Il decreto riformativo approvato dal Consiglio dei Ministri stabilisce che le vecchie autorità portuali vengano sostituite dalle nasciture autorità di sistema portuale, senza tuttavia sanare la condizione ibrida in cui si ritroveranno i dipendenti.
Questi, infatti, hanno un contratto privato con i Porti, ma devono attenersi alla disciplina che regola i dipendenti pubblici.
“Lo schema del decreto legislativo, che è ancora in bozza – ha dichiarato Maurizio Colombai, Responsabile del Dipartimento Porti e Marittimi della Filt-Cgil – nell’ultima versione dice che si applica ai dipendenti il dl 165, quindi li considera dentro la Pubblica amministrazione.
Il primo testo pareva sanasse l’anomalia, invece ora si mantiene il contratto privato con il trattamento del pubblico impiego.
Chiederemo conto di questa mancata promessa”.
Favorevole ad una riforma che si focalizza su sistemi aggregati, Colombai prosegue però criticando altre specifiche del decreto: “Non ha senso avere fatto la riforma di un pezzo e avere lasciato una deregulation selvaggia quando si esce dai porti, visto che le strozzature sono fuori, lo stesso ministro delle Infrastrutture e Trasporti ha parlato di 50 milioni di costi aggiuntivi“.