Da un rapporto di France Strategie, è emerso che l’abolizione della libera circolazione di persone e merci comporterebbe un danno economico non indifferente per i Paesi dell’area di Schengen.
Il rapporto calcola che la rottura dell’accordo, infatti, con la conseguente reintroduzione dei controlli alle frontiere, causerebbe solo alla Francia un calo del Pil dello 0,5% (cioè di almeno 10 miliardi) entro il 2025.
Grazie a Schengen si è stimato che il flusso bilaterale di scambi commerciali in questi anni è cresciuto dal 10% al 15%, con il ripristino dei controlli invece si è calcolato che graverebbe una sorta di tassa ombra del 3% sul valore delle merci scambiate tra i Paesi che avevano stipulato l’accordo.
Oltre ai maggiori costi per investimenti e circolazioni di flussi finanziari, non semplici da valutare, lo studio ha calcolato che ad avere maggiore danno sarebbe il settore del turismo soprattutto per il turismo di vicino confine, ma anche il trasporto merci darebbe un freno all’economia, diventando più lento e più costoso.
La stima implicherebbe un taglio del Pil di 0,8% per i Paesi Schengen, ovvero 100 miliardi in meno entro il 2025.