Il bilancio dei primi vent’anni delle Autostrade del Mare, elaborato dal Censis per il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e per Ram – Rete Autostrade Mediterranee, offre una fotografia precisa di come questa infrastruttura abbia inciso sulla logistica nazionale. La rete attuale comprende 52.007 chilometri di tratte, con 18 porti italiani di origine e 23 destinazioni, di cui otto in scali esteri fra Spagna, Malta, Grecia e Croazia. È un sistema che permette di trasferire su nave camion e rimorchi che, altrimenti, viaggerebbero esclusivamente su strada. Lo studio ripercorre l’evoluzione dal 2004 al 2024, anni in cui il modello di incentivazione è entrato a regime e ha consolidato le Adm come uno dei pilastri della logistica intermodale.
L’impatto si estende su più dimensioni: competitività, sostenibilità ambientale, ottimizzazione della rete viaria e posizionamento dell’Italia nei flussi commerciali internazionali. La crescita delle tratte, la diversificazione dei porti e la capacità di supportare l’industria nei collegamenti ro-ro indicano un’evoluzione che ha coinvolto in modo strutturale l’intero sistema logistico nazionale.
Il Censis evidenzia come l’Italia sia oggi tra i protagonisti europei della blue economy, contribuendo per l’11,1% al valore aggiunto dell’UE e per l’11,5% all’occupazione del settore (dati 2022). Nel 2024, oltre la metà delle merci importate e circa il 40% delle esportazioni hanno viaggiato via mare. L’Italia ha consolidato inoltre una posizione di leadership nel trasporto ro-ro, registrando un incremento delle esportazioni del 77,8% tra il 2006 e il 2024 e addirittura del 126,7% tra il 2013 e il 2024.
Questo paradigma conferma un modello logistico che favorisce la fluidità dei flussi e la continuità operativa con i mercati europei e mediterranei. L’integrazione delle Adm nelle catene di fornitura consente alle imprese di ridurre rischi, costi e tempi di trasporto, beneficiando di collegamenti più stabili e modulabili rispetto al traffico stradale. Le rotte marittime sono diventate, così, un asset competitivo per le filiere industriali, dalla meccanica all’agroalimentare, fino al sistema dei distretti manifatturieri.
Uno dei contributi più significativi delle Autostrade del Mare riguarda l’ambiente. Dal 2004 sono stati risparmiati oltre 27 miliardi di chilometri che sarebbero stati percorsi su gomma. Ogni anno, l’intermodalità marittima consente di eliminare dalle strade circa 2,2 milioni di camion, equivalenti al trasporto di 58 milioni di tonnellate di merci, e di abbattere 2,4 milioni di tonnellate di CO₂.
L’effetto combinato di riduzione del traffico pesante, minore usura delle infrastrutture e tagging ambientale più favorevole rende il cabotaggio marittimo una delle leve più efficaci per migliorare la sostenibilità complessiva della supply chain nazionale. La progressiva crescita delle tratte dimostra che le imprese riconoscono sempre di più i vantaggi operativi e ambientali della modalità marittima, integrandola nelle strategie di trasporto multimodale.
L’evoluzione del sistema è stata possibile grazie all’impegno delle imprese armatoriali italiane, che hanno più che raddoppiato l’offerta di trasporto negli ultimi vent’anni. I viaggi settimanali sono passati da 202 nel 2004 a 291 nel 2024, con una crescita del 163% delle tratte internazionali. Parallelamente, la consistenza della flotta operante sulle Adm è aumentata del 111%, rispondendo a nuove esigenze di capacità, frequenza e affidabilità.
Anche l’offerta di metri lineari disponibili per i mezzi pesanti si è espansa in modo significativo: da 1,17 milioni a settimana nel 2004 a 2,56 milioni nel 2024. I porti più attivi risultano Livorno (359 mila metri lineari), Genova (315 mila) e Catania (224 mila), mentre il Mezzogiorno nel suo complesso concentra oltre la metà delle tratte. Questo sviluppo dimostra una crescente integrazione fra porti e logistica terrestre, con ricadute operative che migliorano la continuità dei flussi e riducono la dipendenza dalle direttrici stradali più congestionate.
L’espansione delle Autostrade del Mare non rappresenta un fenomeno congiunturale, ma il risultato di scelte strategiche e investimenti continui. I dati dei vent’anni analizzati mostrano una rete che non solo ha ampliato la propria capacità, ma ha anche rafforzato il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo. L’intermodalità marittima è diventata uno strumento competitivo per le imprese e un fattore di equilibrio per il sistema infrastrutturale nazionale.
Il consolidamento delle flotte, l’aumento delle rotte internazionali e l’incremento della capacità di carico indicano che la trasformazione è ancora in corso. La crescita della domanda globale di servizi logistici integrati e la necessità di ridurre le emissioni manterranno le Adm al centro delle strategie di sviluppo dei prossimi anni.
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