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Elenco ufficiale autovelox attivi: il MIT conferma 3.625 dispositivi
Censiti 3.625 dispositivi: ecco i dati ufficiali che ridisegnano il quadro dei controlli di velocità


Trasporti Nazionali e Internazionali

Elenco ufficiale autovelox attivi: il MIT conferma 3.625 dispositivi

4 Dicembre 2025

La pubblicazione dell’archivio nazionale degli autovelox da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti introduce un punto di svolta per il monitoraggio del traffico e per la sicurezza stradale. Il censimento, obbligatorio per enti locali, Prefetture e forze dell’ordine, ha raccolto 3.625 dispositivi attivi, un dato molto distante dagli oltre 11.000, poi diventati 13.000, circolati negli ultimi mesi. La nuova mappatura non si limita a elencare gli apparati, ma rappresenta un riferimento normativo essenziale: dal 30 novembre, infatti, ogni dispositivo non registrato deve essere spento, poiché eventuali verbali emessi risultano potenzialmente annullabili. Il quadro consente alle imprese logistiche di operare in un contesto più chiaro, fondamentale per la gestione del rischio e la pianificazione dei trasporti.

Come si compone l’infrastruttura italiana degli autovelox

L’analisi dei dati elaborati da ASAPS e Associazione Lorenzo Guarnieri fornisce una lettura precisa della distribuzione degli apparati. Le Polizie Locali, Provinciali e Metropolitane gestiscono 3.038 dispositivi, costituendo la quota prevalente. La Polizia Stradale ne controlla 586, includendo 188 Tutor di ultima generazione (modelli 3.0 e Sicve), strumenti determinanti nella riduzione di incidenti e mortalità sulle tratte più critiche. L’Arma dei Carabinieri dichiara un solo apparato, ubicato presso la stazione di Segonzano, in Trentino. La struttura complessiva comprende sistemi fissi, mobili e in movimento, tutti regolarmente autorizzati dai Prefetti per quanto riguarda le installazioni permanenti. Questa fotografia aggiornata consente agli operatori dei trasporti di calcolare con maggior precisione rotte, tempi e rischi, soprattutto nelle tratte urbane e periurbane.

La distribuzione territoriale: focus sulle province italiane

La geografia dei controlli, considerando la sola dotazione delle Polizie Locali e affini, presenta forti eterogeneità. Le province con il maggior numero di apparati risultano Milano (134), Torino (116), Roma (115), Firenze (108), Padova (101) e Bologna (95). Seguono Brescia (85), Venezia (71), Verona (56), Genova (38), Ancona (31), Palermo (26), Catania (25), Bari (15) e Napoli (8). Questo panorama mostra come i dispositivi siano concentrati soprattutto nelle aree metropolitane ad alta intensità di traffico. Un dato chiave per aziende di autotrasporto e operatori logistici che devono valutare costantemente costi indiretti, efficienza delle tratte e compliance normativa. Il nuovo archivio, inoltre, sarà aggiornato in modo continuativo per includere spostamenti, rimozioni e nuove installazioni, offrendo un quadro dinamico utile alla pianificazione operativa.

Implicazioni per logistica, mobilità e governance dei dati

L’obbligo di registrazione non riguarda solo l’inventario, ma introduce una nuova cultura della trasparenza. Ogni amministrazione ha dovuto riportare marca, modello, matricola, software, estremi di approvazione o omologazione, chilometraggio e direzione di marcia. Questa tracciabilità, definita dai decreti previsti dal “decreto infrastrutture”, è ora condizione necessaria per il legittimo utilizzo dei dispositivi. Un dettaglio rilevante per la supply chain: la certezza normativa riduce il rischio di contenziosi e consente una migliore valutazione dei costi associati alle tratte. Come sottolineano ASAPS e Associazione Guarnieri, il quadro reale smentisce narrazioni distorte e richiama alla necessità di dati accurati per definire policy efficaci. La trasparenza dei sistemi di controllo della velocità diventa così un tassello utile anche per i processi decisionali delle aziende che operano quotidianamente su strada.

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