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Supply chain, come stanno rispondendo le aziende ai ritardi dei traporti globali?
Sempre più realtà stanno rispondendo ai ritardi della supply chain con il reshoring, il “rimpatrio” dei fornitori dall’Estremo Oriente a territori più vicini alle imprese. Scopri di più


Trasporti Nazionali e Internazionali

Supply chain, come stanno rispondendo le aziende ai ritardi dei traporti globali?

22 Giugno 2022

La supply chain a livello globale ha fortemente risentito degli effetti sia della pandemia sia della guerra in Ucraina.
Se fino a qualche tempo fa esisteva ancora una minima speranza di normalizzazione in seguito al superamento della fase più complessa della pandemia, ad oggi con i porti cinesi ancora bloccati, la mancanza di container e il rincaro dei noli marittimi sempre più imprese si stanno orientando verso il cosiddetto reshoring, il “rimpatrio” fornitori dall’Estremo Oriente a territori più vicini alle loro sedi.

Cosa hanno fatto le aziende per tutelarsi?

Per tutelarsi dall’instabilità le aziende hanno deciso di accorciare la catena delle forniture facendo un maggior rincorso a fornitori italiani, sia della stessa regione dell’azienda sia di altre regioni italiane, e a fornitori europei.
Inoltre, al reshoring si è anche affiancata la scelta di diversificare le fonti di approvvigionamento di materie prime e semilavorati.

Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica Limes, ha dichiarato: “È prematuro ipotizzare che il mondo possa evolvere verso due blocchi ben distinti.
È più probabile, e i segnali ci sono già, che emergano tendenze autarchiche, con le produzioni che vengono trasferite in patria o spostate da un Paese all’altro”.

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