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Autotrasporto, la denuncia di Trasportounito: "Segnali di disperazione".
Dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti un Piano mirato per estendere i servizi di ricarica per i veicoli elettrici.


Logistica Sostenibile

Il Piano italiano per l’infrastrutturazione elettrica.

19 Aprile 2013

Premessa


La Commissione Europea ha stabilito che per i veicoli elettrici dovrà esserci uno standard che permetterà di effettuare le ricariche in ogni parte d’Europa.
Per la diffusione dei veicoli elettrici è quindi indispensabile rendere disponibile l’accesso all’energia per ricaricare, ovunque e in qualsiasi momento.

Il 10 aprile 2013 è stata avviata da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti la consultazione, che si concluderà il 10 maggio 2013, denominata “consultazione pubblica PNIRE”.

Si tratta di disposizioni per favorire lo sviluppo della mobilità mediante veicoli a basse emissioni complessive, che rientrano nel Piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica – PNIRE.

Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è stato infatti identificato quale proponente del Piano con la legge del 7 agosto 2012.

Il Piano viene poi approvato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, previa deliberazione del Cipe – Comitato interministeriale per la programmazione economica.

Con questa consultazione è possibile esprimere la propria opinione sulle caratteristiche rilevanti individuate dalle strutture del Ministero, come i criteri per la localizzazione delle infrastrutture di ricarica, le componenti del processo di ricarica e l’accesso alle infrastrutture.
Vediamo come si struttura il Piano Nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica.

Struttura e fasi del Piano

Il periodo di sviluppo della rete di servizio di ricariche viene suddiviso dal Piano Nazionale in due fasi principali e conseguenziali che portino, attraverso aggiornamenti annuali del Piano, ad una politica consolidata e condivisa della mobilità elettrica, in un orizzonte temporale che si estende fino al 2020.

La prima fase, “Definizione e sviluppo”, va dal 2013 al 2016 e prevede l’introduzione di una dimensione minima di veicoli elettrici, di infrastrutture di base di punti di ricarica pubblici e privati, la concertazione e la definizione di standard tecnologici, la definizione, lo sviluppo e l’implementazione di policy che favoriscono lo sviluppo della mobilità elettrica e infine incentivi per lo sviluppo tecnologico.

Nella seconda fase, “Consolidamento”, che va dal 2017 al 2020, è prevista l’emanazione di norme comuni e condivise tra gli Stati Membri, la diffusione su larga scala di veicoli elettrici, il completamento e il consolidamento della rete di infrastrutture di ricarica pubblica e privata, e infine ulteriori incentivi.
Il contenuto del Piano riguarda principalmente questa prima fase.

Lo sviluppo della rete di ricarica

Il piano di infrastrutturazione elettrica dà priorità all’infrastrutturazione delle aree urbane e metropolitane nel breve periodo (1-2 anni), mentre l’infrastrutturazione delle aree extraurbane e autostradali è inserita nel medio-lungo periodo (3-5 anni).

Oltre alle aree di ambito pubblico, viene prevista l’infrastrutturazione elettrica nelle aree di ambito privato, ovvero le aree commerciali e quelle residenziali.
La proporzione tra questi due ambiti deve essere in rapporto 1, per infrastrutture pubbliche, a 8, per infrastrutture private.

Il Piano parla di punti di ricarica elettrica di tipo “fast”, che garantiscono una ricarica in 10-20 minuti, da collocare presso i distributori di carburante.
Questi apparati devono essere in grado di ricaricare sia i veicoli dotati di sistemi di ricarica rapida in corrente continua, ad oggi fino a 50kW di potenza, sia i veicoli che supportano la ricarica veloce in corrente alternata, ad oggi fino a 43kW di potenza.

Questi punti di ricarica devono garantire il rifornimento simultaneo di due veicoli elettrici. A seconda dell’ambito, le capacità di ricarica si suddividono in: Normal Power – Slow charging, per ricariche domestiche, in ambito privato o di parcheggi di scambio; Medium Power – Quick charging, per le ricariche in ambito pubblico e privato; infine High power – Fast charging, per le ricariche in ambito pubblico o presso aree in concessione.

Il Piano non evidenzia un numero indicativo di infrastrutture di cui l’Italia deve dotarsi, ma preferisce indicare una serie di variabili che devono essere prese in considerazione per calcolare tale numero: popolazione, densità abitativa, superficie e popolazione attiva, a cui vanno aggiunti i dati di tasso di motorizzazione, la percentuale del parco veicoli e i livelli di emissione di Co2.
L’accesso alle infrastrutture di ricarica dovrà essere garantito con l’utilizzo di Smart Card.

Le componenti del processo di ricarica

La Commissione Elettrotecnica Internazionale – IEC – ha definito 4 modi standard che riflettono i principali metodi di ricarica delle auto elettriche, sostanzialmente suddivisi in corrente elettrica alternata o continua.

Questi modi sono: ricarica lenta da una presa AC non dedicata, ovvero una presa standard domestica o industriale, ricarica lenta da una presa non dedicata ma non un cavo collegato e un interruttore differenziale, ricarica lenta o veloce con un punto di ricarica dedicato e con una presa AC apposita, infine ricarica rapida con punto di ricarica apposito e un caricatore esterno, in cui la corrente alternata AC viene convertita in corrente continua DC.

Ad oggi i metodi che trovano più diffusione sono quelli a corrente alternata, ma l’ultimo ha il vantaggio di non richiedere un raddrizzatore a bordo dell’auto, e la conseguente leggerezza e semplicità del veicolo.

L’infrastruttura per la ricarica in corrente alternata è più economica, ma è legata alla capacità di potenza del carica batterie a bordo del veicolo.
Problema che nel caso della corrente continua non si pone, anche se i costi sono superiori.

Finanziamenti

La Direzione Generale per lo Sviluppo del Territorio, la Programmazione ed i Progetti Internazionali promuove la stipulazione di accordi di programma per incentivare la realizzazione di reti di ricarica elettrica.

I progetti vengono proposti da Comuni ed enti e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti partecipa al cofinanziamento fino a un massimo del 50% delle spese, sostenute per l’acquisto e per l’installazione degli impianti e per le campagne di comunicazione.

Cinque milioni di euro vengono destinati per l’anno 2013 alla risoluzione delle esigenze più rilevanti nelle aree urbane ad alta congestione di traffico.

I contributi all’atto dell’ufficializzazione del co-finanziamento sono pari al 15%, mentre i restanti contributi saranno erogati a titolo di rimborso delle spese sostenute (previo invio della domanda di rimborso e controllo da parte del Ministero).





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