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Impresa estesa e supply chain 4.0: l’intervista ad Andrea Tinti, CEO di IUNGO
Come digitalizzazione, AI e sinergia strategica stanno trasformando logistica e procurement


Outsourcing

Impresa estesa e supply chain 4.0: l’intervista ad Andrea Tinti, CEO di IUNGO

9 Dicembre 2025

La redazione di Logisticamente.it ha incontrato Andrea Tinti, CEO di IUNGO, per approfondire come il modello dell’impresa estesa stia ridisegnando supply chain, procurement e relazioni di filiera in un contesto globale segnato da volatilità, nuovi standard ESG e accelerazione digitale.

Sempre più spesso di parla di impresa estesa, un modello in cui aziende, fornitori e partner collaborano come un unico ecosistema.
Per chi ancora opera in modo tradizionale, quali cambiamenti porta questo approccio nella logistica e nel procurement?

IUNGO procurement«I cambiamenti principali sono tre: condivisione delle informazioni in tempo reale, sincronizzazione dei processi lungo tutta la supply chain e sinergia strategica con i fornitori. All’ultimo IUNGO Forum un cliente ha coniato un’espressione che ho subito fatto mia: sinergia strategica.
Significa riconoscere che tutti gli attori della filiera lavorano per un unico risultato: la soddisfazione dell’ultimo anello, il cliente finale. Quando questo accade, la supply chain diventa più veloce, più affidabile e meno soggetta a interruzioni, un tema centrale dopo quattro anni di shock continui.»

Tinti evidenzia anche l’impatto sul business: «Un’impresa estesa che funziona garantisce più ricavi, più margini e maggiore fidelizzazione. I clienti più maturi partono dal 95% di consegne puntuali e cercano di salire al 98%. Altri partono molto più indietro e cercano miglioramenti drastici. In tutti i casi, l’effetto è immediato».

Quanto contano oggi strumenti digitali, IoT e intelligenza artificiale nel rendere la supply chain più efficiente e connessa?
Avete esempi reali di come la tecnologia fa davvero la differenza?

«La tecnologia è l’unico vero abilitatore. Si traduce in tre fattori molto concreti:

  1. visibilità, significa sapere sempre cosa sta accadendo: ordini, spedizioni, anomalie, ritardi. Senza integrazione digitale si è letteralmente al buio;
  2. velocità, vuol dire trasferire informazioni lungo tutta la filiera in tempi rapidissimi. È indispensabile per settori sempre più orientati alla customizzazione, anche dove non era la norma;
  3. affidabilità, significa poter reagire prima che il problema emerga. Con l’AI predittiva posso spostare forniture, ripianificare, attenuare l’impatto di un collo di bottiglia».

Per Tinti, l’evoluzione logica è semplice: «Le aziende che digitalizzano lavorano con i fornitori come fossero reparti interni, con feedback immediati, processi chiari e zero improvvisazione».

Costruire una rete logistica basata sulla fiducia non è semplice.
Secondo la vostra esperienza, come fanno le aziende a creare relazioni solide e trasparenti lungo tutta la filiera?

« Per costruire relazioni solide serve partire dalla sinergia strategica, cioè dalla consapevolezza che il cliente finale è il cliente di tutti. Questo implica trattare ogni attore della filiera riconoscendone competenze e ruolo, e soprattutto condividendo gli obiettivi: se una consegna comporta una penale, il fornitore deve saperlo; se altrove non ci sono rischi, anche questo va chiarito. Molte incomprensioni nascono proprio dalla mancanza di questo allineamento.

La seconda leva è la trasparenza, che significa condividere informazioni su criticità, disponibilità e opportunità. È ciò che permette, per esempio, di attivare rapidamente un fornitore in caso di difficoltà o di sfruttare capacità produttiva libera. È un modo di lavorare che solo poche aziende applicano davvero, ma che abilita una collaborazione molto più efficace.

La terza leva è una governance chiara, fatta di ruoli, processi e modalità condivise per gestire ordini, variazioni, qualità ed escalation. In questo contesto rientra anche la comunicazione tempestiva, parte integrante della governance: se si conosce già come affrontare i problemi, si risolvono più velocemente.

Accanto a queste leve c’è il monitoraggio continuo delle performance: un supporto indispensabile. Programmi di vendor rating basati sui fatti, qualità, puntualità, servizio, sostenibilità, consentono di valutare i fornitori in modo oggettivo e superare le percezioni, indirizzando le decisioni su ciò che serve davvero alla filiera.

Sinergia strategica, trasparenza e governance chiara permettono di collaborare in modo solido; il monitoraggio delle performance aiuta a mantenere questa collaborazione efficace nel tempo».

Può citare un caso concreto in cui l’approccio collaborativo ha trasformato un’azienda?

«Un esempio tipico riguarda una manifattura complessa. Digitalizzando l’intero ciclo ordine con i fornitori diretti, l’azienda ha ridotto del 90% i ritardi. L’affidabilità verso i clienti finali è passata dall’80% al 95%. Questo ha portato un +10% di ricavi e una riduzione del 90% delle penali».

Tinti spiega perché: «Con dati aggiornati il fornitore sa esattamente cosa serve, quando serve e come serve. È impossibile con ordini gestiti manualmente, soprattutto nel machinery, dove gli ordini si muovono continuamente.

Con un sistema digitale ci si può fidare delle date, eliminando margini di sicurezza inutili e riducendo lo stock di sicurezza. È quasi un just in time interno».

Guardando al 2026, quali sono i principali trend che vedete emergere negli uffici acquisti?
Ci sono cambiamenti particolari nelle strategie o nelle tecnologie che le aziende dovranno adottare per restare competitive?

«Ne vediamo cinque molto chiari:

  1. Resilienza e gestione del rischio, con passaggio dal cost focus al risk & resilience focus. La diversificazione dei fornitori e il monitoraggio dei rischi, inclusi quelli cyber, diventano obbligatori;
  2. Sostenibilità e compliance: normative come CSRD e CSDDD richiedono tracciabilità e due diligence digitale. Non si può più lavorare “a mano”;
  3. AI e iperautomazione: l’intelligenza artificiale diventa un copilot che automatizza lavoro ripetitivo, analisi della spesa, risk assessment. Gartner prevede che entro il 2027 il 75% delle grandi aziende userà AI nei processi decisionali;
  4. Evoluzione del buyer: meno operatività, più analisi, category management e competenze relazionali;
  5. Centralità delle persone: la tecnologia libera tempo e amplifica le competenze. Le aziende cercheranno profili capaci di coordinare ecosistemi collaborativi, non solo di gestire ordini».

Secondo Tinti, la sfida più grande riguarda le PMI italiane: «Devono ragionare come multinazionali, adottare strumenti digitali e costruire filiere solide, per restare competitive».

Visita il sito ufficiale di IUNGO per saperne di più

Articolo realizzato in partnership con IUNGO





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