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Viaggia a pieno regime il trasporto merci su strada, non ancora quello su rotaia
Volumi in aumento, supply chain più complesse, traffico, rincaro combustibili, emissioni CO2: eppure secondo LaSalle non è ancora lecito attendersi un massiccio trasferimento di volumi dalla strada alla rotaia.


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Viaggia a pieno regime il trasporto merci su strada, non ancora quello su rotaia

13 Dicembre 2010

Volumi di merci in aumento, supply chain sempre più complesse, traffico congestionante, rincaro dei combustibili, emissioni di CO2 e riscaldamento globale: mai come di questi tempi l’industria dei trasporti in Europa si è trovata tanto sotto pressione.
Ma stando alle più recenti ricerche condotte da Jones Lang LaSalle in tema trasporto merci, non è ancora lecito attendersi, almeno nel breve termine, un massiccio trasferimento di volumi dalla strada alla rotaia.
«Il trasporto su strada è oggi la tipologia di trasporto terrestre più diffusa in Europa», dichiara Chris Staveley, Responsabile EMEA Capital Markets di Jones Lang LaSalle.
«E malgrado i limiti sempre più stringenti posti da fattori quali la continua crescita dei volumi di merci, il rincaro dei costi operativi e l’aumento delle pressioni sul fronte ambientale, la rete stradale continua a offrire più vantaggi che svantaggi in termini di efficienza e affidabilità dei servizi di trasporto».

«Anche volendo contemplare la rete ferroviaria come alternativa per il trasporto merci in Europa, l’industria della logistica continua a dover affrontare limiti quali ridotta capacità, tempistiche meno efficienti, scarsa interconnessione tra singoli paesi e diverse modalità di trasporto, problemi di sicurezza e di tracking delle spedizioni nonché, sulla breve distanza, costi più elevati rispetto al trasporto su strada; per non parlare della minore capillarità della rete ferroviaria, che lascerebbe scoperte molte destinazioni raggiungibili solo attraverso la rete stradale.
Per tutti questi motivi gli operatori sono ancora restii a trasferire dalla strada alla rotaia volumi significativi di merci».

Trasporto e impatto ambientale

A favorire la riflessione sul tema sono principalmente considerazioni di carattere ecologico.
La responsabilità ambientale è oggi un obiettivo prioritario per qualsiasi azienda e l’industria della logistica viene sempre più spesso chiamata in causa come driver di riduzione dell’effetto serra.
«Sono molti a vedere nella rete ferroviaria la soluzione migliore per ridurre gli effetti nocivi dell’impatto ambientale dei trasporti», afferma Alexandra Tornow, Responsabile EMEA Logistics Research di Jones Lang LaSalle.
«Ad ogni modo la conversione al trasporto su rotaia non rappresenta l’unica soluzione alle criticità evidenziate.

I progressi tecnologici, ad esempio, hanno permesso di migliorare costantemente le prestazioni ambientali del trasporto su strada e in futuro crescerà l’impiego di automezzi più “ecologici”; inoltre, la tecnologia assumerà un’importanza sempre maggiore data l’esigenza di ottimizzare la supply chain con soluzioni sofisticate per il calcolo delle spedizioni a carro completo, delle modalità per ridurre i tragitti a carico vuoto e pianificare gli itinerari, nonché scegliere le modalità di ripartizione più efficienti: i moderni sistemi GPS rivestiranno un ruolo determinante nel raggiungere questi obiettivi».

«Finché il trasporto su strada continuerà ad essere più rapido ed efficiente rispetto a quello ferroviario, senza peraltro comportare costi maggiori, non sarà facile convincere gli operatori a convertirsi alla rotaia: è dunque ancora prematuro attendersi un trasferimento di volumi significativi dalla strada alla ferrovia», aggiunge Chris Staveley.

Conclusioni e previsioni

«Tuttavia», prosegue, «numerose considerazioni di sicuro favoriranno in futuro un maggiore ricorso al trasporto ferroviario: i prezzi del gasolio hanno registrato il rialzo più elevato di questo secolo, con forte impatto sui costi del trasporto merci; l’aumento dei pedaggi stradali e gli obiettivi di riduzione del traffico e altre restrizioni in tema di trasporto stradale, ad esempio le norme sui tempi di guida, stanno facendo lievitare i costi connessi ai trasporti.

Per ovviare a questi rialzi gli operatori logistici intendono ridurre la quota di trasporto su strada e orientarsi verso una rete di distribuzione locale anziché centralizzata, in modo tale da abbreviare i tragitti verso i mercati consumer locali».
«Sebbene si preveda che la transizione al trasporto ferroviario avverrà nell’arco di 10-15 anni, sono molti gli operatori del settore a mostrare sin d’ora grande interesse per il trasporto su rotaia, considerata una questione “chiave” anche da numerosi nostri clienti sviluppatori».

Un’indagine condotta da Jones Lang LaSalle tra gli utilizzatori rivela che la percentuale d’operatori dislocati in siti logistici che offrono accesso diretto alla rete ferroviaria, per quanto ancora inutilizzata, è già elevata.«Ciò dimostra che in un prossimo futuro gli operatori logistici faranno sicuramente ricorso alla rete ferroviaria, e che, sebbene per il momento non stiano usufruendo di questa possibilità, rappresenta comunque un plus interessante anche a fronte dei costi aggiuntivi che si manterranno contenuti.

D’altra parte, a medio termine, diciamo 5-10 anni, non ci attendiamo un significativo aumento della domanda di siti con accesso ferroviario diretto da parte degli utilizzatori dato che la maggior parte di essi può già contare su questa possibilità».
«Questo non riduce l’importanza che rivestirà l’accesso ferroviario per i complessi logistici di nuova costruzione, che saranno oggetto di attenzione da parte degli utilizzatori che già ricorrono al trasporto ferroviario e anche di quelli che, sempre più numerosi, intendono esplorare questa possibilità in futuro.

Per questo motivo l’accesso ferroviario sembra destinato a divenire un fattore importante al fine di ridurre i futuri rischi connessi alla locazione di strutture logistiche.
Il valore dei siti privi di accesso diretto alla rete ferroviaria non subirà una riduzione significativa, poiché si manterrà elevata anche la domanda da parte degli utilizzatori che non ne avranno la necessità», conclude Staveley.





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