La navigazione interna e le infrastrutture idroviarie
Il Settentrione conferma, anche per il 2011, la propria posizione di rilevanza nel settore della navigazione interna.
Il fiume Po, infatti, con i suoi 406 km navigabili, compresi tra Pavia a Polesine Camerini) risulta al primo posto nella classifica nazionale stilata dall’Unione Navigazione Interna Italiana (UNII).
A seguire troviamo l’Idrovia Fissero-Tartaro-Canalbianco-Po di Levante (porto Mantova-mare) con 135 km e l’Idrovia Litoranea Veneta (da Cavallino a Foce Isonzo) con 104 km.
Nel complesso il chilometraggio delle idrovie italiane per la navigazione interna ammonta 905 km, una quota ancora bassa sia per motivi di carenze infrastrutturali sia per il modello di trasporto consolidato nel nostro Paese, improntato maggiormente su gomma e rotaia che via acqua.
Risultano inoltre presenti sul territorio nazionale 26 conche di collegamento (Fonte: UNII) attive o in costruzione.
Un paragrafo a sè stante viene dedicato alla Rete idroviaria del Nord, importante non solo a livello nazionale ma soprattutto a livello internazionale in quanto parte delle “Reti di Trasporto Trans-Europee” (TEN-T).
La Rete idroviaria del Nord, infatti, può essere considerata come il potenziale nodo di scambio per le merci provenienti dalle Alpi e dal Mediterraneo via rotaia e via acqua.
Tale potenzialità, tuttavia, si scontra con un problema chiave individuato dal Report CNIT (Conto Nazionale delle Infrastrutture e dei Trasporti), che sembrerebbe risiedere nella scarsità di dati statistici disponibili relativi alla Rete a causa dell’eccessiva frammentazione nel sistema di raccolta dei dati da parte degli enti coinvolti.
La gestione della Rete idroviaria del Nord infatti è suddivisa dallo Stato, per tutto ciò che concerne la programmazione delle attività della Rete e dalle Regioni Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna, per le modalità di gestione che variano in ciascun ambito territoriale locale.
A questi attori, inoltre, si aggiungono una serie di Enti sovra-regionali che, a loro volta, godono di competenze e responsabilità diverse riguardo alla navigazione, alla progettazione di infrastrutture e alla manutenzione della Rete stessa.
Ad ogni modo, i dati disponibili relativamente all’anno 2010 per il traffico sul Sistema Idroviario Padano-Veneto parlano di un movimento passeggeri pari a 11.683 persone su 123,764 totali a livello nazionale; di 1.881 navi commerciali vuote in transito e di 14.749 unità da diporto di cui 14.503 su un raggio di percorrenza inferiore ai 50km.
Le merci maggiormente trasportate sono state i minerali greggi e materiali da costruzione con un totale di 48.125 km percorsi e 811.584 tonnellate di merce, seguiti dal trasporto di prodotti agricoli, di caccia e pesca (46.046km e 269.432 tonnellate).
Infine la struttura della flotta in esercizio per il trasporto delle merci risulta composta, principalmente, da motonavi (47) e in minor quota da chiatte (35) e rimorchiatori o spintori (24).
Sono 270 porti e 1.992 gli accosti distribuiti lungo i litorali italiani per una estensione complessiva di punti di sbarco pari a 460 chilometri di costa.
Le lunghezze medie sono di circa 232.76 metri per gli accosti e di circa 1,7 chilometri per i porti.
Questi i dati raccolti dalle Autorità Portuali e dalle Capitanerie di porto italiane al 31 dicembre 2010.
La maggior parte dei punti di sbarco in Italia, inoltre, risulta dotata di attrezzature per la nautica da diporto.
Le unità da diporto rilevate nel 2010 infatti sono 82.226.
I posti barca totali risultano essere quasi 150 mila, distribuiti tra le varie regioni, in particolar modo in Liguria (26.230), Sardegna (18.909), Toscana (17.668) seguite da Friuli Venezia Giulia, Campania, Puglia e Sicilia.
