Il Gruppo FS negli ultimi cinque anni ha perduto 800 milioni sia per la disorganizzazione dovuta ad un settore diviso in tante società, sia per la concorrenza del trasporto su gomma avvantaggiato dal miliardo di finanziamenti annui da parte dello Stato e dal calo del prezzo del petrolio.
Nel Piano delle ferrovie, strutturato in due fasi, una di risanamento dal 2016 al 2018 e una di sviluppo dal 2019 al 2020, si prevede di creare un polo dedicato per le merci e la logistica di livello europeo, ma a quanto pare si è deciso di collegare solo i porti di La Spezia, Livorno, Genova e Trieste, escludendo Venezia, con gravi ricadute per esuberi e a livello occupazionale.
Questo accade proprio in un momento in cui l’Autorità portuale veneziana aveva elaborato progetti, alcuni già finanziati, per sviluppare vie di entrata e uscita per le merci dalle aree ferroviarie, stradali, portuali e la realizzazione del nuovo porto al largo di Malamocco, che puntava ad un polo di logistica avanzata.
Nicola Spolaor ed Ezio Ordigoni, segretario del sindacato OR.S.A. Ferrovie Venezia e segretario Veneto e Trentino, si rivolgono alle istituzioni locali e ai parlamentari veneti perché intervengano sul Governo: “Il mancato riconoscimento del Porto di Venezia come punto strategico ha come conseguenza il disimpegno dichiarato rispetto agli impianti e al personale di condotta treno di Treviso, Mestre e Padova”.