Uno studio della Cassa Depositi e Prestiti, ripreso da Repubblica.it, quantifica il conto della mancanza di qualsiasi coordinamento tra le oltre 20 autorità che decidono investimenti, priorità e strategie.
Perdiamo competitività in europa e anche in Africa.
“La perdita di competitività della portualità italiana è un danno, non solo per il settore, ma per l’intero sistema economico nazionale, non solo perché questo rappresenta il 2,6% del Pil, ma anche perché è un elemento di competitività per tutto il sistema industriale”.
A stilare questa amara sentenza, cui segue un voluminoso Rapporto di analisi e possibili vie d’uscita per farvi fronte, è l’ufficio studi di uno dei centri di finanziamento delle infrastrutture italiane, la Cassa Depositi e Prestiti, in uno studio curato da Simona Camerano e Maria Elena Perretti.
Ventiquattro porti, ognuno con i propri programmi di investimento scollegati l’uno dall’altro, con alle spalle infrastrutture di trasporto frammentate e senza alcuna priorità di realizzazione, rischiano di far perdere all’Italia molte posizioni in questa categoria.
La Cassa ha messo insieme i programmi dei singoli scali nel settore container: se si realizzassero tutti si arriverebbe ad un aumento di capacità di 11 milioni di Teu in un Paese che ne movimenta 10. Un raddoppio non giustificato da alcunché, una follia. Manca invece un coordinamento, un piano che li collochi in una strategia comune, tagli i campanilismi, e riduca le immense inefficienze.