L’outsourcing della logistica vive un periodo di calma. In dieci-quindici anni in Italia siamo passati dal niente, al tutto, al non so.
Abbiamo già vissuto la fase di “introduzione” (circa dal 1990 al 1995) in cui pochissimi addetti ai lavori conoscevano il significato logistico di outsourcing.
Se ne è andata anche la fase di “sviluppo” (fine anni ’90 primi anni 2000) in cui sembrava che l’outsourcing della logistica rappresentasse la soluzione di tutti i problemi e molti pensavano che, da li a pochi anni, non sarebbe più esistita una logistica non in outsourcing.
Viviamo oggi una fase di “maturità” in cui diverse aziende riconsiderano la prospettiva dell’insourcing ed il mercato nel suo complesso sembra stabilizzato nel numero e nella tipologia di progetti.
La teoria (del ciclo di vita del prodotto) dice che, se le cose non cambiano, la prossima fase sarà una fase di “declino” nella quale le “logistiche in outsourcing” non solo non cresceranno, ma potrebbero addirittura diminuire nel numero.
Il sottoscritto non è mai stato un fanatico dell’outsourcing e non è oggi un estremista dell’insourcing: ritengo da sempre che la scelta fra OUT e IN debba essere una scelta ragionata e per niente scontata.
La mia opinione non è cambiata, anche se penso che, ancora oggi, ci siano molte aziende in Italia alle quali una partnership logistica con un buon operatore logistico farebbe un gran bene.
E’ però giunto il momento di cambiare.
Se, operatori logistici in primis, si vuole evitare di entrare nella suddetta fase di declino, è necessario rivedere profondamente il prodotto/servizio oggetto dell’outsourcing concentrandosi maggiormente sul suo reale valore aggiunto per il committente e per il cliente finale.
Credo sia finita l’epoca della banale terziarizzazione di semplici attività di magazzino o di trasporto realizzata al fine di diminuire o variabilizzare i costi.
Credo sia finita l’epoca delle logistiche “facili” e poco strategiche da affidare a chiunque.
Credo sia finita l’epoca dell’operatore logistico…..”normale” che fa più o meno quello che potrebbe fare l’azienda direttamente.
Credo invece stia per iniziare un’epoca in cui gli operatori logistici debbano da un lato offrire veramente servizi innovativi ad elevato valore aggiunto e dall’altro porsi in modo completamente diverso nel rapporto col committente (effettivo e/o potenziale).
Proviamo a pensare ad esempio ai contratti di outsourcing: a come sono stati fatti ed a come potranno essere in futuro.
Pensiamo alle logiche di scelta, localizzazione e gestione dei magazzini in outsourcing: fino ad oggi credo ci sia stata abbondanza di improvvisazione.
Pensiamo alle strutture tariffarie ed ai prezzi dei servizi logistici che si sono praticati: poca competenza ed un’attenzione focalizzata solo sul prezzo di mercato; pensiamo a come potrebbero evolversi, magari con logiche più legate all’ottenimento di determinati risultati e prestazioni.
Pensiamo alla programmazione ed alla gestione delle scorte ed a come oggi tale attività venga ignorata dal partner logistico: è così assurdo pensare ad un operatore logistico che supporta l’azienda anche in queste attività visto che comunque poi tocca a lui distribuire?
Pensiamo alle logistiche “particolari” (ad esempio hi-tech o smaltimento rifiuti) già gestite in outsourcing ed a quello che possono insegnare alle logistiche “normali”.
Pensiamo al risk management (forse qualcuno, logistici compresi, non sanno neanche cosa sia) ed ai costi assicurativi.
Pensiamo! E’ ora di pensare e di cambiare.
Una buona occasione per farlo “in buona compagnia” è il prossimo convegno gratuito organizzato a Parma da Logisticamente e dall’Università di Parma.
Il titolo dell’evento è “Outsourcing della logistica e dei Trasporti: cosa, come, quando e perché”.