Premessa
Nel contesto degli studi e delle ricerche sulla modalità sostenibile, vogliamo presentare uno studio condotto da Audimob, l’Osservatorio su stili e comportamenti di mobilità degli italiani di ISFORT, che vuole essere anche una provocazione (…ma non troppo): cosa direbbero gli italiani se fosse indetto un referendum per vietare la circolazione delle auto nelle ore di punta?
E ancora: quale sarebbe la loro opinione se venisse offerto un servizio pubblico di trasporto gratuito sostenuto dalla fiscalità generale?
Qui di seguito riportiamo i risultati, non prima di avere spiegato come vengono condotte le ricerche di Audimob.
L’Osservatorio Audimob
L’Osservatorio “Audimob” si basa su un’estesa indagine telefonica, realizzata con sistema CATI e alimentata da circa 15.000 interviste annue ripartite su 4 survey (una per stagione, tre/quattro settimane per ciascuna stagione).
L’Osservatorio è attivo dall’inizio del 2000 e interessa un campione stratificato (per sesso, per età e per regione) statisticamente significativo della popolazione italiana compresa fra 14 e 80 anni.
I campioni trimestrali sono indipendenti e “gemelli” (omogenei rispetto alle caratteristiche di base).
L’indagine registra in modo dettagliato e sistematico tutti gli spostamenti effettuati dall’intervistato il giorno precedente l’intervista (solo giorni feriali), ad eccezione delle percorrenze a piedi inferiori a 5 minuti.
L’indagine raccoglie anche informazioni, a livello prevalentemente percettivo/valutativo, sulle ragioni delle scelte modali, sulla soddisfazione per i diversi mezzi di trasporto, sugli atteggiamenti verso le politiche di mobilità sostenibile e così via.
Per maggiori informazioni su Audimob, si veda il sito internet www.isfort.it
Il 60% degli italiani dice “sì” al divieto di circolazione delle auto nelle ore di punta…
E’ solo una provocazione, lanciata dall’Osservatorio “Audimob” senza troppe sofisticazioni, ma i risultati sono sorprendenti: se in Italia venisse proposto un referendum per vietare l’uso delle auto nelle ore di punta allo scopo di favorire il trasporto pubblico, la vittoria dei “sì” sarebbe certa, almeno considerando le intenzioni di voto.
Infatti, ben il 59% delle persone a cui è stato posto il quesito si è dichiarato favorevole.
In particolare, sono più propensi a sostenere il “sì” coloro che possiedono un’età superiore a 45 anni (tra i più anziani si raggiunge il 71,2%) e che hanno un basso livello di istruzione (66,4%), le casalinghe (64%), i pensionati (70,6%), chi abita in piccoli centri (60,9%) e nelle regioni del Sud o nelle Isole (66,7%).
Gli uomini sono un po’ più favorevoli delle donne (59,8% contro 58,3%).
Il profilo socio anagrafico dei “sì” è dunque piuttosto assortito: ci sono categorie (prevalenti) che si spostano poco e che utilizzano soprattutto i mezzi pubblici, ma non mancano i segmenti della popolazione ad alto consumo di mobilità e che utilizzano soprattutto l’automobile (le classi centrali di età, chi abita nei piccoli centri, gli uomini).
Città senza auto nelle ore di punta è, ribadiamo, uno scenario del tutto virtuale e provocatorio.
Le risposte degli italiani sul punto tuttavia – pure scremate del divario strutturale tra “opinioni” (innovatrici) e “comportamenti” (conservatori) che da sempre caratterizza l’atteggiamento dei cittadini verso la mobilità sostenibile – sembrano suggerire che la sperimentazione di politiche coraggiose in questa direzione è forse meno azzardata di quanto si potrebbe supporre.
…e quasi il 60% dei contrari utilizzerebbe di più il trasporto pubblico
Buona parte degli intervistati che si sono espressi in senso contrario al quesito dell’ipotetico referendum, tuttavia, guardano al trasporto pubblico come alla principale alternativa modale nel caso di divieto di circolazione dell’auto durante le ore di punta.
Il 58,1% dichiara infatti che utilizzerebbe di più i mezzi pubblici nell’impossibilità di far ricorso all’auto.
E una fetta non marginale, che incide per oltre l’11% sul totale dei “contrari”, intensificherebbe l’uso del trasporto collettivo non per l’oggettiva assenza di alternative praticabili, ma in ragione dell’abbassamento significativo dei livelli di traffico e quindi della maggiore competitività del mezzo pubblico in termini di velocità e di regolarità degli spostamenti.
Questo accresciuto potenziale di domanda di mobilità collettiva tende ad assumere dimensioni diverse nelle varie zone dell’Italia.
Nel Sud e nelle Isole la percentuale sale oltre il 60% (62,7% per l’esattezza), mentre nel Nord Est e nel Nord Ovest si ferma, rispettivamente, al 54,1% e al 56,1%.
Ancora una volta, quindi, la maggiore richiesta di trasporto pubblico viene dalle regioni d’Italia dove l’incidenza del mezzo collettivo sul totale della mobilità è tra le più basse.
Un servizio pubblico di trasporto gratuito catturerebbe una quota importante di nuova utenza
Un’ulteriore verifica provocatoria, ma non del tutto assente nel dibattito sia accademico che politico, è stata sottoposta al campione di intervistati dell’Osservatorio “Audimob”: se il trasporto pubblico fosse gratuito, sarebbe disponibile ad utilizzarlo di più?
Ebbene, tra coloro che non lo utilizzano già come mezzo principale per i propri spostamenti, oltre la metà degli intervistati manifesta una propensione dichiarata a diventare un nuovo utente dei servizi di mobilità collettiva: il 26,1% userebbe il mezzo pubblico regolarmente, il 24,5% “solo” occasionalmente.
Inoltre, è interessante sottolineare che la quota maggioritaria di questi segmenti di utenza potenziale del trasporto pubblico (rispettivamente il 14,8% e il 16,9%) va ricercata fra coloro che hanno dichiarato di non aver mai fatto ricorso al mezzo pubblico nei tre mesi precedenti l’intervista.
Un servizio pubblico di trasporto offerto gratuitamente non può che finanziarsi attraverso la fiscalità generale.
E’ quindi necessario, a sostegno della misura, capire anche il livello d’accordo degli italiani sull’introduzione di una tassa per sovvenzionare le aziende di trasporto pubblico.
Nell’ipotesi in cui la tassa sia proporzionale al reddito (non sono state considerate altre alternative nell’indagine) quasi un intervistato su due si dichiara d’accordo, seppure con gradi diversi di consenso.
Infatti, esprimono un consenso pieno (18,1%), sono “d’accordo” (9,8%) o sono “abbastanza d’accordo” (21,1%) ben il 49% del totale degli intervistati; tra le diverse categorie che compongono il campione quelle che tendono a posizionarsi su livelli più alti rispetto al dato medio nazionale sono gli studenti (66,7%) (fig. 4), gli uomini (50,7%), i più giovani (62,8%), coloro che hanno un livello d’istruzione basso, chi abita in città di piccole dimensioni (50,8%) e nel Sud del Paese (52,5%).
Da sottolineare, infine, che nella metà di intervistati contrari ad una tassa di scopo per il trasporto pubblico proporzionale al reddito, la grande maggioranza – pari a quasi il 40% del totale del campione – esprime un netto dissenso (si dichiara, cioè, “per nulla d’accordo”).