Pane o benzina? Oxfam Italia e ActionAid pongono la questione inerente ai biocarburanti in questi termini.
Una recente mappatura di ActionAid, che ha riguardato 98 progetti di investimento per la produzione agroenergetica in Africa sub-sahariana, ha rilevato che tra il 2009 ed il 2013 sono stati sei milioni gli ettari di terreno acquisiti da imprese europee e sottratti quindi ai bisogni alimentari delle comunità locali. Nel solo 2008, secondo una stima di Oxfam, la terra coltivata a biocarburanti avrebbe potuto sfamare 127 milioni di persone, riducendo la fame nel mondo di circa il 15%.
Da qui la petizione #NoFoodForFuel, che sarà consegnata, fra gli altri, al Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando e al Ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato in vista della decisione che a settembre il Parlamento Europeo dovrà prendere in merito alla proposta di una nuova direttiva che propone la riduzione del consumo di biocarburanti prodotti da materie prime alimentari.
L’Europa nel 2009 ha introdotto una direttiva che impone il raggiungimento dell’obiettivo del 10% di energia rinnovabile nel settore dei trasporti entro il 2020, obiettivo perseguito dagli Stati Membri quasi esclusivamente incentivando la produzione ed il consumo di biocarburanti di prima generazione, ovvero prodotti a partire da colture alimentari.
Proprio per evitare la competizione tra produzione di biocarburanti e produzione di cibo, la Commissione europea ha proposto, a ottobre 2012, di stabilire un tetto massimo di consumo del 5%.
Secondo Oxfam Italia e ActionAid, tale misura va sostenuta e ulteriormente rafforzata, prevedendone l’introduzione in entrambe le direttive che regolano la politica europea sui biocarburanti ed estendendone l’applicazione anche alle coltivazioni energetiche dedicate.