Negli ultimi mesi il costo del trasporto ha ripreso a crescere in modo significativo, spingendo molte aziende italiane a rivedere la propria rete logistica. Carburante, pedaggi e tariffe dei vettori hanno registrato un importante incremento che si riflette in modo diretto sui margini, soprattutto nei settori in cui la competizione è particolarmente serrata.
L’effetto di ciò è un ritorno d’interesse verso modelli più razionali: magazzini più vicini ai clienti, maggiori scorte per evitare il ricorso ad ordini frequenti, rotte ottimizzate e una più attenta selezione dei fornitori. Molte imprese stanno valutando contratti a medio termine con i trasportatori per poter stabilizzare i costi, altre stanno investendo in software di pianificazione avanzata.
Anche l’intermodalità torna ad essere una leva, soprattutto per chi gestisce flussi regolari ed è in grado di sfruttare la combinazione ferro-gomma. Malgrado ciò, la gomma resta il cuore del sistema e l’aumento dei costi continua ad incidere in modo significativo.

In questo scenario di continua e rapida evoluzione dei costi, la vera discriminante e ciò che fa la differenza strategica non è semplicemente la reazione, ma la capacità di anticipare i cambiamenti.
Questo approccio proattivo si articola su tre fronti fondamentali:
Queste direzioni, dunque, non sono finalizzate “soltanto” a un mero contenimento della spesa nell’immediato. La posta in gioco è ben più alta: si tratta di rendere la supply chain intrinsecamente più stabile e resiliente in un panorama economico e geopolitico che si conferma, giorno dopo giorno, sempre più volatile. La capacità di navigare e prevedere queste fluttuazioni si traduce in un vantaggio competitivo duraturo, garantendo la continuità operativa e preservando la marginalità aziendale.
di Fabrizio Leone
