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28 novembre 2025: sciopero della logistica italiana che mette alla prova la supply chain
Mobilitazione nazionale nel giorno del Black Friday: dati, impatti e fragilità del sistema logistico


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28 novembre 2025: sciopero della logistica italiana che mette alla prova la supply chain

24 Novembre 2025

Il 28 novembre 2025, data che coincide con il Black Friday, la logistica italiana affronterà una delle mobilitazioni più estese degli ultimi anni. Uno sciopero proclamato da un ampio fronte sindacale di base,  Cub, Usb, Cobas, Adl-Cobas, Clap, Sial-Cobas, Sgb, Si-Cobas, Flai Trasporti e Servizi, Fisi, Usi e Usi-Cit, con ulteriori possibili adesioni, promette effetti significativi sulle filiere operative. Le rivendicazioni includono salari più alti, retribuzione minima di 12 euro l’ora, riduzione dell’orario di lavoro e investimenti nei servizi pubblici, con la scelta della data a ridosso dell’iter parlamentare sulla Legge di Bilancio 2026 per aumentare la pressione politica.
Il settore logistico si prepara quindi a una giornata ad alta criticità, in cui magazzini, corrieri, porti, trasporti su strada e infrastrutture ferroviarie subiranno una forte contrazione delle attività.

Una domanda di lavoro in frenata, ma tensioni strutturali elevate

Lo sciopero arriva in un contesto contraddittorio. Nonostante una riduzione della domanda di lavoro, con 443.000 contratti previsti a novembre 2025 e 12.000 posizioni in meno rispetto all’anno precedente, il mercato presenta una dinamica complessa: uno dei nodi più critici è la scarsità di profili disponibili, che raggiunge il 45,7% di difficoltà di reperimento.
La logistica resta un settore strategico: le imprese del comparto stimano 32.330 assunzioni nel mese e 90.000 nel trimestre, pari al 7,3% della domanda totale, con una componente di manodopera straniera del 27%. Considerando anche le funzioni logistiche interne alle imprese manifatturiere e commerciali, il peso sale al 13% delle entrate programmate, corrispondenti a oltre 56.000 posizioni.

Le professioni più richieste indicano chiaramente la pressione operativa sui flussi fisici:

  • 12.390 autotrasportatori;
  • 10.820 magazzinieri;
  • 4.410 conducenti di furgoni;
  • 1.780 carrellisti;
  • 1.820 addetti alla gestione logistica.

La difficoltà di reperimento resta elevata soprattutto per ruoli tecnici e operativi: 50,3% per i conducenti di veicoli, 56,1% per gli operatori di macchine di sollevamento.
Questi dati confermano una struttura che, nonostante un rallentamento congiunturale, rimane sotto forte stress funzionale, con capacità di assorbimento dei picchi sempre più limitata.

Magazzini e ultimo miglio: l’epicentro della protesta

La componente più esposta riguarda la logistica di magazzino e il last mile, dove la mobilitazione avrà i maggiori effetti. Usb Logistica ha organizzato assemblee territoriali, soprattutto in Lombardia, per coordinare l’adesione nei poli di distribuzione e tra i corrieri.
Le richieste includono retribuzioni nette di almeno 2.000 euro e un rafforzamento delle misure di sicurezza nei siti ad alta intensità di movimentazione.

L’impatto previsto comprende:

  • ritardi e congestioni nei centri di smistamento;
  • rallentamento delle consegne urbane;
  • interruzioni nelle catene e-commerce, con possibili accumuli e ripianificazioni nei giorni successivi;
  • pressione sulle scorte della grande distribuzione, in un periodo già caratterizzato da forte domanda.

In un segmento strutturalmente segnato da tempi stretti, molti operatori stranieri e un forte ricorso a appalti e sub-appalti, la capacità di assorbire uno sciopero così esteso è limitata.

Porti e trasporti: i colli di bottiglia più sensibili

La protesta interessa anche i principali scali italiani, con il Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali che individua Genova, Trieste, Livorno e Civitavecchia come epicentri di un blocco coordinato. Lo stop dei porti ha potenzialmente l’effetto più sistemico, perché interrompe un nodo di scambio con il Mediterraneo e con le rotte europee.

La sospensione coinvolgerà anche:

  • personale autostradale dalle 22:00 del 27 alle 22:00 del 28 novembre, con possibili code e rallentamenti ai caselli;
  • servizi ferroviari e trasporto aereo, con ripercussioni sui flussi passeggeri e merci.

Se porti, gomma e ferro si fermano insieme, la capacità del sistema di risincronizzare i flussi nelle giornate successive si riduce significativamente. In particolare, nei periodi di altissima domanda come il Black Friday, ogni ritardo crea un effetto domino che può protrarsi per una settimana.

Dopo lo sciopero: un confronto politico ancora aperto

La mobilitazione non si esaurirà il 28 novembre. Il giorno successivo, 29 novembre, è prevista una manifestazione nazionale a Roma, con l’obiettivo di mantenere alta la pressione sulla Legge di Bilancio 2026 e riaprire il confronto sulle condizioni di lavoro nella supply chain.
Il comparto logistico italiano, già segnato da carenza strutturale di personale, pressione sui margini, incremento dei costi energetici e frammentazione dei contratti, si trova davanti a un passaggio critico: la sostenibilità sociale del lavoro incrocia la continuità operativa delle imprese.

In questo scenario, lo sciopero del 28 novembre non rappresenta soltanto una giornata di fermo, ma un test di resilienza per un sistema che, da oltre un decennio, opera su livelli di saturazione elevati.
Il tema centrale resta la capacità delle imprese di conciliare crescita, competitività e condizioni di lavoro, in un contesto in cui la logistica è ormai un asset strategico per la produttività nazionale.

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