Le supply chain agroalimentari operano oggi all’interno di un contesto strutturalmente instabile, caratterizzato da una convergenza di fattori critici che incidono sulla continuità operativa e sulla capacità di pianificazione. L’analisi presentata, nel corso della settima edizione del convegno Logisticamente On Food, da Gianluigi Mason, Director Logistics Italy e Supply Chain Pasta Program Manager di Barilla, individua tra le principali variabili di pressione i cicli macroeconomici, i cambiamenti climatici e le tensioni geopolitiche, elementi che amplificano l’incertezza lungo tutta la filiera.
A questi si sommano le carenze di risorse umane, sia a livello viaggiante e operativo sia manageriale, e una trasformazione profonda del tessuto dei fornitori, segnata da processi di aggregazione ed estinzione legati ai passaggi generazionali. In questo scenario, regolamentazione e compliance diventano ulteriori fattori di complessità.
La risposta non può essere reattiva: secondo il modello Barilla, la logistica è chiamata a rafforzare resilienza, flessibilità ed efficienza, attraverso una progettazione avanzata del network, l’adozione di tecnologie digitali, l’automazione dei processi e una collaborazione strutturata tra gli attori della filiera.
La strategia di Barilla poggia su un network industriale e logistica integrata, dimensionato per garantire controllo operativo e affidabilità. In Italia il gruppo opera con 11 stabilimenti e magazzini di proprietà a gamma specialistica, raggiungendo una capacità di stoccaggio pari a 350.000 pallet, in crescita di oltre 100.000 unità rispetto al 2017. Il sistema gestisce circa 75.000 trasporti FTL all’anno, con l’80% dei volumi movimentati direttamente dal network industriale verso i CEDI dei clienti.
Una scelta che ha portato al potenziamento degli asset di proprietà e alla chiusura di strutture ausiliarie, migliorando il controllo dei flussi. I risultati operativi mostrano una saturazione dei mezzi superiore al 96% e un rendimento del trasporto oltre il 94%, indicatori che evidenziano l’efficacia della progettazione di rete. A supporto, l’adozione diffusa di tecnologie di automazione consente di gestire volumi elevati mantenendo elevati standard di servizio, elemento cruciale in un settore dove la variabilità della domanda resta strutturale.
Un esempio emblematico dell’approccio Barilla è il polo di Pedrignano, dove l’automazione rappresenta un fattore abilitante su larga scala. Il sito gestisce 120.000 pallet, con una capacità di 140 FTL al giorno in outbound e l’impiego di oltre 100 mezzi LGV, configurandosi come un hub ad alta intensità tecnologica. Tuttavia, l’automazione fisica è solo una parte della trasformazione. Il cuore del modello è la Logistics Control Tower, che integra ERP, TMS, WMS, YMS e sistemi RTV in un’unica architettura di governo dei flussi.
Questo ecosistema digitale abilita una collaboration platform che connette gli uffici operativi Barilla con quelli dei vettori, favorendo visibilità end-to-end e decisioni sincronizzate. Digitalizzazione e collaborazione diventano così elementi strutturali per gestire complessità, ridurre le inefficienze e aumentare la capacità di risposta agli shock esterni. Nel settore agroalimentare, dove continuità e servizio sono fattori competitivi chiave, il modello evidenzia come la logistica evolva da funzione operativa a leva strategica di stabilità e competitività.
Guarda il video completo del talk “L’impatto delle nuove sfide logistiche sulle supply chain agroalimentari” di Gianluigi Mason
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