Nonostante continuamente si senta parlare di RFID (Radio Frequency Identification), l’argomento continua a fornire spunti di riflessione perché diverse questioni sono ancora in sospeso….
L’RFID, come noto, è un sistema basato su un dispositivo microscopico, simile a un microchip, contenente un identificativo riconoscibile da un lettore compatibile funzionante in radiofrequenza.
I vantaggi offerti da questo tipo di tecnologia, rispetto ai sistemi di identificazione attualmente più utilizzati (cioè i codici a barre), sono due: il lettore non necessita della visibilità ottica rispetto all’etichetta e le etichette radio possono essere contenute all’interno dei prodotti.
Questa tecnologia rappresenta un valido strumento per il controllo e la gestione della catena produttiva e distributiva, inoltre, può essere un ottimo mezzo per combattere il furto e facilitare gli inventari per gli esercizi commerciali.
Per tutte queste caratteristiche trova impiego in tutta la supply chain, ma d’altro canto, la possibilità di conoscere e gestire un numero così ampio di informazioni ha già creato il panico tra i sostenitori della privacy.
Infatti, il grosso dilemma introdotto dall’RFID è costituito dalle ripercussioni che una cattiva gestione delle numerose informazioni reperibili attraverso questa tecnologia possono avere sui diritti delle persone, e in special modo sulla protezione dei dati personali.
È risaputo che le etichette “intelligenti” potrebbero contenere dati personali o rendere identificabile ciascun soggetto attraverso l’aggregazione con altre informazioni di carattere personale.
Naturalmente la possibile violazione della privacy non è assolutamente da sottovalutare, soprattutto perché l’opinione pubblica avverte la privacy come un diritto “fondamentale”. Pertanto già da tempo le autorità pubbliche hanno avviato degli studi per risolvere la questione.
Per questo motivo lo scorso gennaio il Garante per la Protezione dei Dati Personali (più comunemente conosciuto come Garante della Privacy) ha concluso un‘istruttoria preliminare nella quale ha richiesto l’intervento di esperti e di tutti coloro che sono informati sull’argomento per la definizione di 14 quesiti:
– quali sono gli scopi per i quali vale la pena che i dati personali siano impiegati attraverso tecniche fondate sull’RFID?
– quali esperienze specifiche di utilizzo di tecniche RFID comportano un trattamento di dati personali?
– con quali metodi adeguati si possono informare gli interessati dell’utilizzo dell’RFID per il trattamento di dati personali?
– con quali modalità concrete si può raccogliere il consenso al trattamento dei dati personali dell’interessato?
– con quali modalità l’interessato può revocare il consenso dato in precedenza?
– quali sono i motivi per cui è giustificato utilizzare etichette RFID che rimangano attive anche al di fuori di esercizi commerciali?
– l’eventuale asportazione dell’etichetta costituisce un elemento valido per la tutela dei diritti delle persone e quali possono essere i vantaggi e gli svantaggi derivanti dall’esportazione di queste ultime?
– quali sono le garanzie per evitare che dopo la disattivazione delle etichette queste non possano essere riattivate dal titolare del trattamento o da soggetti terzi?
– quali possono essere ulteriori modalità tecniche, al di fuori dell’asportazione e della disattivazione, per garantire i diritti degli interessati?
– quali sono i soggetti incaricati della disattivazione e dell’asportazione?
– quali misure, al di fuori di quelle dettate dal Codice in materia di protezione dei dati personali, possono essere applicate in adempimento agli obblighi di legge?
– come si può evitare che terzi leggano i contenuti delle etichette o possano intervenire sugli stessi?
– quali altre modalità è opportuno implementare al fine di garantire che l’impiego dell’RFID non comporti pericoli per la protezione dei dati relativi alle persone?
Le risposte non sono ancora disponibili e probabilmente molti quesiti resteranno ancora in sospeso…
D’altronde questo è solo l’inizio, perché la diffusione dell’RFID incontra da tempo anche altri ostacoli, quali:
– costo elevato;
– vantaggi troppo aleatori rispetto alla concretezza delle risorse da impiegare;
– mancanza di standard di comunicazione.
È comunque vero che le spinte del mercato verso questa tecnologia sono molto forti, quindi, prima di prendere posizione, ci si limita a riportare i fatti e a osservare lo sviluppo degli eventi…