Nel 2024 l’Italia ha registrato esportazioni per 623,5 miliardi di euro, confermandosi nona potenza commerciale mondiale con una quota del 2,8% del commercio globale. Si tratta di un risultato che testimonia la capacità delle imprese italiane di mantenere competitività in un contesto internazionale caratterizzato da forti instabilità. Oltre il 61% delle esportazioni si concentra in appena 25 mercati di riferimento, che hanno fatto segnare una crescita complessiva del 5,3% rispetto al 2023. Questo dato, se confrontato con la dinamica di altri Paesi avanzati, evidenzia la resilienza del tessuto produttivo italiano.
Le tensioni legate ai dazi statunitensi hanno spinto molte aziende italiane a ridisegnare le proprie strategie commerciali, riducendo la dipendenza da Washington. L’effetto è stato un riequilibrio delle rotte dell’export, con una decisa apertura verso aree in forte espansione. I dati segnalano incrementi a doppia cifra delle vendite italiane in mercati come Emirati Arabi Uniti, Brasile, Svezia, Spagna e Arabia Saudita. Questa diversificazione, oltre a ridurre i rischi geopolitici, rafforza la stabilità delle esportazioni e apre nuove opportunità per filiere industriali meno tradizionali.
Non soltanto moda e agroalimentare sostengono la bilancia commerciale. A fare la differenza sono sempre più i comparti industriali ad alto contenuto tecnologico. La meccanica strumentale ha inciso per il 16% delle esportazioni, seguita dai metalli di base e prodotti in metallo con il 10,1% e dai mezzi di trasporto con il 9,5% (fonte: CB INSIGHT). Questi tre settori confermano come il made in Italy non sia più solo sinonimo di lifestyle, ma anche di innovazione industriale e manifattura avanzata. L’attenzione degli operatori internazionali verso le tecnologie italiane rappresenta oggi uno dei fattori più strategici per consolidare la competitività del Paese.
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