La saturazione dei mezzi di trasporto è uno dei parametri più influenti sull’efficienza e l’impatto ambientale della logistica. Nonostante la crescente attenzione alla sostenibilità, una quota significativa dei flussi logistici italiani viaggia ancora con carichi parziali, generando sprechi, costi elevati e un inutile aumento delle emissioni. È quanto emerge dalla mappatura GS1 Italy 2024, che ha analizzato la rete distributiva del largo consumo, censendo 62 Ce.Di., 45 piattaforme dei produttori e oltre 10.000 tratte. I dati restituiscono un quadro chiaro: la saturazione dei bilici in ingresso ai centri distributivi GDO si attesta al 79%, lasciando quindi inutilizzato oltre un quinto dello spazio disponibile.
Un primo elemento critico riguarda la scelta e la gestione delle Unità di Carico (UdC).
La maggioranza delle consegne avviene su:
Questi ultimi, pur rispondendo alle esigenze di flessibilità e rotazione rapida dei prodotti, contribuiscono alla frammentazione dei carichi e alla riduzione della saturazione volumetrica. Inoltre, la presenza di diverse tipologie di UdC aumenta la complessità delle operazioni di consolidamento e movimentazione all’interno dei magazzini, con un impatto negativo su tempi e costi. La standardizzazione, anche se auspicata, resta parziale, complice la varietà dei prodotti e le differenze nei sistemi logistici dei produttori.
Secondo il report, le cause della saturazione subottimale sono riconducibili a diversi fattori:
Il sistema risulta quindi affetto da un deficit di visibilità e integrazione tra i nodi della filiera. Manca spesso una visione sistemica che consenta di aggregare i volumi, razionalizzare le tratte e utilizzare in modo completo le capacità di carico. Il risultato è una rete che si muove, ma non sempre in modo efficiente.
GS1 Italy evidenzia che esistono margini concreti per migliorare la saturazione, con impatti positivi su costi, servizio e sostenibilità. Alcune buone pratiche già in atto in alcune reti logistiche includono:
Tuttavia, la diffusione di queste pratiche resta limitata, spesso confinata a progetti pilota o contesti ad alto livello di maturità logistica. Per colmare il gap serve un cambio di paradigma culturale, in cui la saturazione non sia vista solo come parametro di costo, ma come indicatore strategico di qualità logistica.
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