Il calcolo vero e proprio è di per sé una sfida, eppure il World Shipping Council ci prova dal 2008 a dare i numeri dei container che annualmente si perdono in mare: la media negli ultimi sei anni è di 1679 unità perse.
Poca cosa verrebbe da pensare, e invece se si guardano ai numeri nella loro globalità si capisce che il danno è più che irrisorio.
Nel 2013 sono stati persi 5578 container, di cui 4463 a causa di eventi catastrofici.
Sempre nel 2013 il WSC stima che le portacontainer abbiano caricato 120 milioni di unità, con un valore complessivo della merce trasportata di circa 4000 miliardi di dollari.
Ad incidere maggiormente pare siano gli eventi catastrofici, e quindi eccezionali.
In Europa una delle perdite di carico più rischiose si è verificata l’8 febbraio 2010 nel tratto di mare che separa la Polonia e la Svezia.
Qui, la nave mercantile finlandese Linda ha perduto tre container contenenti 8,3 tonnellate di sostanze pericolose per l’ambiente, 7 tonnellate di prodotti nocivi per la vita marina e 5,5 tonnellate di sostanze infiammabili.
Nel 2011 il naufragio della portacontainer Rena in Nuova Zelanda ha causato da sola la perdita di 900 contenitori e ha portato le perdite annuali a 1514 unità.
Durante una tempesta, poi, il 14 febbraio 2014 nel Golfo di Biscaglia, la portacontainer Svendborg Maers, di 347 metri, ha perso in mare 520 containers: la più grande perdita in mare di containers avvenuta in un singolo incidente.
C’è poi un altro record del 2013, quello causato dall’affondamento della portacontainer MOL Comfort nell’Oceano Indiano, con 4293 container.
Questo è stato il peggiore naufragio di portacontainer mai avvenuto.
Il tema, quindi, appare tutt’altro che irrilevante.
Va sottolineato, però, che esistono normative europee che specificano come assicurare le merci e che solo il 46% delle navi rispetta regolarmente.