7 Aprile 2014
Il prossimo 15 aprile a Salsomaggiore Terme (PR) si terrà il consueto convegno di primavera organizzato da Logisticamente, Ailog e da Unione Parmense degli Industriali con la collaborazione di questo Giornale della Logistica.
Il titolo dell’evento è “La logistica cambia passo” ed il tema fondamentale è quello, vasto, dell’innovazione in campo logistico.
Per restare o tornare competitive le aziende possono lavorare convenientemente sui processi e adottare tecnologie e sistemi moderni ed efficienti, e in quell’occasione verranno presentati numerosi casi ed esempi.
Riflettendo sul mio possibile intervento a questo evento, consideravo quanto sia necessario per le aziende cambiare logisticamente passo, e quindi rendere più efficienti i processi organizzativi, i sistemi informativi e le eventuali soluzioni tecnologiche utilizzate in magazzino, ma consideravo altresì come, nel cambiare passo, sia importante fare le scelte più opportune e impegnare le risorse disponibili solo per procedere nella giusta direzione.
Mi viene allora in mente la storia di un’azienda (il cui nome ovviamente non posso svelare) e del suo giovane manager logistico alle prese con un magazzino che non funziona. Una storia che lui stesso mi ha raccontato in una recente e, per me “sconvolgente” chiaccherata che ora vi riassumo brevemente.
Questo signore, per risolvere i suoi problemi decide di affidarsi ad un quotato produttore di sistemi di stoccaggio (scaffalature) che gli prepara un bel progetto per il nuovo magazzino.
Il progetto piace, il manager è sicuro di essersi rivolto ad un leader della logistica (come lo chiama lui) ed il nuovo magazzino viene costruito e avviato. E’ un magazzino bello pieno di scaffali che lasciano anche poco spazio alle aree dedicate alle attività di ricevimento e spedizione della merce.
Dopo poco più di un anno di inutili tentativi di far funzionare adeguatamente l’impianto, tutti si devono arrendere all’evidenza: il magazzino non è adatto alla situazione e l’azienda, che ha anche investito parecchio denaro nel progetto, si ritrova con problemi anche peggiori dei precedenti.
Il giovane manager allora reagisce, capisce di aver sbagliato interlocutore e cambia.
Si rivolge questa volta ad un quotato provider logistico (un leader della logistica anche lui) per farsi fare un progetto di logistica terziarizzata. Il progetto piace e la gestione logistica viene terziarizzata a quello stesso provider.
Passa un altro anno, i costi logistici sono più alti del previsto e la soluzione non è poi così flessibile come lui aveva immaginato. In pratica un altro fallimento.
“Dott. Azzali, cosa devo fare adesso?”
Sono sconvolto, cosa avrei dovuto rispondergli? Cerco di scherzare un po’ e gli dico: “Rivolgiti alla Coca Cola, anche loro sono leader, fatti aiutare nella costruzione del tuo terzo progetto logistico.
Al massimo ti venderanno 5 o 6 mila bancali di lattine; sono ottime per realizzare il sottofondo della pavimentazione del tuo terzo magazzino.
Lui si offende un po’, ma io non so cosa farci e ci salutiamo.
Cari lettori, ma voi, quando non vi sentite bene di salute e non siete in grado di riconoscere il malanno che vi affligge, andate dal vostro medico o prenotate direttamente un intervento di chirurgia estetica?
Ma quando dovete rifare l’impianto elettrico della vostra abitazione, interpellate un elettricista o un architetto?
Io non vado dal pescivendolo a domandare se è più buona la carne o il pesce.
Signori, a tutto c’è un limite. Ci vuole un po’ di buon senso.
Farsi progettare un magazzino da un produttore di scaffali è come entrare in una Salumeria di Parma e domandare del Sushi.
E’ vero che oggi tutti dicono di fare e di saper fare tutto, ma se entrate in farmacia cosa pensate di poter comprare? La Gazzetta dello Sport?
Se chiedete un progetto di magazzino ad un produttore di carrelli elevatori, pensate davvero che vi proporrà un magazzino automatico?
Se lo chiedete invece ad un produttore di trasloelevatori, pensate che vi proponga un magazzino pieno di carrelli?
Suvvia, siamo seri.
Io forse sarò di parte perché sono un consulente di logistica, ma quando vendo consigli, faccio il mio mestiere. A chi mi ha sottoposto un problema di trasporti non ho mai cercato di vendere un camion.
Pensateci, cari logistici, se volete cambiare passo e andare nella giusta direzione, o avete le idee chiare e andate diritti dal fornitore specializzato o, se non avete le idee chiare, dovete chiedere un consiglio a chi di mestiere produce e vende consigli.
Altre strade non ne vedo.
Vi aspetto a Salsomaggiore.