Curioso, inoltre, notare come la Toscana detenga il 38,5% dei posti barca per imbarcazioni che superano i 24 metri.
I litorali Tirrenico, Siculo e Sardo, invece, gestiscono il 67% dei posti per barche con lunghezza fino a 10 metri e compresa tra 10 e 24 metri e possiedono il 72% dei punti di ormeggio, nonché i due terzi sia dei porti turistici che degli approdi turistici.
Consistenza della flotta mercantile e da pesca
La flotta mercantile e da pesca secondo quanto rilevato dai Comandi Periferici del Corpo delle Capitanerie di Porto al 31 dicembre 2010 consta di 1.818 unità di cui 377 per il trasporto dei passeggeri, 347 per i carichi secchi, 339 per i carichi liquidi, 270 navi da pesca e 485 navi speciali.
Il dato si riferisce agli scafi metallici, con stazza non inferiore alle 100 tonnellate.
Spostandoci invece ad osservare la serie storica dei principali dati relativi ai flussi di trasporto di merci e di passeggeri rilevati dall’ISTAT nei Porti italiani dal 1990 al 2010, si assiste ad un incremento del volume dei passeggeri da 25.432 a 43.676 unità, di un aumento delle merci in entrata da 295.767 a 326.546 tonnellate e in uscita da 109.233 a 172.528 tonnellate.
Dal punto di vista del trasporto merci a livello internazionale va notato ilraddoppio della quantità di merci in partenza dai porti italiani nel corso dell’ultima decade verso i paesi stranieri. La quantità infatti è passata da 42 mila tonnellate alle attuali 85 mila.
I collegamenti con le isole Maggiori, Sicilia e Sardegna, e con le isole Minori sono gestiti da varie società pubbliche a private.
Il Gruppo Tirrenia, a capitale prevalentemente pubblico, è il titolare della maggior parte dei collegamenti.
La differenza principale tra il trasporto a gestione pubblica (Gruppo Ferrovie dello Stato, Gruppo Tirrenia, Siremar) e quello a gestione privata risiede nell’onere, per la gestione pubblica a sovvenzione statale, di garantire rotte e frequenze prestabilite con navi prestabilite durante tutto l’anno, poiché il Legislatore ha stabilito che debba essere garantita regolarità di trasporto e che alcuni prolungamenti di tratta siano necessari al fine di “assicurare il soddisfacimento di esigenze connesse allo sviluppo economico e sociale delle aree interessate”.
La gestione privata invece può decidere quando e come offrire il proprio servizio di trasporto che concentra, quindi, nei mesi estivi.
Osservando i dati relativi al traffico marittimo delle Ferrovie dello Stato, della Tirrenia e della Sidemar da e verso la Sicilia nel decennio 1990-2011 si assiste ad un calo del numero dei passeggeri, da 8 milioni circa a 2.6 milioni; le autovetture sono scese da 492 mila unità a 215 mila mentre sono aumentati i motocicli (da 2.700 a 4.800) e le roulottes (da 5.200 a 9.200 circa).
In aumento i passeggeri destinati alle Isole Minori, soprattutto quelle del Golfo di Napoli e le Isole Pontine.
L’industria cantieristica navale
Il monitoraggio dell’industria cantieristica navale nel nostro paese ha portato all’individuazione di 28 imprese navalmeccaniche, per un totale di 36 stabilimenti di costruzione navale, riparazione navale e diporto.
La rilevazione, condotta dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – Direzione Generale per il Trasporto Marittimo e per vie d’Acqua Interne viene realizzata, a partire dal 2009, sulla base dell’adesione volontaria dei singoli cantieri attraverso la compilazione di un questionario finalizzato all’acquisizione dei dati, quantitativi e qualitativi, della produzione cantieristica delle varie imprese.
Di particolare interesse il crescente sviluppo della cantieristica da diporto che ha per lungo tempo continuato a registrare trend positivi, in particolare nella redditività degli investimenti.
Leggi anche l’approfondimento dedicato alla sezione spese dei privati per i trasporti nel 2010 e nel 2011 del Conto nazionale delle Infrastrutture e dei Trasporti.