è una logistica d’impulso, istintiva ed operativa; la seconda è una logistica razionale, qualche volta strategica; la terza è una degenerazione della prima e … non è neanche logistica! E’ fatta da aziende che vogliono essere moderne ma, paradossalmente, hanno un’impostazione organizzativa retrograda: come quella delle aziende che competevano sui mercati negli anni ’80 e ’90.

Quando si vuole migliorare un’attività o un’operazione sorge sempre la necessità di rivedere qualcosa ad essa collegata. Ad esempio, se si riduce il tempo necessario al cambio di prodotto in un reparto produttivo, si cambiano le dimensioni dei lotti a livello di programmazione della produzione.

Così facendo, si cambia anche la sequenza di produzione; e siccome anche il lead time di produzione si abbrevia, cambia pure la logica di stoccaggio dei prodotti in magazzino. E se cambiano le scorte cambia lo spazio necessario ed il layout del magazzino. Se cambia il layout, bisogna cambiare anche il modo di lavorare.

In tale inevitabile contesto, elaborare uno schema complessivo del miglioramento e quindi del rinnovamento senza limitarsi ad un approccio frammentario è indispensabile. Le diverse tematiche da affrontare vanno posizionate tutte ed in modo esatto.

Se si vuole ottenere qualcosa bisogna cercare di migliorare tutto.
Solo la vera logistica paga; le altre, quando va bene, non fanno danni.